La deliziosa signora dei libri perderà con stile e con onore

In Cinema

La regista catalana Isabel Coixet (cinque Goya vinti, “La vita segreta delle parole” è il suo film più noto) in “La casa dei libri” porta sullo schermo un bel romanzo di Penelope Fitzgerald. In un paesino di mare dell’Inghilterra anni ’50 un’intrepida signora (Emily Mortimer) apre un booksop sfidando il conformismo (a colpi di “Lolita”) e i piccoli-grandi poteri intorno a lei. Le restano amici il burbero Bill Nighy e un’affettuosa ragazzina: non basteranno a far sopravvivere il suo sogno di cultura

La catalana Isabel Coixet Castillo, classe ’60, appassionata di cinema fin dall’infanzia, gira il suo primo film dopo la prima comunione, quando riceve in regalo una cinepresa a 8mm. Dopo aver esplorato la carriera pubblicitaria, si è spostata al cinema, raggiungendo la ribalta internazionale con film diretti in lingua spagnola ma anche in inglese, forti di cast d’eccellenza come La mia vita senza me (premiato a Berlino e primo di cinque Goya, gli oscar spagnoli, vinti dal 2003 a oggi), La vita segreta delle parole (2005, premiato alla Mostra di Venezia) e Map of the Sounds of Tokyo (2009, passato al Festival di Cannes). La casa dei libri è la sua ultima opera e si basa sul romanzo La librerìa di Penelope Fitzgerald del 1978: un piccolo gioiellino tutto in stile British, dal cast alla fotografia, dalle location ai rumori della natura.

Fine anni ’50: Florence Green (Emily Mortimer), vedova di guerra, vive a Hardborough, paesino
della costa britannica rimasto identico a sé stesso per centinaia di anni, quasi fossilizzato in una dimensione che non conosce le dinamiche del tempo. Come in ogni microcosmo governato dalle sue leggi e convenzioni sociali, la più piccola modifica può creare una crepa così profonda da scatenare una serie di conseguenze anche catastrofiche. La dolce e ingenua protagonista, ignara di queste possibili ripercussioni, decide di portare un drastico cambiamento alla quotidianità degli abitanti del paese, aprendo una libreria. Legata affettivamente al mondo letterario – il deceduto marito ne era un amante lui stesso – la donna ottiene in gestione un vecchio rudere abbandonato, dove combatte le intemperie, l’umidità e il freddo per cercare di renderlo una calda, accogliente libreria, oltre che la sua abitazione.

Florence desidera far conoscere agli ignavi abitanti del paese i grandi classici della letteratura inglese, da Joyce alla Austen, ma osa esporli anche alle grandi opere contemporanee, perfino a quelle scandalose e fuori dagli schemi dell’epoca, come Lolita di Vladimir Nabokov. Decisa ad aprire gli occhi ai compaesani, spinta da una profonda passione per la letteratura, Mrs. Green persevera nei suoi sforzi nonostante i numerosi ostacoli che si frappongono alla realizzazione di quel sogno: un banchiere non certamente disponibile, il dandy del paese che approfitta del suo buon cuore, ma soprattutto la maligna e invidiosa signora Gamart (Patricia Clarkson), potente donna alfa di Hardborough che si opporrà fino alla fine al progetto intellettuale di    Florence. In un contesto così ostile, la donna trova un po’ di luce nel rapporto con la piccola Christine, aiutante part time che dopo la scuola lavora per qualche scellino nella libreria.

Ma il vero (e unico) alleato su cui lei può contare è Mr. Brundish (Bill Nighy), ultimo baluardo della vecchia élite intellettuale, col quale intrattiene un rapporto epistolare fino all’incontro che farà riscoprire al vecchio burbero una possibile apertura al mondo e alle relazioni.
Brundish incarna il potere culturale in contrapposizione a quello economico e politico della
signora Gamart, e l’esito del loro scontro finale potrebbe servire da ammonimento, affinché non si perdano di vista i reali valori da preservare.

Il film, oltre a raccontare con profonda tenerezza la storia di una donna apparentemente fragile e con un passato drammatico, esprime con grande forza la necessità di tramandare alle nuove
generazioni l’amore per la lettura. Nonostante l’ambientazione sia quella dell’Inghilterra degli anni ’50, le problematiche legate al contesto culturale possono essere tranquillamente trasferite al giorno d’oggi: con i continui progressi della tecnologia, il rischio che la letteratura passi in secondo piano rispetto ad altre tipologie d’intrattenimento è molto elevato, come la chiusura di varie piccole librerie indipendenti, che ormai faticano a sopravvivere, dimostra. Oltre a trasmettere la passione, a promuovere un elogio ai più grandi autori esistiti, il film vuole comunicare l’importanza della sapienza e della conoscenza, in contrapposizione all’ignoranza e al cieco abuso di potere.

Emily Mortimer (Shutter Island, Match Point, Hugo Cabret) incarna con bravura e passione una donna vulnerabile e sola, che anche senza aiuti e supporti altrui lavora sodo verso quello il suo obiettivo finale. La sua adorabile personalità non ne fa certo una leader forte e spavalda, però nel suo piccolo cerca di affrontare ogni battaglia per preservare un bel sogno, annaspando tra i tanti ostacoli che le si presentano davanti, ma senza desistere. Affiancata dall’affascinante  e bravissimo Bill Nighy (I love radio rock, Love Actually, Questione di tempo, Ritorno al Marigold Hotel), danno vita a una piccola isola in un oceano di superficialità e ignoranza, e cercano di stare a galla supportandosi a vicenda, condividendo la stessa passione e una profonda consapevolezza di ciò che è importante e può rendere migliore il mondo in cui vivono.

Un film delizioso, pittoresco e malinconico, che forse avrà perfino il pregio di alimentare nello spettatore, una volta uscito dalla sala buia, una voglia immediata di rileggere i grandi classici della letteratura inglese. E, perché no, anche Lolita.

La casa dei libri, di Isabel Coixet Castillo, con Emily Mortimer, Bill Nighy, Frances Barber, Reg Wilson, James Lance, Patricia Clarkson, Hunter Tremayne, Honor Kneafsey, Michael Fitzgerald  

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