L’adolescente Giulio Pranno, alla sua prima prova d’attore, è la straordinaria rivelazione del nuovo film di Gabriele Salvatores “Tutto il mio folle amore”. Che nasce dal romanzo di Fulvio Ervas, un pensiero a Pasolini, Totò e Modugno, ma gli occhi ben presenti nella realtà di oggi. Dove il cantante melodico Claudio Santamaria fa i conti col suo passato (Valeria Golino) e una paternità sempre negata, che si rivela una meravigliosa scoperta. Accanto a quel ragazzo pieno di vita, e al suo disturbo autistico
Era il 1968 quando Pier Paolo Pasolini firmava Che cosa sono le nuvole?, episodio del film Capriccio all’italiana, con Totò e Ninetto Davoli nella parte di due miserabili marionette, specializzate nell’interpretazione dell’Otello di Shakespeare. L’episodio resterà l’ultima interpretazione del grande Antonio De Curtis, nonché uno tra i momenti più alti nella cinematografia del poeta Pasolini. Il netturbino di Che cosa sono le nuvole?, altri non era che Domenico Modugno. Oggi quell’indimenticabile, struggente ritornello del disamore, diventa anche il titolo del nuovo film di Gabriele Salvatores: Tutto il mio folle amore.
Lasciando Modugno e Pasolini, ma ispirandosi al romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, Salvatores dimentica i recenti “ragazzi invisibili” per mostrane uno visibilissimo, e torna alla struttura filmica più vicina al suo cuore: il racconto di formazione. Attraverso un viaggio esistenziale in cui i luoghi e gli incontri fanno da soprammobile, questo road movie molla precocemente gli ormeggi, lasciando spazio ai personaggi e a quel moto interiore, che tanta gloria ha consegnato al regista grazie a film come Turné e Marrakech Express.
Willi (Claudio Santamaria) è un cantante melodico sulla quarantina, di bell’aspetto e discreto talento, che ha costruito la sua vita attorno a tournée verso improbabili destinazioni e sul fascino suscitato nel genere femminile, senza riuscire mai a mettere un soldo da parte. E’ in perenne fuga da se stesso, ma arriva il giorno in cui decide di conoscere quel figlio avuto sedici anni prima, quando abbandonò la fidanzata del tempo, Elena (Valeria Golino), che era incinta. La donna ha un nuovo compagno, Mario (Diego Abatantuono), premuroso e presente, che l’ha aiutata a crescere Vincent (Giulio Pranno), un figlio molto diverso da quello che Willi si aspetta di trovare. Il ragazzo infatti soffre di un disturbo dello spettro autistico che gli rende difficile controllare le emozioni e reazioni, e anche comunicarle agli altri verbalmente. La meravigliosa scena iniziale nella quale Vincent corre all’impazzata inseguendo i cavalli, ci dice tutto di lui: la sua voglia di vivere, la gioia e l’energia dei suoi anni e anche la sua innocente dolcezza.
Con una sceneggiatura in gran parte polarizzata sul rapporto tra padre e figlio, Tutto il mio folle amore non vuole scandagliare in modo dettagliato l’autismo, preferendo approfondire quel rapporto speciale che in quella occasione inaspettata decolla in tutta la sua potenza, capace di sopravanzare le innumerevoli problematicità del caso. E se il ritratto complessivo rimane ritoccato con un velo di zucchero filato, allo stesso tempo sviscera una tenerezza irregolare e un istinto primordiale che assegnano al film tonalità precise. In più, la musica dà un sostegno inequivocabile: ai pezzi dal vivo si aggiungono tracce da easy listening, per esempio quelle di Ben Harper.
Salvatores firma così un’opera che torna alle radici: una parabola che attraversa i Balcani di Emir Kusturica, celebra il viaggio, Modugno e il rock’n’roll, per omaggiare la bellezza della diversità. Il finale enigmatico, che cerca di uscire dalla linearità della trama, lascia più di qualche dubbio, ma nel complesso Tutto il mio folle amore è un viaggio che arriva a destinazione, raggiungendo il cuore dello spettatore.
E questo grazie ad attori straordinariamente nella parte, in particolare Claudio Santamaria nella parte del cantante da crociera fallito la cui interpretazione dei classici di Modugno da sola vale il prezzo del biglietto, e l’incredibile rivelazione, Giulio Pranno. Era forse dai tempi di Buon compleanno Mr. Grape che non si vedeva un ragazzo rappresentare i disturbi dello spettro autistico con tanta delicatezza, efficacia e precisione. Stiamo parlando di Leonardo Di Caprio, e di un fratello di nome Johnny Depp
Tutto il mio folle amore, di Gabriele Salvatores, con Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono, Giulio Pranno, Daniel Vivian, Marusa Maier, Tania Garribba, Maria Gnecchi