Lacrime su legno: il bambino sogna

In Teatro

Un’atmosfera nostalgica pervade la sala A del Teatro Franco Parenti, raccolta e laterale, ed è indice di buon teatro

Vieni Fanciullo Umano,

vieni all’acque e nella landa,

con una fata mano nella mano.

Perché al mondo vi sono più lacrime,

di quanto tu non potrai mai comprendere

Il Bambino Rapito – W.B. Yeats

 

Hanoch Levin (Tel Aviv 1943 – 1999), con Il Bambino Sogna, si avvicina all’Anima Buona di Brecht, intristendosi mano a mano che il sogno svanisce, e la vita già sbiadita sembra perdersi nella sua mancanza di significato.

Il suo teatro pericolante poggia su rapporti con il reale che cigolano e scricchiolano dappertutto, intonando i motivi di lontani valzer polverosi (musiche di Poldy Shatzman).

Motivi ricorrenti, difficili da dimenticare, canticchiati sottovoce… Il suo teatro è fragile e prezioso, come il sogno di un bambino.

Torneranno i momenti felici;

e quanto torneranno,

continueremo a piangere…

 Lo spazio è deserto. Una profonda solitudine abita le parole e le azioni. Così lo spazio si fonde con il tempo, e diventa luogo poetico. La scena è una tela, su cui si animano nature morte disegnate da una mano nervosa, sempre tesa ad un atto creativo in continua evoluzione.

Qui ha inizio la tragica vicenda del Bambino, che vede morte e sofferenza intorno a sé…

Allora parte, è costretto a fuggire. La madre gli impartisce continue lezioni sul mondo, contraddizione l’una dell’altra… Il bambino allora si domanda: perché? Chi è chi? Chi sono io? Chi fa il male, chi fa il bene?

Andate via, non c’è posto qui per voi

Andate via!

 

Come in un circo scanzonato, i personaggi si dondolano e si avvicendano scavalcando ogni logica comune, e avvicinandosi sempre più all’intimo dell’esistenza umana, che è sofferenza e illusione – molto belli gli “stacchetti” musicali squisitamente malinconici, dove i personaggi sfilano a passi di danza –

Torna vuotezza dei miei giorni,

torna e riempimi il cuore.

 

Claudia Della Seta si cura di tradurre, interpretare e mettere in scena questo testo aspro e denso di significati – Produzione Teatro Franco Parenti, in collaborazione con Afrodita Compagnia e il Teatro delle Donne di Calenzano.

Dei testi di Levin sembra, infatti, non ci siano versioni edite in Italiano; sarebbe bene avvicinarsi ancora a questo autore, le cui parole si annidano interiormente, e hanno bisogno del loro tempo per fiorire. Già Andrée Ruth Shammah si era impegnata in una regia di un altro testo di Levin – Il Lavoro di Vivere – e torna a riproporre nel suo teatro (il Franco Parenti) un altro lavoro dedicato a questo autore.

Evidentemente ne coglie la cifra stilistica, e il Franco Parenti, con il suo legno e le sue poltroncine rosse, diventa una cornice perfetta per l’allestimento. Si tratta certamente di un teatro contemporaneo, percorso interamente da quei motivi d’avanguardia del ‘900 che gli conferiscono insieme un’aurea di attualità ed un fascino un po’ rètro.

Gli interpreti sono chiamati a mutarsi in statue, a mantenere una lentezza straniante e surreale… La varietà delle situazioni, talvolta estreme e grottesche, tiene gli attori e il pubblico costantemente impegnati, e sottoposti a notevoli carichi emotivi…

Una scrittura (quella de Il Bambino Sogna) tesa a scandagliare l’esistenza umana per coglierne gli aspetti più profondi, a ritrarre sagome e profili di uomini senza volto, o con occhi troppo piccoli perché se ne possano leggere le intenzioni.

Applicare la vita al sogno, come se il Reale fosse nient’altro che la possibilità di una deriva ulteriore e sconosciuta, dove la nostra capacità di discernimento quasi non vale nulla. Potrebbe essere questa l’intuizione fondamentale che muove i raffinati percorsi di pensiero di Levin.

Adoriamo il nostro bambino che dorme,

il suo respiro è regolare

e tranquillo.

 …Tanto che noi siamo

Una natura morta con Bambino.

Resta una fiducia incondizionata nell’infanzia, il nostro “ricamo interiore” …

Senza di esso non vi sarebbe unità tra spazio e tempo, fra Corpo e Anima.

Foto in copertina tratta da www.teatrofrancoparenti.it 

Illustrazioni dell’autore, Edoardo D’amico 

Il bambino sogna, al Teatro Franco Parenti fino al 29 marzo