Così due Pinter tengono in ostaggio il pubblico

In Teatro

Due testi del geniale drammaturgo in scena a Milano: L’amante e Il calapranzi, più attuali che mai, in scena all’Out Off e al Libero

Un classico, una pietra miliare, un premio Nobel.

Harold Pinter è in scena a Milano. Il cartellone del Teatro Libero ospita Il Calapranzi (1957), quello dell’Out Off L’Amante (1962).

I due testi scelti da Corrado d’Elia e da Lorenzo Loris sono scritti a soli cinque anni di distanza e pure risultano molto diversi per convenzione: ancora manifesto dell’assurdo il primo, già figlio della Swinging London il secondo. Comunque entrambi hanno generato una profonda eco nella produzione europea successiva e ancora oggi se ne riconoscono i tratti, più o meno consapevoli, in diverse tendenze della drammaturgia contemporanea.

 

Non si tratta di visitare un sepolcro per riconoscere le proprie radici o di una gita must have nel diario dei biglietti della stagione milanese 2016. I due spettacoli infatti non risultano per nulla impolverati sulla scena. Si può dunque affermare con buona pace di Pinter che è ancora attuale, lo sono le sue storie, lo è il suo linguaggio teatrale.

Meno nobile dover ammettere che non siamo cambiati così tanto e forse anche che siamo un po’ ignoranti perché non abbiamo letto, visto e soprattutto recepito abbastanza Pinter, così da stupirci ora della sua attualità. Ma tant’è.

 

L’Amante è uno spettacolo sicuro, equilibrato, forte del Premio nazionale della Critica vinto da Loris nel 2011 con Il Guardiano di Pinter.

I protagonisti sono sposati da nove anni e si tradiscono. Vivono in una bella casa con le veneziane che lasciano passare un po’ di luce, svelando albe e tramonti magistrali di Alessandro Tinelli. Si tradiscono e sanno di tradirsi. Sarah ha un amante storico che la visita regolarmente. Richard frequenta una prostituta. Sarah e Richard lo sanno. Sono aperti, non reprimono le loro esigenze sessuali, anzi si raccontato fantasie e incontri erotici. Personaggi talmente ambigui da essere i rispettivi amanti dell’altro. Cinzia Spanò e Roberto Trifirò sono bravi e danno un’ottima interpretazione, sono sensuali e al contempo grotteschi, esplorano la commedia e riescono anche a restituire i toni più noir del testo. Solo in alcuni brevi momenti il ritmo cala. Dagli anni Sessanta arriva anche un po’ di citazionismo: nella bella scenografia di Daniela Gardinazzi ci si diverte a individuare una natura morta di Morandi e la donna che guarda la finestra di Hopper; tra le musiche di Simone Spreafico si intromette The sound of silence, l’operazione pop è riuscita: viene voglia di mettersi a cantare.

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Al Libero lo spettacolo comincia efficacemente prima che le luci si abbassino. Francesco Maria Cordella, Ben, scruta il pubblico dal giornale che legge compulsivamente e Alessandro Castellucci, Gus, si gira e si rigira in uno scomodissimo letto IKEA. Le luci calano, i due iniziano a parlare. Sono serial killer e attendono la vittima. In un teatro nudo. Al teatro Libero.

Di loro non si sa né si dice niente. Uno humor sottile pervade l’attesa sempre più incalzante e surreale sperando che qualcosa succeda. Finché un calapranzi, un secchio di plastica blu, inizia a impartire ordini per pietanze sempre più elaborate.

La vittima, si sa, sarà uno dei due personaggi. È chiaro dal momento in cui i protagonisti ripassano le azioni da fare al momento decisivo.

Il Calapranzi è un giro a vuoto, uno spaccato di assurdo messo in un contesto credibile e realistico. I due attori danno vita a momenti di comicità davvero felici, ma in alcuni momenti non sostengono la tensione, così l’irascibilità di Ben e la solo presunta ingenuità di Gus non colgono sempre nel segno.

Un Pinter cinematografico, sottolineato dalla scelta dello spazio senza fronzoli, è l’interessante risultato del lavoro di Corrado d’Elia che torna al teatro Libero come paladino del destino del testo più celebre di Pinter: una macchina teatrale autosufficiente che ha ancora bisogno di cercare un punto di contatto oltre la quarta parete.

 

L’amante all’Out Off è un tripudio di voyeurismo, il pubblico si sente sotto le lenzuola di Richard e Sarah; al Libero il pubblico è in ostaggio, letteralmente chiuso nel seminterrato con Ben e Gus, sopra la sua testa passa il calapranzi. In entrambi i lavori gli spettatori sono buttati dentro al dramma, bloccati nella scena. Esiste un fuori? Qualcosa che non sia teatro, un tempo, una relazione esterni al fatto scenico? Uno stimolante cortocircuito generato dall’eredità pinteriana riletta da d’Elia e Loris.

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Fuori dai due teatri ci sono spettatori soddisfatti, quelli che si compiacciono, altri che capiscono in ritardo, alcuni che non capiscono, certi si lamentano: Pinter ancora genera dibattito e rimane uno snodo obbligatorio, per pubblico e regia.

(La fotografia da L’amante è di DORKIN, quella da Il calapranzi di Angelo Redaelli)

L’Amante di Harold Pinter, regia di Lorenzo Loris, dal 6 aprile all’8 maggio al Teatro Out Off

Il Calapranzi di Harold Pinter, regia di Corrado d’Elia, dal 19 aprile al 2 maggio al Teatro Libero

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