Inner Spaces/ Sam Shackleton oltre la sfera del suono 

In Musica

È ripartita l’attesa rassegna milanese di musica elettronica e arti audiovisive curata dal San Fedele, centro culturale dal 2011 impegnato a presentare la produzione sperimentale di musicisti contemporanei. Il 14 marzo sono andate in scena le sonorità dell’artista inglese e quelle dell’austriaco Christian Fennesz che ha mandato un’opera audiovisiva in quattro parti

Il lunedì sera può essere inaspettatamente interessante se si frequentano i posti giusti e il Centro San Fedele è uno di questi. Nel suo Auditorium è ripartita Inner Spaces, rassegna musicale dedicata alla ricerca e alla sperimentazione nella musica elettronica. Un’iniziativa che ha ricevuto un apprezzabile successo negli anni scorsi e che ancora oggi raccoglie un pubblico numeroso e caloroso, oltre che decisamente giovane. 

È in un’atmosfera vivace e in una sala piena che il 14 marzo comincia il concerto. Il programma apre con un’opera audiovisiva commissionata al musicista austriaco Christian Fennesz (1962) dal San Fedele e ispirata a una riflessione di Papa Francesco. Secondo il pontefice la nostra società vive una spietata “cultura dello scarto”. 

L’opera si sviluppa in quattro parti, corrispondenti a quattro frammenti musicali inediti: si tratta dl materiale già elaborato ma “scartato” dall’autore in fase di composizione di altri progetti. Nasce così Glares of Infinity che racchiude gli elementi sonori più caratteristici dello stile di Fennesz rinnovandoli intorno a un tema pensato apposta per questa commissione, ovvero una personale rappresentazione della Gerusalemme celeste del libro dell’Apocalisse. Un tema biblico che si sposa bene con la poetica e la spiritualità dell’artista la cui produzione è caratterizzata da sonorità piene, ritmi sottesi, fasce sonore infinite, accenni di melodie intrise di nostalgia. Su questa musica il videoartista Andrew Quinn, australiano ma residente da diversi anni a Milano e ormai collaboratore fisso del San Fedele, ha creato una sua interpretazione dei quattro movimenti, rispettando la diversa identità di ciascuno. Il risultato finale è intenso, luminoso e ipnotico: dà a quest’opera la suggestione adatta a quello che è anche il suo contenuto simbolico. 

Dai primi due movimenti, che ricordano immagini della vita osservata al microscopio, si arriva a un terzo che pare invece proiettato nello spazio, in un pulviscolo luminoso animato dai timidi interventi della chitarra elettrica. L’ultima parte è ricca nelle sue sonorità ambient e vede il profilarsi di una sfera che sembra quasi venir fuori dallo schermo, per poi mutare essenza e sparire in un bagliore di luce o, come suggerisce il titolo dell’opera, in un bagliore di infinito.

Diversa è invece la performance del britannico Sam Shackleton che, oltre ad essere un’esibizione live, è più legata a una dimensione oscura. Gli organizzatori della rassegna cercano spesso una contrapposizione tra autori diversi e Sam Shackleton, artista molto riservato attualmente residente a Berlino, è apparso subito come un ospite adatto. 

La sua improvvisazione prende spunto dal suo ultimo album: Departing Like Rivers. Uscito a settembre 2021, esprime tutta la ricchezza di una musica profondamente contemporanea, in termini di suoni, linguaggio e ricerca. Rappresenta un mondo moderno, interconnesso, globalizzato, in cui l’artista è immerso e di cui decide di condividere i momenti acusticamente più preziosi secondo il proprio gusto personale. Shackleton ha più volte affermato di non utilizzare materiale sonoro in modo necessariamente intenzionale ma di seguire semplicemente il proprio orecchio. L’utilizzo di ritmi africani e orientali allontanano il musicista dal mondo della dubstep e della techno in cui ha cominciato ad esprimersi all’inizio della sua carriera nel 2004 e disorientano le aspettative dell’ascoltatore abituato ai ritmi ripetitivi e ossessivi di quella fase. 

Il live è coinvolgente: lunghi pad, pattern ritmici e brandelli di voci si susseguono e si sovrappongono, creando una stratificazione forse alla lunga troppo piena, ma che porta l’ascoltatore ad immergersi e perdersi in quella dimensione acustica avvolgente. 

Per l’artista britannico si trattava di un’esibizione diversa dal solito, con un pubblico seduto in un silenzio meditativo ad ascoltare la sua musica per quasi un’ora. Un esperimento riuscito che intende ripetere, perché ormai attratto da questa nuova via sperimentale intrapresa e da un tipo di performance senza soluzione di continuità. Tra il pubblico, anche chi conosceva i suoi lavori precedenti ha espresso apprezzamento per questo rinnovato mondo sonoro veramente personale, a cavallo tra la sfera elettronica e quella sperimentale. 
Un ruolo fondamentale nel concerto è stato svolto dalla regia audio, gestita al mixer da Massimo Colombo, e dalle speciali caratteristiche del teatro.

“La cosa più bella è vedere come gli artisti ospitati siano sempre meravigliati e felici nell’ascoltare la propria musica all’interno del nostro Auditorium” dice Don Antonio Pileggi, sacerdote gesuita nonché fondatore, assieme a Giovanni Cospito (docente di musica elettroacustica al Conservatorio di Milano), di San Fedele Musica.

La peculiarità dell’Auditorium San Fedele – Pileggi sia detto per inciso ha studiato in Francia nella classe di Philippe Manoury e a Milano ha sviluppato un interesse più attento verso la musica elettronica – è quella di essere l’unica sala in Italia provvista di uno speciale impianto fisso di diffusione del suono: l’Acusmonium Sator. Si tratta di un sistema audio di cinquanta altoparlanti disposti all’interno della sala (davanti, dietro, ai lati, sotto le balconate e anche sul soffitto), governati da una consolle centrale che consente un’incredibile “spazializzazione” del suono. 

Negli ultimi anni Inner Spaces ha adottato una modalità organizzativa elastica, sviluppata non solo per necessità durante il periodo della pandemia ma anche per non farsi sfuggire l’occasione di invitare musicisti imprevisti che potevano non essere stati inseriti da subito nella programmazione iniziale. Ci saranno quindi proposte di ospiti due o tre mesi alla volta, per questo raccomandiamo di tenere d’occhio i loro canali ufficiali che ovviamente informano per tempo riguardo gli eventi futuri. 

Il prossimo appuntamento è per il 4 aprile con il musicista spagnolo Francisco López e con il giovane vincitore del Premio San Fedele di musica elettronica 2020, Mattia Loris Siboni. 
Un altro lunedì sera, un altro concerto da non perdere.

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