Il cinema riapre, all’aperto e con la mascherina. Puntando sulla qualità

In Cinema

Dal 15 giugno, dopo quasi cento giorni di astinenza, a Milano si potrà vedere di nuovo un film in pubblico. In quattro spazi “en plein air” Arianteo rilancia le proiezioni in chiostri e giardini, e pochi giorni dopo si tornerà anche al Palazzo del Cinema, al chiuso: con distanze, sanificazioni e biglietti acquistati on line. Puntando sul cinema dei diritti e su temi di attualità politica e sociale

Il cinema riapre, o almeno ci prova, ancora in attesa delle direttive del governo che dovranno definire con precisione procedure e precauzioni anti-Covid 19, aggiornando il DPCM in vigore fino al 14 giugno. Dal giorno dopo comunque le sale per film, spettacoli teatrali e concerti hanno il permesso di tornar in attività in tutta Italia con mascherine, distanziamento sociale nell’assegnazione dei posti, e, al chiuso, anche misurazione della temperatura. Più, ovviamente una continua santificazione degli spazi.

La vera chance che distributori ed esercenti si giocheranno nell’imminente inizio d’estate 2020 sarà però la fruizione all’aperto: in primo luogo perché in questa forma sono autorizzati a organizzare proiezioni per 1000 spettatori, contro i 200 previsti per l’offerta al chiuso, poi perché in assenza, almeno per ora, di una massiccia uscita di nuovi titoli, soprattutto da grande pubblico e blockbuster, potrebbe comunque funzionare la formula del “ripasso” o del recupero dei film dell’annata persi, che è stata spesso la motivazione del pubblico per frequentare le arene estive. Torneranno i titoli appena usciti al momento del lockdown d’inizio marzo, visti finora da pochi, e non mancherà come sempre qualche novità. Ma per i kolossal che aspettavamo a primavera, il 25° 007 e Tenet di Christopher Nolan, Dune di Villeneuve e la “vedova nera” Scarlett Johansson, o per Tre piani, il nuovo film di Nanni Moretti, c’è da aspettare che la situazione più o meno si normalizzi. Cioè l’autunno, almeno.

Chi ha preso decisamente in mano la situazione a Milano e dintorni, forte del milione e 600mila presenze del 2019 nei vari locali, è l’Anteo di Lionello Cerri che con l’ottantina di persone che lavorano nelle diverse sedi e nei diversi ruoli, dal 15 giugno metterà a disposizione del pubblico milanese gran parte della sale del Palazzo del Cinema di p.zza XXV aprile e i quattro spazi di Arianteo, i primi a riaprire, ovvero il doppio cinema nel Chiostro dell’Incoronata di via Milazzo e quelli a Palazzo Reale in piazza del Duomo e nei Giardini della Triennale in viale Alemagna. In più la Villa Reale di Monza. Si accederà al costo bloccato dello scorso anno (7,50 euro, più varie riduzioni) con l’invito, per evitare assembramenti, ad acquistare i posti preferibilmente on line su www.spaziocinema.info.

La novità di quest’anno è che almeno un giorno alla settimana, in ogni spazio, i film saranno abbinati ad altri tipi di intervento culturale. Zelig ha organizzato una mini-stagione di spettacoli live, con nomi giovani e già affermati del teatro e del cabaret, cinque serate saranno dedicate agli incontri della Milanesiana e un intero settore del cartellone avrà un tema conduttore comune, i diritti civili di adulti e bambini, relativi a sesso, razza, lingua, disabilità, religione, opinioni personali. Ci saranno dibattiti legati a questi temi, e una parte dei titoli di maggior spessore tratterà questo tipo di argomenti, da Il diritto di opporsi di Destin Daniel Cretton sul razzismo e la povertà a Sorry we missed you, ultimo film di Ken Loach che lega precariato lavorativo e perdita proprio di diritti individuali, quali libertà e dignità, da Alla mia piccola Sama di Waad Al-Khateab e Edward Watts, viaggio nell’esperienza della guerra siriana con un occhio, un cuore femminili a Cattive acque di Todd Haynes, con l’attore attivista Mark Ruffalo, inchiesta sull’inquinamento dell’acqua, da Il lago delle oche selvatiche girato a Wuhan a I miserabili di Ladj Ly, premiato a Cannes 2019, che racconta le tensioni sociali delle banlieues parigine e gli abusi da parte delle forze dell’ordine. Tra i titoli inediti in sala Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, premiato a Berlino (miglior sceneggiatura), Georgetown di e con Christoph Walz, Tornare di Cristina Comencini, candidato a cinque Nastri d’Argento, che apre il cartellone il 15 all’Incoronata insieme al brasiliano La vita invisibile di Euridice Gusmao di K. Ainuz.

Quella della riapertura dei cinema, al chiuso e all’aperto, a Milano e altrove, non è solo un fatto economico o di puro divertimento. In questi mesi di incubo pandemico, scontato il primato della salute dei cittadini, poco assai si è parlato della scomparsa e dei problemi dello spettacolo, di chi ci lavora e di chi ne fruisce. Perché in generale in Italia facciamo fatica a capire l’importanza, e in generale a valorizzare il sistema culturale, dentro cui il cinema ha un ruolo di primo piano. Perché, come disse erroneamente un ministro della Repubblica non moltissimo tempo fa, ”con la cultura non si mangia”. Invece, tornare a vedere un film, un concerto, uno show, ha il senso di ritrovare un punto d’incontro, scambiarsi idee soprattutto dopo un lungo periodo d’isolamento. Far diventare patrimonio comune, vero valore sociale, l’insieme di esperienze vissute da soli in questi mesi. Il cinema può farci sentire parte d’una comunità, ma solo se lo gustiamo insieme agli altri.

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