Fallisi, Sicilia a tempo di twist

In Teatro

Monologo a più voci della brava Fallisi, moglie di Aldo (vedi il Trio…), in una ricognizione del Meridione ’60 completa di tutti gli stereotipi riletti con ironia

Dal titolo, La morte balla sui tacchi a spillo potrebbe sembrare una commediola tendente al musical. E il fatto che la protagonista, monologante, sia popolarmente riconosciuta non tanto come Silvana Fallisi, quanto come moglie di Aldo Baglio (proprio quello di Aldo, Giovanni e Giacomo), poteva far sospettare che la comicità e la spensieratezza prevalessero sul messaggio del testo.

Così non è, perché questo spettacolo, come molte delle piccole produzioni milanesi, è un gioiellino. È un raro esempio di satira lieve che affronta i pregiudizi della società, abbattendo in primis quelli dello stesso pubblico che pensava di aver già capito tutto dal titolo.

La drammaturgia di Michela Tilli, Corrado Accordino e della stessa Fallisi torna a parlarci della Sicilia degli anni Sessanta, seguendo scia e modello di Sciascia e Bufalino, ma con l’occhio di chi, dopo cinquant’anni, vede ancora radicato negli individui quel credo che allora faceva l’Italia conservatrice e il Sud mafioso. Un sostrato ideale che si ripresenta nell’impostazione cattolica e perbenista non solo del meridione, ma anche di quel nord che a piene mani ha attinto dalla “tradizione” meridionale.

La Fallisi dimostra grande abilità nella gestione dei tempi comici e di un dialetto che le appartiene quasi quanto al suo personaggio, donna austera, insegnante bacchettona della provincia siciliana. Lei è la tipica prefica che per dovere sociale si addossa la responsabilità del lamento funebre di una sua collega, non casualmente chiamata Vita (da Vittoria), che non ama e che in parte è felice di salutare per l’ultima volta.

Nell’organizzazione del funerale, donna Tanina si sofferma in casa di Vituzza e discute con una statuetta di Gesù in croce, cui lei dà il nome di Salvatore, di temi come fede, amore, coraggio, uguaglianza. Tutte cose in realtà molto lontane da lei.

Donna Tanina e Vita sono infatti tutt’altro che uguali, soprattutto nella Sicilia provinciale di quegli anni. La Fallisi, prendendo in prestito le parole di De Andrè, è proprio quella “comare del paesino” cui una vita solo immaginata aveva “sottratto l’osso”. E così Vituzza è una bocca di rosa che porta novità e bellezza alla gravità siciliana, avendo dalla sua parte quel profano che è cambiamento, rinnovamento, ma che ancora oggi in certi casi si fa fatica ad accettare.

Silvana, come la si chiama sempre sul grande schermo, dà prova delle proprie qualità interpretative su un palco teatrale che le si addice più della cinepresa. E regala un’immagine di straordinaria fisicità, raggiungendo l’acme in brevissime parentesi ballabili che non hanno nulla del musical, ma hanno tutta l’energia del twist che ha contribuito a vitalizzare gli anni Sessanta dello spettacolo.

La morte balla sui tacchi a spillo, di Michela Tilli, regia di Corrado Accordino, con Silvana Fallisi. Fino all’8 febbraio al Teatro Libero di Milano.

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