Stereophonics, così è la musica

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Gli Stereophonics ci hanno regalato una serata di puro rock

Sono passati cinque anni dall’ultima volta che ho visto gli Stereophonics su questo stesso palco. Era l’11 settembre 2010 e lo ammetto, ero lì un po’ per caso. Non li conoscevo molto, sapevo canticchiare giusto quelle tre o quattro canzoni che mi hanno convinta a dare una chance a questa band. E quella sera fu amore a prima vista.

Così, cinque anni dopo, eccomi di nuovo qui sotto al palco. La compagnia con cui vado al concerto non è la stessa, io non sono la stessa e sicuramente non lo sono nemmeno loro. C’è un album appena uscito Keep The Village Alive, anticipato dal singolo C’est la vie e che poi ci ha regalato le orecchiabilissime I Wanna Get Lost With You e Song For The Summer, ci sono nuove canzoni che ho imparato a conoscere e a canticchiare e ci sono anche molte più persone a sentirli, nonostante il concerto non sia sold out.

Perché per Kelly Jones (voce e chitarra), Richard Jones (basso), Adam Zindani (chitarra) e Jamie Morrison (batteria) fare musica non è mai stata una questione di celebrità. Sono lontani dai gossip, ignorati dai media per mancanza di scandali. Nell’epoca d’oro del britpop, quando il “conflitto” tra Blur e Oasis portava gli occhi del mondo sulla musica inglese, gli Stereophonics andavano avanti piano, quasi sottovoce, e non hanno mai raggiunto quella fama che meritano.

E a convincermi che meritino davvero più riconoscimenti è  la nuova ballad I Wanna get Lost With You seguita da C’est la vie, che mi ricordano entrambe il grande talento di Jones come frontman – la sua voce non ha tentennamenti nemmeno per un secondo durante tutto il concerto – e come compositore. Il pubblico dimostra di conoscere e apprezzare le nuove canzoni come quelle vecchie e quasi con lo stesso entusiasmo canta i brani tratti da Keep The Village Alive e vecchi successi come Superman, Have a nice day o la toccante Maybe Tomorrow, che Jones ha lasciato cantare al pubblico. O ancora, l’adrenalinica The Bartender and The Thief, con il suo testo che i fan scandiscono con ritmo frenetico. Merita una menzione particolare il batterista della band, Morrison, che ha lasciato tutti senza parole durante il finale di Mr and Mrs Smith.

Il live è di una qualità altissima, il pubblico è coinvolto e presente, ma non è ancora soddisfatto. Dopo 21 brani e quasi due ore di concerto tutti sanno che manca ancora una canzone, forse la più bella, forse solo la più coinvolgente, chissà. È stata richiesta a gran voce durante tutto il live e alla fine gli Stereophonics decidono di accontentare il loro pubblico; la suonano. Inizia Dakota, una piccola perla rock, e ti chiedi come sia possibile che gli Stereophonics non siano apprezzati come meritano.

Stereophonics all’Alcatraz

Immagine di copertina di Radio1interactive

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