Diario americano: George Floyd, un anno dopo

In diarioCult, Weekend

Cosa è cambiato dopo quegli otto minuti e 46 secondi in cui il ginocchio di un poliziotto ha impedito di respirare a George Floyd, uccidendolo? Poco se si pensa che, nonostante Biden, non è stata ancora approvata la riforma della polizia, tanto se si guarda ai risultati di consapevolezza ottenuti in un anno di mobilitazioni da Black lives matter

Martedì scorso, il 25 maggio, mentre molte delle città americane ricordavano l’assassinio di George Floyd avvenuto esattamente un anno prima, io ero nella nostra casetta di campagna da sola. Andando a fare la spesa (l’unico supermercato è a circa venti minuti di macchina da casa nostra) ho visto, nel giardino di una casa, la scritta BLUE LIVES MATTER e mi si è aperto un rubinetto di considerazioni. 

Blue Lives Matter è l’opposto di Black Lives Matter, perché significa che la vita dei poliziotti (Blue come la loro divisa) ha valore. È un cartello considerato estremamente razzista e di destra, perché non sono certo i poliziotti a essere presi di mira dalle istituzioni, ma la popolazione nera, che spesso e volentieri viene perseguitata e ammazzata dalla polizia.
Il 25 maggio, pensavo guidando, è diventato un giorno dedicato alla riflessione non solo su quello che è accaduto un anno fa, ma su quello che ci si aspetta nel futuro.

Le manifestazioni indette dal movimento BLM sono state le più numerose nella storia degli Stati Uniti, e il successo è dovuto anche al fatto che per la prima volta molti bianchi hanno partecipato e finalmente si sono accorti del terrore che i neri hanno ogni volta che incontrano la polizia. Non che prima non lo sapessero, ma se una cosa non si vuole vedere, non la si vede. Questa volta non si è potuto ignorare quello che è successo.

L’anno scorso al governo c’era Trump, che ovviamente appoggiava molto di più quelli che mettono i cartelli di Blue Lives Matter sul loro praticello tagliato all’inglese. Ha appoggiato, ricordiamolo, non solo i movimenti di estrema destra, ma anche e soprattutto l’occupazione del Campidoglio avvenuta il 6 gennaio scorso. E chissà, probabilmente la presenza di così tanti bianchi al movimento è anche dovuta a un’esasperazione nei confronti dell’ex presidente. Comunque sia, le immagini parlano chiaro e il video dell’uccisione di George Floyd ha fatto letteralmente il giro del mondo. È molto difficile poter essere dalla parte dei poliziotti.

In questo anno, sono cambiate alcune cose, la più importante delle quali è stata la vittoria di Joe Biden alle elezioni. Biden ha sempre ricevuto grande ammirazione dalla comunità nera negli Stati Uniti, ma non solo: ha scelto una donna non bianca come vicepresidente, dando così un messaggio chiaro di rottura completa dall’amministrazione precedente. Ha voluto incontrare personalmente i familiari di George Floyd alla Casa Bianca, un gesto che Trump non avrebbe fatto neanche sotto tortura, anche se non tutti hanno accettato l’invito. C’è molta tensione, perché un anno dopo la tragedia ancora non è passata la legge sulla riforma della polizia. Cioè, è passata alla Camera, ma non al Senato e quindi non è ancora diventata legge. È già passato un anno e non è ancora cambiato niente. 

Il New York Times scrive: “Bridgett Floyd, una delle sorelle di George, dice di aver boicottato l’incontro con Biden perché il presidente non è riuscito a far passare la legge che aveva promesso. ‘Non ha mantenuto la sua promessa, ma gli concedo ancora un paio di settimane’. Spiega, e fa notare quante persone nere sono stato ammazzate dalla polizia dal giorno della morte di suo fratello. ‘Si sono aggiunti molti nomi dopo la morte di mio fratello, ma non è ancora stato fatto nulla‘”.

Ha ragione: dal punto di vista legislativo non è cambiato nulla. E ha ragione: si sono aggiunti troppi nomi alla lista di neri ammazzati dalla polizia. Eppure, tantissime cose sono cambiate, per il meglio: il poliziotto Derek Chauvin che ha messo il ginocchio sul collo di Floyd per otto minuti e quarantasei secondi è stato giudicato colpevole di omicidio e passerà moltissimi anni in carcere. Ma non solo: adesso noi bianchi e molta parte dell’amministrazione Biden non possiamo più chiudere un occhio su quello che i neri devono sopportare per sopravvivere. Sempre sul NYT, una cittadina di Minneapolis presente alla manifestazione di martedì condivide questo suo pensiero: “Questa è stata la prima volta che il mondo si è fermato un attimo e ha riconosciuto che si è trattato di un omicidio. La risposta da parte dei bianchi è stata per noi un’esperienza nuova. E questo è estremamente incoraggiante. Abbiamo fatto abbastanza? No, non ancora”.

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Lo diceva il grande Maestro e spero che sia vero. Coltiviamo questi fiori e facciamo in modo che l’assassinio di George Floyd non sia accaduto invano, ma che diventi in qualche modo il motivo per riforme legislative e sociali concrete e profonde. Sono scesa dalla macchina per entrare nel supermercato con uno strano ottimismo, che spero diventi realtà.

In apertura, foto di Olivier Collet /Unsplash

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