Diario americano: Biden&Harris finalmente

In diarioCult, Weekend

CI vorrà del tempo per disintossicarci dall’era Trump, dal suo populismo misogino e razzista, dalle sue fake news. Ci vorrà del tempo per misurare cosa resta della sua era.
Ma adesso, finto lo stillicidio e le ore passate davanti alla tv, ora che Joe Biden e Kamala Harris, prima donna ad essere vicepresidente, hanno vinto queste storiche elezioni, ora possiamo concederci di essere (quasi) felici

È finito lo stillicidio dei voti che arrivavano a poco a poco. Finite le ore passate davanti al televisore nella speranza che gli Stati si colorassero di blu, o che le percentuali cambiassero, andassero per il verso giusto. 

Ma soprattutto è finita l’era di Trump, le sue visioni di un mondo terribile, diviso, razzista e misogino. Finiti i suoi commenti che fanno venire i brividi, le sue notizie fondate sul nulla, le negazioni di Covid o gli occhiolini alla polizia violenta. Finiti i suoi sotterfugi per scavalcare la legge, per non pagare le tasse. Finite le sue lune di miele con dittatori nel mondo. 

Finito.

Per noi che abbiamo tanto sofferto in questi anni, ci vorrà tempo prima di disintossicarci dall’incubo di Trump, ma poi, quando verrà il momento, sarà ancora bello ascoltare un discorso presidenziale coerente e non offensivo, sarà ancora bello seguire le raccomandazioni della scienza, sarà ancora bello non vergognarsi di essere americani.

Inizia l’era di Biden.

Sono stata in Italia per un mesetto, prima di fuggire il Covid che sta bastonando la mia Milano e ho avuto modo di parlare con tanti miei amici del neoeletto presidente. Tutti, forse tranne uno, hanno una visione un po’ diversa da quella che c’è da questa parte dell’oceano. 

Sì, è molto anziano, ma è anche vero che con gli anni c’è anche un’esperienza lunghissima di quello che è successo a Washington negli ultimi quarant’anni. È un po’ debole, ma è forse la persona giusta per creare un ponte tra le due fazioni, quella democratica e quella repubblicana, per cercare una riconciliazione e abbandonare divisioni violente e controproducenti che l’amministrazione Trump ha esasperato negli ultimi anni. È una persona semplice, Biden, non certo un intellettuale, ma ha una visione molto aperta e progressista di come dovrebbe essere questo strano Paese e, se i democratici ottengono anche la maggioranza in Senato (ed è un gran SE), l’amministrazione di Biden riuscirà a proporre e a passare provvedimenti sul cambiamento climatico, migliori diritti per i lavoratori, ma soprattutto tenterà di migliorare l’orribile situazione della salute pubblica, che qui non è affatto scontato. Sì, assicura gli americani che riprenderà in mano il lavoro iniziato da Obama, il famoso Obamacare, e lo renderà accessibile a tutti. Perché qui è davvero un disastro. Ho letto poco fa che per esempio chi non ha assicurazione medica, ha contratto il Covid e deve essere ricoverato in ospedale, deve pagare in media 70mila dollari. Una cifra astronomica per tutti, ma soprattutto per i lavoratori a cui la ditta non paga le spese assicurative, e cioè i cuochi, i guidatori di tir, le persone delle pulizie e altri. Quindi, anche se da lontano Biden sembra un vecchietto rincoglionito (e non solo da lontano), porta alla Casa Bianca una ventata progressiva e un’esperienza politica ammirabile.

Ma la parte che mi emoziona di più di questa vittoria è vedere alla vicepresidenza una donna nera, giovane e estremamente intelligente. Non è stata una scelta facile per Biden, ma durante le proteste dei Black Lives Matter, ha probabilmente capito che la scelta di una persona non bianca sarebbe stata apprezzata dalla sinistra e dal movimento BLM, che è diventato una forza da non sottovalutare. Poi avrebbe dovuto anche essere una donna, che si attende alla Casa Bianca ormai da tanti anni. Insomma, una decisione forse presa a tavolino e in questo senso un po’ cinica, ma che approvo. 

Kamala Harris ha combattuto contro Biden durante i dibattiti per le primarie; non hanno le stesse opinioni su tutto. Per esempio, in tante cose lei è più simile a Bernie Sanders o a Elizabeth Warren: fa parte della generazione dei nuovi democratici che tentano di spostare tutto un po’ più lontano dal centro. Ma Kamala Harris ha anche i suoi begli scheletri nell’armadio di un passato da procuratore della California molto severa, che ha sbattuto in galera moltissime persone, soprattutto appartenenti alle minoranze. 

Ma insomma, non tutti sono perfetti.

Oggi l’America ha finalmente spento la televisione e si è occupata di altro: del bucato che ormai è diventato una montagna; del frigorifero, vuoto tranne mezzo limone e un po’ di latte scaduto; dei cani da pisciare, dei bambini da curare. In molti sono scesi in piazza a festeggiare, o per le strade e suonare il clacson, proprio come quando l’Italia aveva vinto i mondiali. 

Qui a Cambridge è una giornata bellissima e adesso che a poco a poco mi si sta sciogliendo il grumo di ansia accumulato in questi giorni, me ne vado a fare una bella passeggiata, con le mie cuffiette che mi propongono un sano Chet Baker. 

E che questa sia la prima di tante giornate tranquille. Oso dire, quasi felici.

In apertura, foto Deckerme

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