JazzMi 1/ Fluidità e naturalezza di Armon-Jones

In Musica

Black music, hip hop, dub, le sonorità del giovane tastierista londinese hanno coinvolto il pubblico presente alla Triennale. Ma le proposte interessanti del festival milanese continuano. Fino al 9 ottobre

JazzMi: festival di prim’ordine, ricco di proposte interessanti. Una miriade di concerti sparsi su tutto il territorio (basta guardare il calendario nella categoria “luoghi”), artisti e gruppi di cui non si conosceva l’esistenza. L’atmosfera festivaliera si respira per le strade di Milano ogni qualvolta si incappi nel suono lontano di un sound check all’aperto, tutt’altro che raro.

In questo marasma di eventi tra concerti, incontri e proiezioni si sono esibiti musicisti tra i più apprezzati. Ma molto altro deve ancora succedere. Dunque, prima di parlare dell’esibizione del grande Joe Armon-Jones alla Triennale (sentito venerdì 30 settembre), diamo un’occhiata a quello che ci aspetta nei prossimi giorni. Già questa sera, all’Alcatraz, si esibirà la Cinematic Orchestra, gruppo inglese che incarna una delle tante nuove strade che il jazz sta prendendo. Lungi dallo snobismo elitario che spesso si rivela sterile e inconcludente, il festival allunga lo sguardo sugli sviluppi che il genere ha intrapreso negli ultimi anni. Molti artisti presenti nel cartellone sono musicisti eclettici che potrebbero rientrare nel jazz così come in molti altri generi, dal funk al soul, con influssi di elettronica e rock, chi più ne ha più ne metta. 

In quest’ottica si colloca anche il concerto al Blue Note di domani, giovedì 6 ottobre: Bob Reynolds è un sassofonista che ha collaborato con musicisti rivoluzionari come gli Snarky Puppy e John Mayer, dimostrando di sapersi destreggiare in contesti meno ortodossi. Insomma, un musicista di livello impareggiabile, da non perdere. Molto diversa è la musica di Emma-Jean Thackray, che si esibirà venerdì 7 ancora alla Triennale e le cui sonorità ricordano una miscela di fusion, funk e perfino influssi più pop. E poi il 7 alla Spazio Volvo il batterista Ferdinando Faraò con l’Artchipel Orchestra. Ce n’è per tutti i gusti. 

Un esempio è il giovane talento inglese Joe Armon-Jones. Venerdì scorso il pianista (o per meglio dire, “tastierista”) si è esibito in trio presentando un concerto mozzafiato. È salito sul palco con un giaccone molto colorato e i capelli lunghi un po’ spettinati e con lui sul palco sono arrivati due musicisti altrettanto straordinari, Mutale Chashi al basso e Ayo Salawu alla batteria. La postazione del tastierista era formata da tre strumenti: il pianoforte a coda e alla sua destra un Fender Rhodes con sopra una Nord Electro. Senza nemmeno presentarsi i tre sono arrivati e la musica è iniziata, cogliendo il pubblico di sorpresa. Dapprima il pianoforte, con frasi e accordi timidi, in cerca di un’idea. Poco dopo, quando sembrava essersi stabilita una sorta di regolarità la sezione ritmica è entrata a sostenere il pianoforte e il tema nato in modo spontaneo pochi secondi prima. Il tutto con assoluta naturalezza.

Alla fine del primo brano Joe Armon-Jones presenta i compagni e spiega che gli piace molto suonare con loro proprio perché insieme hanno un’intesa buona al punto di poter improvvisare tutto, senza preparare nulla. La spontaneità della loro musica è disarmante, il processo creativo fluido. Il materiale musicale è vario: una volta si parte da una progressione armonica, un’altra lo spunto è melodico o ritmico, in ogni caso il suo crescere e germogliare è naturale, il pezzo viene sempre fuori. Il gioco d’intesa è fatto di sguardi, sorrisi e gesti tra i tre musicisti e assistervi è uno spettacolo unico. La musica del giovane musicista è ricca di influenze della black music, dall’hip hop alla dub, e così le improvvisazioni a cui si assiste sono altrettanto ricche di sonorità ed elementi diversi. Oltre a questo, e quasi in opposizione, sta lo stile di Armon-Jones unico e ben riconoscibile, fatto di un pianismo nervoso, ritmico, secco e dissonante durante gli assoli. Un binomio seducente.

Questo musicista, che è anche produttore e compositore, è riuscito come pochi sanno fare a unire elementi diversi in un insieme coeso e interessante.

Foto di Stefano Lonati

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