Ritorno al passato, al crepuscolo della politica extraparlamentare, quando ai festival di Re Nudo esplosero le mille contraddizioni del Movimento. La musica, la voglia di pace e amore, gli artisti sul palco (da Battiato a De Gregori, dalla PFM e Don Cherry), ma anche tanta confusione poi sfociata purtroppo nella violenza. Tutto questo e molto altro è ben documentato nelle belle e intense fotografie di Fabio Minotti, testimone appassionato di quella vicenda, ora esposte nella mostra aperta alla Fabbrica del Vapore fino all’8 giugno
Citando il maestro Battiato (presente nella mostra con diversi scatti preistorici) viene da dire “mondi lontanissimi”, guardando la bella mostra di fotografie di Fabio Minotti dedicata ai festival di Re Nudo al parco Lambro. Temporalmente sono passati cinquanta anni o poco più dai tre festival che Re Nudo organizzò fra il 1974 e il 76 al Parco Lambro di Milano, area verde figlia dei detriti della seconda guerra mondiale in zona nord della città. Ma in realtà sono cambiati almeno dieci mondi da allora a oggi, e le immagini lo raccontano in pieno, ed è anche per questo che Si giocava a fare Woodstock è una mostra da non perdere. Resta aperta alla Fabbrica del Vapore fino all’8 giugno.

Si era al crepuscolo della politica extraparlamentare più movimentista a Milano e in Italia, e quelli della rivista Re Nudo, da sempre dentro e fuori il movimento, organizzarono il loro festival in location “agricole” con successo altalenante, ma con una partecipazione di pubblico sorprendente. Non solo dal punto di vista numerico, ma anche in senso partecipativo. Tra il 1971 e il 73 si fanno festival a Ballabio, a Zerbo e all’Alpe del Vicerè, fino a quando nel 74 si decide di fare il salto spostandosi a Milano.
Le foto di Fabio Minotti partono da lì: la mostra ha un andamento cronologico, e le foto del 1974 sono poche, come mai? «Perché all’epoca io ero minorenne – racconta Minotti, che nella vita ha fatto tutt’altro che il fotografo ma che ha sempre avuto una passione smodata per la musica – e i miei genitori mi imposero di tornare a casa entro le undici di sera. Io poi le foto le facevo già allora per pura passione, e quindi certi momenti del festival del 1974 non sono stqti ripresi.» Le immagini raccontano di un pubblico decisamente freak, con abiti e modalità adeguati. Ma anche di artisti come la PFM, gli Area e Franco Battiato esibirsi spesso in situazioni volutamente improvvisate, perché la jam session a fine concerto erano spesso più belle e importanti dei concerti veri e propri.


Edoardo Bennato e Franco Battiato
Il clima di “Peace and Love” del 1974 comincia a cambiare l’anno dopo: entrano nell’organizzazione anche i movimenti politici extraparlamentari e relativi servizi d’ordine e affini. Nell’edizione 1975 appare anche un biglietto di ingresso (500 lire per la cinque giorni) e un cast di livello più alto in termini di popolarità: tra gli altri partecipano Francesco De Gregori, Edoardo Bennato, Claudio Rocchi, Napoli Centrale, gli Stormy Six, Lucio Dalla e Giorgio Gaber. Ma le cose cominciano a cambiare: «quel senso di appartenenza, che ha decretato il successo della manifestazione, si sta sciogliendo come neve al sole» scrive Luca Pollini nel catalogo della mostra. Minotti c’è quasi sempre con la sua macchina fotografica, e le immagini degli artisti sono davvero notevoli. Non ci sono molte foto del pubblico, ma anche qui c’è una ragione precisa: «Quelli del servizio d’ordine non sapevano chi ero e all’epoca chiunque poteva essere sospettato di essere una spia della polizia o dei servizi. Così mi “suggerirono” di non fare foto agli spettatori. Quelle che ci sono le feci da lontano con il teleobbiettivo».


Don Cherry e Franz Di Cioccio
E arriviamo alla terza edizione del festival di Re Nudo al Parco Lambro, quella del 1976. Le tensioni dell’anno prima si sono acuite, ed entrano in scena pesantemente le proteste contro la “musica a pagamento”, ovvero l’idea di pagare un biglietto per vedere un concerto (ecco i mondi lontanissimi di cui si parlava in apertura). L’ingresso costa 1000 lire, ma ormai la contestazione imperversa e diventa dominante sulla musica, nonostante la presenza anche di artisti internazionali come Don Cherry. Ma gli autoriduttori sovrastano tutto con contestazioni agli artisti, cortei interni al festival e sequestro e distribuzione gratuita di cibo, procurato aprendo con la forza le serrature dei camion presenti. Un disastro che prende la sua forma completa con la distribuzione di polli congelati, che diventano in breve strumenti di intrattenimento (c’è chi ci gioca a calcio) e di sfida ad un festival che nei fatti non esiste più. Le foto raccontano parte di questa storia, con la chiusura della mostra affidata ad uno scatto fatto da Minotti alle sei del mattino dell’ultimo giorno, con una malinconica ammainabandiera rossa nella stanchezza generale del poco pubblico rimasto.
Una bella mostra in bianco e nero che racconta tanto di allora e tanto di quello che adesso non c’è più: quel senso di appartenenza che nel 2025 ormai troviamo – tristemente – solo nel tifo calcistico. Per il resto ci sono i biglietti dei concerti a prezzi assurdi, e la vostra carta di credito.
Foto: @ Fabio Minotti