We Love Sleep, in metropolitana

In Arte

Il sonno, tema che l’Arte ha trattato nel corso dei secoli, in mostra in una location tutta speciale: la MM1 di Duomo, in galleria Santa Redegonda

We Love Sleep, come si intuisce dal titolo, è una mostra sul sonno. Più inaspettata è la location dell’esposizione: all’interno della MM1 di Duomo, lungo la Galleria Santa Redegonda. Le venti opere sono esposte nelle grandi vetrine lungo il percorso che porta verso corso Vittorio Emanuele, come altre merci, profumi, oggetti, vestiti, che fanno a gara per attirare l’attenzione dei passeggeri frettolosi.

L’idea di portare l’Arte in un posto così popolare e accessibile – non occorre neanche entrare nella galleria, basta passarci davanti – colpisce l’immaginazione. Altro aspetto speciale è che lo sponsor è un importante brand di materassi, che invece di fare la solita pubblicità si è fatto mecenate di venti artisti. Due i vincoli: il tema, cioè il dormire, e il formato, per tutti 150 x 200 cm. Per il resto è stata data libertà assoluta di soggetto, stile e tecnica.

Marla MdsuperC, 2015 - 
Foto di Mauro Ranzani
Marla, MdsuperC, 2015. 
Photo: Mauro Ranzani.

Se pensiamo all’iconografia del sonno nell’arte si affollano decine di interpretazioni: è un tema che ha sempre catturato l’immaginario collettivo. C’è Amore e Psiche di Canova, con la giovane che guarda ammaliata l’amante che dorme, ma una goccia d’olio bollente caduta dalla lanterna lo sveglierà e porterà alla rovina la poveretta. Di solito a essere ritratte sono le donne: ecco la Venere dormiente di Giorgione, la Maya di Goya, l’Olympia di Manet, le Odalische di Matisse, tutte sensuali, irresistibili; ti accontenti di guardarle da dietro una tenda, dal buco della serratura, da dietro un albero per paura di infrangere l’incantesimo.

Certe volte sono il letto e la stanza vuoti a raccontarci incubi, come ne La camera del pittore di Van Gogh: l’assenza di prospettiva dà la sensazione che il letto precipiti nell’abisso: quadri e oggetti sono sghembi, pericolosi e pericolanti.

Forse a questo filone  si ricollega Fabio Giampietro nel dipinto in mostra: una nebulosa a forma di uomo in posizione fetale precipita in un abisso di grattaceli. Tutto è giocato su un’infinita gamma di grigi, improvvisamente ravvivati da uno squarcio di biacca.

Fabio Giampietro Sogno ricorrente, 2015 - 
Foto di Mauro Ranzani
Fabio Giampietro, Sogno ricorrente, 2015. photo: Mauro Ranzani

Incubo o gioco psichedelico per Marla: una dormiente fluttua in uno spazio di figure geometriche coloratissime e di strisce bianche e nere; sotto e sopra, vero e falso si confondono.

Un riposo da dea per Sofia Cacciapaglia: una candida donna giunonica vista di fronte e da tergo giace su uno sfondo oro. Francesca Toffolena si ritrae invece in un fotomontaggio in cui il suo corpo si dissolve a poco a poco nell’erba del prato. Federica Ferzoco fa giacere su un lenzuolo due calchi del corpo in garza.

In mostra, la gran parte di opere è di artiste donne e, almeno in questo caso, rappresenta un’inversione di tendenza, perché «meno del 5% degli artisti nella sezione moderna del Metropolitan Museum sono donne, ma l’85% dei nudi nei dipinti esposti sono femminili», come recitava un noto manifesto delle Guerrilla Girls.

We Love Sleep, Galleria santa Redegonda [MM 1 Duomo], fino al 14 giugno 2015

Foto: Sofia Cacciapaglia, Senza Titolo, 2015 – 
Foto di Mauro Ranzani

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