Le strade di Letizia Battaglia finalmente a Milano

In Arte

Per la prima volta, il Palazzo Reale di Milano ospita una mostra dedicata alla celebre fotografa palermitana, classe 1935, proponendo più di 300 scatti. Fino al 19 gennaio 2020.

“Noi, che abbiamo una certa pratica del mondo, e di quella che diciamo l’umanità, la dividiamo in categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i piglianculo e i quaquaraquà e poi le donne in: le matriarca, le conniventi, le rassegnate, le indifferenti, le ignave e le Letizia Battaglia. Di quest’ultima purtroppo ne esiste un unico esemplare: raro e prezioso. Da preservare.”

Così Antonio e Patrizia Marras, sulle note di una celebre citazione da Il giorno della civetta descrivono la fotografa, protagonista al Palazzo Reale di Milano della mostra “Storie di vita”, che prosegue fino al 19 gennaio. Grande seguace di Koudelka (“dopo che Koudelka guardò le mie foto, non riuscii a fotografare per un anno”), della Atwood, e vicina a Ferdinando Scianna, è la prima donna fotografa europea a essere insignita del premio Eugene Smith nel 1985.

Letizia Battaglia viene da Palermo, e della sua città sente l’appartenenza; ma è la Palermo dei quartieri che ritrae nelle sue foto, dove le cose succedono per strada, dove si gioca, ci si innamora, si vive e si muore per strada.

“La Palermo che io amo è quella che puzza. Quella del centro storico. Quella dei quartieri bene non mi interessa, non ci vado, non ho amici da quelle parti. Palermo puzza splendidamente, ha una potenza decadente”. Ed è alla Cala, quartiere del centro storico di Palermo, che Letizia scatta una delle sue foto più celebri: quella della bambina con il pallone.

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, 1980, Palermo © Letizia Battaglia

Lo sguardo grave, serio, e un bianco e nero caratteristico della sua estetica. “Non riesco a fare foto a colori. Il bianco e nero è più rispettoso, più discreto […]. Mi dà l’idea di eleganza e solenità, o forse perché sono all’antica…”. E un soggetto femminile spesso al centro dei suoi scatti. “Mi interessa fotografare le donne, le bambine. Poi ho capito che le bambine che fotografo sono io. Gli uomini non mi interessano: se guardi le mie foto, gli uomini sono pochissimi, e quasi tutti in tribunale o morti ammazzati”. Donne di famiglia, donne forti, donne che lavorano, o bambine serie e sognanti, “bambine che non tradiscono”. Ma anche donne dolenti e serie – toccante il suo ritratto a Felicia Impastato, madre di Peppino, qualche anno dopo l’omicidio mafioso.

Perché anche di mafia parla Letizia, degli anni di piombo di Palermo, di lotta e di coscienza civile. Prima fotoreporter italiana, è al servizio del quotidiano L’Ora, proprio negli anni dei delitti a cielo aperto, delle lotte tra cosche.

Immortala un momento che si fisserà nella storia e nella coscienza politica italiana: l’omicidio di Piersanti Matterella, in via Libertà a Palermo, in uno scatto che ritrae, nella confusione generale, anche il fratello di Piersanti, Sergio, che trent’anni più tardi diventerà il Presidente della Repubblica.  “Eravamo in macchina, scattammo pensando ci fosse stato un incidente automobilistico, invece in un minuto e mezzo capimmo, riuscimmo a fotografare per pochi minuti, perché portarono subito Piersanti Mattarella in ambulanza, dove morì […]. Oggi questa foto ha acquistato un altro valore e dimostra come il nostro attuale presidente Sergio Mattarella venga da una storia così terribile”.

Oggi Letizia, dopo una monografica che l’ha presentata due anni fa al MAXXI di Roma, e poi, quest’estate, alla Casa dei Tre Oci di Venezia, espone a Milano, mentre è ritornata, dopo un breve esilio a Parigi, nella sua Palermo. Ed è qui che, dal 2017, dirige un centro e una scuola di fotografia ai Cantieri Culturali della Zisa.

Letizia Battaglia, Lunedì di Pasquetta a Piano Battaglia, 1974 © Letizia Battaglia

Di dicembre l’uscita di un film-documentario a lei dedicato, della regia di Kim Longinotto. Shooting the Mafia, ripercorre la vita della fotografa, dai primi passi nel mondo della fotografia, alla sua posizione nei confronti delle relazioni, del sesso e della fotografia.

Il Palazzo Reale di Milano, sebbene con un allestimento un po’ ammassato, rende giustizia all’appassionata fotografa, che, oggi ottantenne, non si stanca di opporsi ai conformismi – e sta lavorando a un nuovo progetto incentrato sui nudi femminili: “ho scelto le donne perché sono un messaggio di vitalità contro la morte, le donne osano di più, rischiano di più e fanno anche più fesserie degli uomini”


Letizia Battaglia. Storie di strada, Palazzo Reale, fino al 19 gennaio 2020

Immagine di copertina: Letizia Battaglia, Vicino la Chiesa di Santa Chiara. Il gioco dei killer, 1982, Palermo © Letizia Battaglia