La ricorrenza dei 40 anni dalla notte dell’assassinio accende una lista infinita di omaggi: al centro Bologna. Molti spettacoli teatrali, libri e anche “Salò” che torna in sala
La prima avvisaglia è stato il premio che i giovani hanno consegnato a Salò alla Mostra di Venezia per il miglior classico restaurato, merito dell’operazione sulla memoria del grande cinema che la Cineteca di Bologna porta avanti da qualche anno e che al Lido aveva come “concorrente” l’Amarcord felliniano.
Parentesi: Fellini e Pasolini furono amici per un periodo, Federico presentò a Pier Paolo molti cineasti e cinematografari romani, e per i dialoghi di Le notti di Cabiria Pasolini diede il suo contributo ma poi si offese perché Fellini quando provò a fare il producer (la dimenticata Federiz di rizzoliana memoria…) non accettò l’opera prima Accattone che poi produsse Alfredo Bini che divenne il complice storico del nuovo regista subito giudicato scandaloso dall’ipocrisia vigente. E c’è una grande iniziativa del Corriere della Sera, su cui Pasolini scrisse pezzi memorabili, che dal 27 ottobre edita settimanalmente (€. 8,90) ben 22 volumi sull’opera di Pasolini spesso con contributi inediti: il primo è Ragazzi di vita (prefazione di Vincenzo Cerami e intervento di Emanuele Trevi), grande romanzo di cui Fabrizio Gifuni offre un memorabile reading scegliendone cinque pezzi (sarà al Parenti dopo l’anteprima estiva, dal 25 al 27 maggio).
E seguono il 3 novembre Una vita violenta (da cui fu tratto un film di Paolo Heusch) e Scritti corsari con prefazione nuova di Paolo Di Stefano. L’attività letteraria riporta in luce la produzione di Pasolini friulano, dal ’45 al ’51, in una raccolta curata dal cugino e biografo Nico Naldini e intitolata In un paese di temporali e di primule, edito da Guanda, così come Romans un romanzo giovanile centrato sulla figura di un prete. Teatralmente, tante cose belle: in ordine di tempo arriva a Bologna, a Teatri di Vita (dal 28 ottobre al 1 novembre) Is, Is Oil di Andrea Adriatico, che aveva già affrontato dieci anni fa Orgia. Qui porta in scena una riflessione su Petrolio, la famosa incompiuta di Pasolini (su cui aveva ragionato anche Ronconi che aveva allestito sia Pilade sia Calderon).
Lo spettacolo si inserisce in un vasto repertorio di tributi e contributi di vario genere che Bologna sta allestendo con la Cineteca ed altri enti culturali sotto il titolo Più moderno di ogni moderno (verso pasoliniano: io feto…). E in ordine cronologico attenzione a Siamo tutti in pericolo (dal 27 al 31 ottobre al Parenti di Milano) cioè l’ultima intervista di Pasolini (a Furio Colombo nell’estremo giorno di vita), regìa e drammaturgia di Daniele Salvo. E un gruppo di giovani attori mette in scena un curioso soggetto di Pasolini, pubblicato dal Saggiatore, una sceneggiatura per un film mai fatto e ridotta per le scene, La nebbiosa che aveva la stranezza di svolgersi a Milano tra ragazzi di vita che parlano in testoriano (è il periodo viscontiano di Rocco e i suoi fratelli, ci sono tutti i segnali).
Ma torniamo a Salò, il mercimonio morale e materiale del divin marchese de Sade durante l’agonia della democrazia negli ultimi, macabri giorni del fascismo sul lago di Garda.
Ora quel film postumo testamento di Pasolini, disturbante perché straziante, un poco risarcito moralmente delle offese gratuite, delle incomprensioni, delle volgarità, delle censure accumulate nel tempo, torna in sala il 2 novembre, data secca, nel 40mo anniversario della morte, anzi dell’assassinio mai chiarito, del poeta regista scrittore che tanto ha influenzato il pensiero e il costume con alcune note mai smentite profezie.
Ricordiamo che fu lui a coniare il termine “palazzo” per la tana dei politici, fuori dal reale; fu lui a rivelar la scomparsa delle lucciole e l’omologazione piccolo borghese del proletariato. Vicino alla scadenza il mondo del teatro (Pasolini è spesso discusso e rappresentato, memorabili allestimenti dell’Elfo e di Gassmann senjor e junior uniti in Affabulazione) cerca di “festeggiare” la macabra ricorrenza tramandandone il valore e i valori: in molte città in quella notte tra l’1 e il 2 che vide Pasolini cadere insanguinato all’Idroscalo di Ostia si reciteranno poesie e prose, idee e invettive di Pasolini, in affettuoso ordine sparso. E intanto si moltiplicano le occasioni di scoperchiare verità sempre più relative: se Abel Ferrara l’anno scorso aveva svolto il suo compito rivocatorio col film sull’ultimo giorno di vita dello scrittore, David Grieco, amico e collaboratore del poeta, giornalista dell’Unità e regista, paragona il delitto Pasolini a quello Matteotti nel libro (e poi in un film) La macchinazione, edito da Rizzoli, ribadendo il senso politico di quell’agguato non risolvibile in una faccenda di prostituzione. L’ha scritto con l’avv. Stefano Maccioni che da anni tenta di far luce sul caso: rilancia l’ipotesi che l’inganno nasca dal fatto che erano state rubate le “pizze” (il cinema di celluloide, non digitale) del film “Salò” e che all’autore fosse stato promesso quella notte di riaverle.
Un altro libro Rizzoli sarà del giallista Carlo Lucarelli che affronta i segreti del caso Pasolini. Il ricordo avrà tre capitali che sono poi quelle della sua vita: il Friuli, dove visse da giovane, Bologna (dove nacque il 5 marzo 1922), Roma dove si trasferì nel momento del successo, del cinema.
Ci sono moltissime germinazioni spontanee di artisti che sentono come il bisogno di saldare i debiti incolmabili con questo scrittore che fu capace di attraversare trasversalmente la cultura (cinema, teatro, giornalismo…): Luigi Lo Cascio, per esempio, farà un recital unendo la sua biografia con pezzi di opere pasoliniane; Antonio Latella mette in scena Ma come madre, omaggio doloroso all’amore di Pasolini per la sua mamma angelicata che forse non conobbe mai la sorte del figlio; Calderon va in scena il 9 febbraio al Piccolo con Andrea Renzi e la regìa di Francesco Saponaro, rilettura della Vita è sogno di Calderon nella Spagna franchista del 1967, tassello del discorso caro a PPP sul crollo delle ideologie e la fine delle utopie: sullo sfondo, memento dell’importanza dell’arte figurativa, il celebre “Las Meninas” di Velàzquez.
Uno spettacolo scontro incontro di diversi linguaggi soprattutto tra cinema e teatro (che si incrociarono nella vita di Pasolini) e con l’intervento video di Anna Bonaiuto, un incrocio linguistico che lo scrittore aveva previsto e che spesso ha raggiunto soglie di poetica eternità al riparo delle facili accuse politiche, alzandosi molto più in alto di tutti.