La rivolta di Leila contro il patriarca (di Teheran)

In Cinema

Un drammatico conflitto familiare è al centro del film di Saeed Roustaee “Leila e i suoi fratelli”, passato al Festival di Cannes ma censurato in patria dalle autorità. Al centro del racconto un paese diviso da grandi differenze sociali, e che ancora cerca di limitare la voce e il potere delle donne. Ma qui la protagonista sarà in grado di sfidare l’autorità paterna portando con sé, pur tra mille paure e contraddizioni, anche gli altri quattro maschi della famiglia. Eccellente la prova di Taraneh Alidoosti

Recitava uno slogan sessantottino, piuttosto macabro ed estremo: “La famiglia è ariosa e stimolante, come la camera a gas”. Potrebbe essere un buon sottotitolo per Leila e i suoi fratelli, terzo film del 33enne regista e sceneggiatore iraniano Saeed Roustaee, passato al Festival di Cannes 2022 e subito bloccato a tempo indefinito in patria con la spiegazione (neanche tanto veritiera, secondo l’autore) che era stato proiettato alla Croisette senza l’autorizzazione del governo. Dopo il gran successo di pubblico a Teheran (2 milioni di spettatori) del suo secondo lavoro, Sei milioni e mezzo (2019), presentato a Venezia e premio alla miglior regia al Tokyo Festival. racconto assai crudo sullo spaccio di droga nella capitale iraniana, Roustaee torna alle cupe atmosfere familiari del suo esordio Life and a Day (2016), narrando l’aspro conflitto scatenato dalla 40enne Leila e dai suoi quattro fratelli contro il tirannico padre Esmail (Saeed Porsamimi), anziano e minato dalla dipendenza dall’oppio, figura che abbina un’apparenza fragile e mite a una granitica volontà di prevaricazione su tutti. In perfetta sintonia con la tradizione patriarcale che del resto domina ancora in larga parte, specie nelle fasce più deboli e meno acculturate, l’intera società iraniana.

Sarà Leila a convincere i fratelli a impadronirsi del piccolo tesoretto di 40 monete accumulato dalla famiglia, che vive poveramente in un sobborgo di Teheran, per comprare una minuscola boutique in un centro commerciale, nelle loro speranze futuro mezzo di riscatto economico e sociale. Ma ciò si scontra col cinico e testardo intendimento del genitore che vuol utilizzare ben diversamente quel denaro: per esser nominato padrino della famiglia, di cui fa parte dal ramo povero e dunque sempre bistrattato, Esmail dovrà comprare un costoso regalo da destinare al giovane rampollo del ricco cugino prossimo alle nozze. E proprio la festa che seguirà quell’evento sarà il luogo e il tempo del suo riscatto sociale. Le cose però andranno in modo assi diverso, finendo per far perdere tutti quanti, complice soprattutto uno dei molti crack dell’economia nazionale che porterà a una svalutazione spaventosa delle 40 monete. Mentre il film volgerà verso un epilogo drammatico, ma non privo di una sua vena poetica.

Roustaee riesce a compiere un’operazione di forte critica della società in cui ha comunque scelto di continuare a vivere non dimenticando l’intento di intrattenere il pubblico, in una commedia drammatica con venature quasi thriller, con diversi colpi di scena. Denuncia l’abissale distanza tra le classi sociali, l’avidità del ceto benestante e lo stato di umiliazione di chi ha poco o nulla. Ma soprattutto, in vari modi e sfumature, ribadisce lo status di inferiorità che alla donna è ancora riservato nonostante Leila, e questo è il paradosso che funziona, sia il vero personaggio centrale. Di questo occorre ringraziare Taraneh Alidoosti, musa di Asghar Farhadi e famosa per Il cliente (2016), Oscar al miglior film straniero, che già nel 2002 aveva meritato il riconoscimento come miglior attrice al più importante festival iraniano, il Fajr e il
Pardo d’argento a Locarno per I’m Taraneh, primo film interpretato.

Dopo una vita passata a prendersi cura dei genitori e dei quattro fratelli, in una famiglia irrequieta, schiacciata dai debiti, che si distruggerà, Leila non può che prendere atto della pochezza del mondo maschile che la circonda e detta ancora le regole, tra Manouchehr (Payman Maadi), fratello scapestrato che alla fine fuggirà all’estero, al più anziano Alireza (Navid Mohammadzadeh, operaio tornato a casa dopo l’improvvisa chiusura della sua fabbrica. Alla vera capofamiglia Leila non resta, nella scena chiave del film, che mettere in chiaro come la generazione dei 40enni abbia sviluppato una visione del mondo e dei
rapporti molto lontana da quella imposta dalla quella tradizione, che ha messo lei stessa ai margini della festa di nozze, apoteosi della mascolinità. A confermare le sue parole basta vedere la forza, le dimensioni della protesta femminile che in questi mesi ha invaso le strade di Teheran e di tante altre città. Del resto, alla voglia di modernità di Leila si contrappongono qui maschi misogini, truffatori, scrocconi, subordinati al vecchio padre, pronto a sacrificare ogni cosa per il riconoscimento tradizionale più ambito del clan.

Roustaee, che pure mantiene sempre una mano leggera, dice di ispirarsi nei suoi film alla tragedia greca e a Shakespeare. C’è chi ha visto qui ricordi di Rocco e i suoi fratelli di Visconti e del Padrino di Coppola, ed echi di quelle atmosfere di amara recriminazione cha Arthur Miller ha messo al centro di molti suoi testi. L’autore riassume tutto questo così: “Una storia mi commuove solo se somiglia a una tragedia. Voglio dire che non mi interessa se non è profondamente drammatica, e per “profondamente drammatica” intendo tragica al punto da farmi provare in prima persona le sofferenze dei personaggi. Cerco di ricreare questa dinamica nelle sceneggiature. Detto ciò, queste sofferenze si riferiscono spesso a fatti cui ho assistito e che mi hanno disgustato. Nei rapporti tra i personaggi e nei dialoghi, a volte anche violenti, di Leila e i suoi fratelli, c’è tutta l’aggressività dovuta alle loro condizioni di vita. Per le generazioni più giovani, come i protagonisti di questo mio film, credo sia importantissimo potersi allontanare dalla famiglia, dai genitori, e vivere la propria vita. Ma bisogna avere i mezzi per farlo. Questi ragazzi – ormai adulti – non li hanno. Si vede chiaramente che stanno soffocando”.

Leila e i suoi fratelli, di Saeed Roustaee, con Taraneh Alidoosti, Sa’Ied Poursamimi, Navid Mohammadzadeh, Payman Maadi, Mohammad Ali Mohammadi, Farhad Aslani

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