Inner Spaces: l’identità sonora della musica elettronica

In Musica

È ripartito all’Auditorium San Fedele l’ambizioso festival di musica elettronica. Un ricco programma di concerti con i massimi compositori della scena internazionale. Il 30 ottobre sarà la volta del canadese Scott Morgan, in arte Loscil, e della polacca Anna Zaradny.

L’Auditorium San Fedele torna a dare spazio alla musica elettronica, presentando come ogni anno la ormai consolidata rassegna di concerti firmata Inner Spaces. Dopo aver ospitato Novi Sad e Thomas Köner, lunedì 30 ottobre il palinsesto prevede un concerto che simboleggia a pieno l’intento di questa manifestazione: mettere a fuoco il repertorio di una nuova generazione di compositori dalla quale sono emerse impostazioni stilistiche innovative anche se a volte di disarmante semplicità.

Il canadese Scott Morgan, in arte Loscil (un lieto ritorno) proporrà una performance audio-visiva basata sul recente album Monument Builders (ed. Kranky 2016).

Un personaggio emblematico, che costruisce la sua estetica a cavallo tra i due mondi
dell’elettronica sperimentale. Nonostante che le sue produzioni abbiano avuto ampio respiro nel contesto delle etichette indipendenti, la sua storia ha radici profonde nella musica d’avanguardia. Il suo stesso pseudonimo rappresenta una bandiera: “Loscil” non è altro che un comando del famoso linguaggio di programmazione Csound, straordinario strumento di sintesi audio considerato da molti come la massima espressione tecnologica della computer music fino ai primi anni del duemila. (1)

Morgan ci dice che durante gli studi di composizione è stato fortemente influenzato dal suo maestro Barry Truax, caposaldo della musica d’avanguardia. Truax è diventato famoso per essere stato tra i primi ad esplorare le applicazioni della sintesi granulare, una tecnica di elaborazione del suono che consente di alterare l’articolazione e la durata di un campione audio attraverso complesse letture simultanee, preservandone le caratteristiche timbriche fondamentali. (2)

Scott: «He was a great teacher […] I’ve drifted into my own territory since but he
was fundamental to my approach.»

Un recente articolo di Outi Ampuja, Towards an artificial soundscape? Modern soundscapes under human design (ed Icon 2005), suggerisce un interessante retrospettiva che coinvolge in parte anche le opere di Truax, coniando il termine paesaggio sonoro artificiale, cioè il tentativo di riprodurre un ambiente acustico virtuale in cui la tensione fra le singole componenti definisce una relazione di esistenza tra le stesse. Ciò che ne deriva è un vero e proprio ecosistema sonoro, dove ogni suono trova una sua naturale collocazione e produce un’altrettanto naturale reazione al cambiamento.

Per quanto azzardata, questa definizione descrive perfettamente l’atteggiamento nelle produzioni di Loscil: una musica radicalmente Ambient nel quale è possibile individuare distintamente il ruolo di ogni elemento ed il suo atteggiamento nei confronti del contesto globale, intervallata da momenti in cui l’attenzione viene canalizzata verso solenni pattern ritmico-melodici che fanno collassare tale ecosistema per proiettare l’ascolto verso un secondo.

La serata continuerà con Anna Zaradny, protagonista della scena sperimentale polacca che ci presenterà il suo ultimo album Go Go Theurgy (ed. Musica Genera/Bocian
Records 2016), lavoro che segna il suo ritorno discografico dopo una pausa di riflessione durata anni.

Anch’essa di formazione accademica, Anna Zaradny sembra avere uno stile diametralmente opposto a quello di Loscil: nonostante che la struttura del brano e la durata complessiva dei suoni presentino anche in questo caso una dilatazione notevole, la relazione tra gli stessi appare enigmatica e conflittuale. Ogni elemento sembra contrastare l’altro, o addirittura se stesso, mentre il carattere graffiante dei suoni riproporre questo contrasto persino con l’ascoltatore stesso.

Le sonorità prettamente noise e la densità della tessitura hanno portato queste composizioni ad essere definite dall’autrice stessa come sculture sonore, cioè strutture rigide ed impenetrabili talmente dense nella loro conformazione interna, talmente salde, che ogni tentativo di alterare questa struttura rappresenta un atto di forza nei confronti del materiale stesso.

San Fedele ci propone un evento di indiscutibile rilievo artistico, che vede a confronto due estetiche diverse, con alcuni punti in comune: la presenza di un ambiente sonoro e di elementi caratteristici che interagiscono con lo stesso.

Come di consueto, la diffusione dei brani avverrà sotto la guida del maestro Giovanni Cospito, docente di composizione musicale elettronica presso il Conservatorio G.Verdi di Milano, con l’ormai notissimo acusmonium SATOR, un impianto audio che conta più di venti diffusori disposti lungo tutta la sala da concerto.
Nato negli anni cinquanta come mezzo di interpretazione per la musica elettroacustica, l’acusmonium è un impianto  ben collaudato. Ogni singolo elemento sonoro viene riprodotto attraverso i diffusori, posti tra loro in relazione tale che la sorgente possa avere una suo propria collocazione all’interno dello spazio acustico, e percorrere lo stesso in maniera dinamica. Un’esperienza di ascolto concreta ed immersiva, cornice perfetta per dare risalto alla natura più intima di queste opere e dei loro autori.

1) Csound Manual, http://www.csounds.com/manual/html/loscil.html (Ottobre 2017)
2) POD & PODX* System Chronology, https://www.sfu.ca/~truax/pod.html (Ottobre 2017)

Inner Spaces Auditorium San Fedele (ottobre 2017 – maggio 2018)

Immagine di copertina di hao wang

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