Stagioni teatrali / Carcano, un’antica e solida ricetta tra ieri e oggi

In Teatro

Al Teatro di Corso di Porta Romana una stagione ricca di grandi nomi e titoli importanti, in un viaggio che si muove tra passato e presente

Grandi nomi, titoli importanti, una prosa che sembra non lasciare scampo: sono questi gli elementi che si rincorrono tra loro nella stagione 2016-2017 del teatro Carcano – Centro d’arte contemporanea, in un viaggio sapientemente orchestrato – nei contenuti e nell’organizzazione – tra passato e presente.

Ad aprire le danze sono una leggenda della scena e il drammaturgo più quotato del momento: Ottavia Piccolo e Stefano Massini, “in pausa” dai suoi impegni al Piccolo, entrambi impegnati con Donna non rieducabili, monologo che assembla articoli, interviste e umanità varia della giornalista Anna Politkovskaja, trovata uccisa a colpi d’arma da fuoco nel 2006 all’interno del suo palazzo. Un testo quanto mai attuale, vibrante, magnificato dall’intensità della Piccolo e da una storia che odora di rabbia, ingiustizia e dolore.

Interessante è la scelta, da parte del Carcano, di affidare uno slot della programmazione a una pièce di Norm Foster (1949), drammaturgo celeberrimo nel natio Canada ma poco rappresentato in Italia: la sua Diamoci del tu, con regia di Emanuela Giordano, nasce nel 2012, e arriva dal 3 al 13 novembre sul palco del teatro milanese con due protagonisti d’eccezione. Anna Galiena ed Enzo Decaro sono infatti le stelle brillanti di un testo raffinato e acutissimo, una partita a due tra un romanziere egoriferito oltre ogni massimo sistema e la sua domestica. Voleranno scintille – e talento.

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Prima di Natale, sia lasciato il palco a tre primi interpreti, ognuno per una ragione diversa. Iniziamo con il carisma di un attore come Michele Riondino, che dirige e interpreta (16-20 novembre) Anarchicamente anarchici, rilettura teatrale ispirata al libro Sopra ogni cosa di Don Andrea Gallo, dedicato da quest’ultimo all’amicizia con Fabrizio De Andrè. Si continua con Simone Cristicchi, che su regia di Antonio Calenda è l’unico protagonista del Secondo figlio di Dio: un uomo, sul finire dell’800, si proclama figlio del Creatore. Cristicchi torna sulle scene dopo il successo di Magazzino 18, con un testo intenso e basato sulla vera storia del «Cristo dell’Amiata» David Lazzaretti, muovendosi a proprio agio sia come storyteller che come cantante (diversi i brani inediti che saranno eseguiti dall’artista sul palco). A salutare l’anno (dal 14 al 18 dicembre) ci pensa invece un istrione d’eccezione: Vittorio Sgarbi, in scena con un viaggio monologante nelle retrovie – ma anche nelle opere illustri – del maestro Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio. Dirige Angelo Generali.

E se una stagione teatrale pare non poter sopravvivere senza inserire Carlo Goldoni nel suo cartellone – vedi alla voce Locandiera, regia di Andrea Chiodi, dal 12 al 22 gennaio con Caterina Carpio e Tindaro Granata, o Il Bugiardo, con la premiata coppia Glejeses-Bargilli e Alfredo Ariàs in cabina di regia (29 marzo – 9 aprile), lo stesso può dirsi per William Shakespeare. Una delle vette del suo teatro, Misura per Misura, rivive in tutto il suo nerissimo cinismo grazie alla regia e all’interpretazione di Jurij Ferrini (26 aprile – 7 maggio).

Il Carcano, però, non riesce nemmeno a rinunciare a titoli raffinati e di gran classe, come Lo spirito allegro (8-19 febbraio) di Coward in scena con Leo Gullotta e Betti Pedrazzi, tra romanzieri, occultismi e vecchiette medium dal carattere alquanto bizzarro. O a un nome di grido come quello di Moni Ovadia, in scena con Il Cesellante di Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale (quest’ultimo anche regista, dal 25/01 al 05/02).

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E trovano spazio anche lavori più ridanciani, come l’ormai cultissimo Le prénom (cena tra amici), dal 1 al 12 marzo, o Matti da slegare, con la coppia Giobbe Covatta – Enzo Iacchetti (e Gioele Dix a dirigere).

Tra passato e presente, contemporaneità e classici, un mix omogeneo di titoli e nomi che in armonia accompagnano quest’imminente stagione del teatro di Corso di Porta Romana. Chi scrive non vede l’ora di vedere Gullotta all’opera, ma questo non è poi così importante: con un parterre di autori così interessante, non si può che augurare buon lavoro agli artisti. E a noi felice visione.

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