Save the Date: arrivano gli Stones (e non solo loro)

In Musica

Perché spendere oltre trecento euro per andare a vedere una band di amabili 78enni e sentirsi felici? Una (possibile) risposta. Ma attenzione perché quest’estate ne vedremo delle belle. Oltre agli Stones, Greta Van Fleet e i Foo Fighters, i Massive Attack e i Metallica, Paolo Nutini e Stromae

Ops i did it (again).

La citazione della cara vecchia Britney (Spears) è vera solo in parte. E’ la prima volta in realtà che non tengo fede ad un giuramento musicale, ovvero che dopo la leggendaria data del 12 luglio 1982 a Torino non sarei mai più andato a vedere dal vivo i Rolling Stones. 

Avevo 17 anni, l’Italia del calcio aveva vinto i mondiali e io con i miei amici avevo passato la notte a suonare i bonghi in piazza Duomo e a tirare le secchiate d’acqua alle macchine (digos compresa) che passavano da piazza Fontana…una festa mai più vista a quei livelli. E il mattino dopo assieme a mio fratello e alla sua fidanzata siamo partiti per vedere i Rolling, il gruppo più importante della mia vita. 

Fu un concerto perfetto: Jagger in forma smagliante, Keith con il braccio arrotante sempre in primo piano affiancato da quell’altra disgrazia sonora di nome Ron Wood, e poi la sezione ritmica ironica e granitica con gli sguardi beffardi di Charlie Watts e Bill Wyman.

E decisi che quello doveva essere l’ultimo, l’unico ricordo live degli Stones: tonici, incazzosi e trasgressivi nel loro essere mainstream. E giurai a me stesso che non li avrei mai più visti live.

Dissolvenza, interno giorno, 18 febbraio 2022: (quasi) quaranta anni dopo  alle 10 del mattino mentre sono in onda in radio (quindi tra un disco e l’altro) apro il mio PC e mi scaravento sul sito di Live Nation per comprare due biglietti prato per il concerto del 21 giugno a San Siro. Negli stadi i concerti si devono vedere dal prato, possibilmente sotto il palco. E quindi dopo alcuni rocamboleschi passaggi fra password e mail di controllo, passo la mia carta di credito e in cambio di 345 euro ottengo due biglietti prato sezione gold (davanti avremo i platinum).
345 euro. Per due biglietti. Gulp.

Ora, tolta la motivazione razionale per cui ho fatto questa follia (mia moglie non li ha mai visti live, e nonostante creda siano invincibili e immortali temo che questa sia davvero l’ultimo tour per i due vispi settantottenni fondatori e portabandiera del gruppo) mi sorge spontanea la domanda: ma perché l’ho fatto? Cioè, perché ho accettato (quasi) senza batter ciglio un prezzo così assurdo per vedermi un gruppo di amabili antichità stando in piedi tre ore? Cosa spinge migliaia di persone a spendere questi soldi (ci sono anche biglietti più cari del mio, per non parlare dei “special pack” con gadgets, pass in carbonio e calco della dentiera di Jagger in omaggio) per un concerto in uno stadio?

Il primo pensiero è quello già espresso prima: la paura che sia l’ultima occasione, l’ultima volta in cui vedi queste leggende ancora vive e (quasi) saltellanti. Vero, ma questa logica non giustifica l’arrembaggio di massa ai biglietti in vendita, e più sono cari e più finiscono prima.

La seconda, logica motivazione è ovviamente legata alla malefica pandemia che ci ha costretti a vivere in casa o a mezzo servizio. E soprattutto senza concerti live. E poi ovviamente i venti di guerra che girano da un mese e che ci lasciano ancora più compressi e tappati nella paura e nell’ansia. E quindi la voglia di liberarsi anima e corpo in un live ci sta tutta.

 Però in realtà siamo pieni di appuntamenti prossimi venturi con concerti notevoli nei prossimi mesi….. 

Qualche esempio? Considerando solo gli artisti internazionali in arrivo a giugno  in Italia, abbiamo Greta Van Fleet il 9 giugno a Milano per I-Days, a cui seguiranno l’11 giugno gli Imagine Dragons e il 12 i Foo Fighters, tutti all’Ippodromo. E sempre a Milano e sempre all’Ippodromo per il Milano Summer Festival suoneranno i Green Day il 15 giugno, mentre il 21 (in contemporanea con gli Stones a San Siro, distanza stadio-ippodromo 2,5 km) ci saranno I Killers e il 22 i Massive Attack. Per chi ha voglia di muoversi dalla città vanno segnalate le uniche date italiane dei Muse (17 giugno Firenze), dei Metallica (19 giugno sempre Firenze) e dei Pearl Jam, il 26 giugno all’autodromo di Imola. E poi c’è luglio, con i Kasabian, i Guns n Roses, Paolo Nutini, Stromae…..in due mesi arriverà quello che non è arrivato in due anni. Salvo complicazioni, ovviamente.

E quindi perché l’Europa (e gli Stati Uniti a fine 2021) continuano ad omaggiare i Rolling Stones? 

La verità è multipla e complessa, come sempre. La cosa certa però è che ci sono almeno quattro generazioni di rockers (la tournée si chiama Sixty, come gli anni di carriera) che hanno amato, giocato, urlato e sognato con la band della linguaccia. 

E ognuno ha un suo vissuto sui pezzi degli Stones, che dal vivo poi danno sempre e comunque il meglio: Bruce Springsteen li ha definiti la migliore garage band del pianeta….e ancora oggi il suono sporco, senza fronzoli e pieno di citazioni blues, black e honky tonk fa la differenza. 

E l’idea di rivivere ancora, anche solo per una sera, quella carica di suoni, passioni, provocazioni , riff, sensualità spinta, ironia, magia e voglio di vivere che buttano fuori  ancora oggi  è più forte di tutto. Perché non capiterà più di risentire il riff geometrico di Honky Tonk Woman, i coretti luciferini con le citazioni letterarie di Jagger dentro il sabba di Simpathy for the devil, né la struggente malinconia lucida e persa al tempo stesso di Wild Horses.

Poi il 22 giugno vedremo, ma fino al 21 c’è futuro, perché finché ci sono i Rolling Stones c’è speranza. E ne abbiamo davvero tanta voglia e bisogno.

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