Un balletto cortese

In Arte

Da Raffaella Cortese un balletto in calzamaglia diventa davvero perturbante. Osservate bene le immagini e capirete perché…

La Galleria Raffaella Cortese ospita le personali di due artisti, l’americano T.J. Wilcox (1965) e la francese Mathilde Rosier (1973). A pochi passi l’una dall’altra le due esposizioni dialogano vivacemente e ricreano un clima da Mitteleuropa d’inizio Novecento.

Wilcox presenta un video ispirato all’opera di Jacques Offenbach, agli scritti di E.T.A Hoffmann e al Perturbante enunciato da Freud, mentre i danzatori su carta di Rosier, onirici, romantici, ma formalmente precisi e studiati, sembrano volersi porre come eredi diretti dei musici volanti di Chagall e dei ballets mécaniques.

Wilcox Rosier
T.J. Wilcox, installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano.
Courtesy the Artist and the Gallery. Photo: Lorenzo Palmieri

I due artisti dimostrano di condividere una simile, solida, memoria storica e di saper adattare le roboanti sperimentazioni delle avanguardie (la Semaine de bonté di Max Ernst viene in mente di fronte a Wilcox; i mannequins del teatro russo guardando Rosier) ad un’estetica più sintetica.

Verrebbe da chiedersi cosa accadrebbe se il fantasma di Cesare Musatti invitasse quello di Sigmund Freud a Milano, per visitare insieme le gallerie che si occupano di contemporaneo. Se ciò accadesse, Boringhieri dovrebbe stampare almeno cinque nuovi volumi poiché la civiltà non prova più disagio, ma – ahinoi – è pronta a tutto: il perturbante è ormai conservato in formaldeide. Freud illustrerebbe, con il suo meraviglioso stile da saggio romanzato (che oggi è andato perso), come l’arte postmoderna abbia depredato l’uomo delle sue paure e dei suoi pudori, che tanta parte hanno avuto in diciottomila anni di pittura e scultura.

Wilcox Rosier
Mathilde Rosier, Abstracting Attraction, 2014. photo: videorize.

Il ritorno del rimosso, lo straniamento dinanzi a quel che più pare familiare, i vivi che non paion più vivi e i morti che si mostrano più vivi che mai, i maghi sabbiolini che danno colore alle nostre notti, i fantasmi che per farci paura si vestono da spettri… sebbene la parola uncanny sia usata in migliaia di comunicati stampa, quale opera oggi restituisce quel trasalire unico che Monsieur le Psychanalyste chiamò Das Unheimliche (Il Perturbante)? Invece, da Raffaella Cortese, con Rosier e Wilcox, Freud tornerebbe a sentirsi a casa, in quella casa dove Io invano cerca di credersi padrone.

“Mathilde Rosier / T.J. Wilcox”, Galleria Raffaella Cortese, fino al 14 febbraio 2015.

Foto: Mathilde Rosier, Abstracting Attraction, 2014. View at Galleria Raffaella Cortese, Milano. Performers: Silvia Bonavigo, Fabrizio Mastrangelo. photo: videorize.

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