Il Liga a Milano: pro e contro dei suoi Live

In Musica

Come di consueto, Ligabue fa il tutto esaurito. Ma i suoi megaconcerti sono sempre più un fantasmagorico concentrato di déjà vu

Luciano Ligabue a Milano: ennesimo tour, ennesimo sold out, ennesimo concerto pop rock (stasera al Forum) pieno di “stilemi” del genere, interpretato da un uomo intelligente e capace che nel tempo mi sembra sempre più costretto a stare dentro quella meravigliosa gabbia dorata che è il successo, che non deve mai venire meno.

Ma cosa si trova, cosa c’è dentro un live di Ligabue? Perché val la pena andarlo a sentire? O, al contrario, perché è meglio fare altro in una sera di fine inverno a Milano?

Partiamo dalle cose buone. Intanto, nei suoi live si trova grande energia positiva, di quel rock genuino e diretto che lo ha fatto diventare il rocker italiano di maggior successo assieme a Vasco Rossi. Ovviamente Vasco è arrivato prima e ha aperto la strada, ma alcune intuizioni di Ligabue hanno dato aria a un rock italiano solido e credibile, adulto fin dalla nascita e rispettoso di certi riti, di quelli celebrati in omaggio alle radici impiantate dai Rolling Stones, Who, rock americano vario, Dylan, Springsteen and company.

ligabue

Un’altra indiscutibile qualità è il livello dello show dal punto di vista tecnico: luci, palco (con schermi circolari), audio sono sempre all’altezza della situazione. Ligabue è molto attento a questo aspetto, tanto da avere sofferto parecchio quando (prima edizione di Campovolo) ci furono dei problemi audio che gli causarono molte critiche.

E poi ci sono certe canzoni che nonostante gli anni e i tormentoni restano belle, perché raccontano bene. Pezzi come Piccola stella senza cielo, Leggero, Ho messo via sono polaroid semplici, ma efficaci di un momento vissuto. Ogni tanto la zampata da vecchio leone gli esce ancora (personalmente dell’ultimo album mi è molto piaciuta Per sempre), ma di base il repertorio storico degli anni 90 è decisamente più forte e coinvolgente.

E, invece, cosa non si salva?

La ripetitività del gioco: nonostante i cambiamenti di palco, pettinatura e musicisti resta un concerto prevedibile. È esattamente quello che ci si aspetta da lui, ma alla lunga diventa stucchevole.

L’eccessiva ricerca della semplicità, che a volte diventa banalità. Si potrebbe creare un “generatore automatico di testi di Ligabue”, con risultati sorprendenti.

La mancanza di coraggio: uno con la sua storia e il suo background musicale dovrebbe prendersi qualche rischio in più e provare a fare un’operazione diversa, non forzatamente alla ricerca del successo radiofonico e da stadio, ma più da racconto dei nostri tempi così faticosi e duri. Quel male di vivere il nostro tempo, la fatica delle generazioni senza lavoro e con un futuro alla giornata, le delusioni della sua generazione (Ligabue ha appena compiuto 55 anni) che non ha cambiato il mondo, ma anzi si è lasciata sfilare da sotto il naso la possibilità di cambiare le cose barattandola con un presunto benessere… Di tutto ciò  il Liga potrebbe raccontare e scrivere.

Liberatelo dagli stadi e dal gigantismo nazpop e lasciatelo libero di vedere e pensare, come fece Springsteen con Darkness e Nebraska. Sarebbe bello. O forse è proprio Luciano che non ne ha voglia?

Luciano Ligabue al Mediolanum Forum stasera, ore 21

Fotografie di © Cjarno Iotti

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