1978: in mostra l’anno magico dell’incrocio tra arte e femminismo

In Arte, Weekend

Ultimi giorni per visitare ‘ll Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia’, una mostra importante che riannoda i fili della relazione tra espressione artistica delle donne e femminismo degli anni ’70, scegliendo il lavoro di decine di artiste 

Il Soggetto imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia è una mostra, come può suggerire il titolo, imprevista. Lo è non tanto per il tema, che sebbene sia stato declinato in diverse forme rimane tuttora aperto, bensì per l’esaustività nel delineare i principali concetti attraverso un percorso fra arti visive e movimento femminista in Italia, individuando un periodo storico in cui la donna nell’arte è stata decisamente una figura centrale, seppur poco riconosciuta.

La mostra colpisce sia per la quantità di opere esposte sia perché accompagna gradualmente il fruitore verso la consapevolezza e la maturità espressiva delle tematiche affrontate, alzando metaforicamente e visivamente il volume della vox mulieribus che dapprima indaga le ironie e la potenza dei gesti, fra un detto e non detto intellettuale, per arrivare ad urlare poi la propria sessualità, demistificare gli stereotipi di genere ed esibendo l’essere “femmina e donna” in modo fiero, perfino ostentato, per sottolinearne la riappropriazione senza più subordinazioni al perbenismo e al pubblico consenso.

Il 1978 è l’anno individuato come catalizzatore di tutte le energie e sinergie nel panorama artistico dell’epoca, ma anche come punto conclusivo di alcune esperienze nevralgiche fra arte e femminismo. In quell’anno la Biennale di Venezia ospitava la mostra di sole donne, curata da Mirella Bentivoglio, “La materializzazione del linguaggio”: 80 artiste rivendicavano spazio e visibilità in un luogo tradizionalmente più maschile e, in concomitanza, una mostra antologica rendeva omaggio a Ketty La Rocca, venuta a mancare nel 1976.

Ti amo,  Mariella Bentivoglio

Nello stesso anno si verificavano notevoli difficoltà e scontri culturali con conseguenti chiusure importanti, come quella dell’associazione femminista La Cooperativa di via Beato Angelico, che fu il primo spazio artistico gestito da sole donne a Roma, ma anche il sorgere di nuove realtà internazionali tramite seminari, mostre e collettive che richiamano in Italia le più significative esponenti del panorama europeo, fra cui Marina Abramović e Gina Pane.

La mostra incentra il concept su tutti i linguaggi espressivi del corpo utilizzati come armi mediatiche in forma d’arte per dichiarare posizioni sociali e politiche tutt’altro che scontate.

Si passa dalla prima sala, in cui le opere di Ketty La Rocca dominano principalmente la scena attraverso un gioco di specchi, sguardi, punteggiatura, gesti. Interessante il tema dello specchio, che inquadra prospettive diverse e ammicca alla partecipazione attiva del visitatore, che si inquadra in esso. Lo specchio è un po’ il simbolo delle vanità femminili, un compagno mattutino che accompagna il trucco e la scelta dell’outfit quotidiano, eppure in questo contesto illumina e restituisce prospettive diverse, fungendo quasi da prologo, da concetto chiave di tutta la mostra.

Ketty La Rocca, 1971, Le Mie parole e Tu?, dittico, carta fotografica e inchiostro

Si prosegue nelle altre sale, con collages fra parole e immagini, quadri, fotografie, poesie, scritture. Notevole la stampa di Marcella Campagnano “L’invenzione del femminile. Ruoli, 1974-1980” che propone l’estetica femminile nei vari stereotipi. E ancora, fino a Gina Pane attraverso le sue performance di Body Art in cui corpo, sangue e ferite diventano dichiarazioni artistiche cruciali di esistenza mistica e resilienza al vivere e a tutto ciò che esso comporta.

Lucia Marcucci 1971, Perfection?, collage su tavola

 

Gina Pane

Le ultime sale sono le più fameliche: il corpo femminile che sottomette lo sguardo del visitatore e gioca esplicitamente con l’erotismo, si esibisce, si appropria di una sicurezza dichiaratoria di sé.

Non ci si stanca a percorrere il climax e raggiungere l’ultima sala, che illustra in modo grafico l’emancipazione femminile e restituisce visivamente emozioni di riconosciuta e (parzialmente) conquistata uguaglianza, come l’avere una donna ai vertici della politica: Nilde Iotti, Presidente della Camera nel 1979.

«Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita.Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto» (Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, 1974).

 

 

ll Soggetto Imprevisto. 1978Arte e femminismo in Italia a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna, con la partecipazione del museo Mart Trento e Rovereto, Madre di Napoli, CAMeC di La Spezia, la collaborazione di Dior e Frittelli Arte Contemporanea,  fino al 26 maggio presso FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano

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