Ben Harper, lo sciamano del blues

In Musica

Accompagnato dall’armonica di Charlie Musselwhite, il grande musicista americano ci riprova. Limpido e vero come acqua di fonte “No Mercy In this land”, il suo nuovo album, è antico e moderno allo stesso tempo

Non so voi, mai io quando ho bisogno di ricaricarmi e di ritrovarmi, passo dal blues. Per me è come ripartire dal basso, dalle radici, dalla storia che appartiene in maniera misteriosa e meravigliosa alla mia vita, anche se non sono nato sulle rive del Mississippi e nemmeno in Africa, ma nella più banale clinica Sant’Elena a Milano.

Ecco perché questo disco a firma Ben Harper e Charlie Musselwhite da subito è diventato un mio luogo dell’anima. Trasparente e vero come acqua di fonte, No Mercy In This Land è un album antico e moderno al tempo stesso. Antico perché suona come i dischi blues di una volta, poca postproduzione e tanta energia. Moderno perché fare musica immediata, pronta, efficace e perfetta per essere suonata live è qualcosa di assolutamente importante per avere visibilità e credibilità nel 2018.

Ma partiamo dall’inizio: di Ben Harper si sa quasi tutto, mentre qualche domanda bisogna farsela su Charlie Musselwhite: armonicista di livello eccelso, amante del blues ma di pelle bianca, ha alle spalle una vita da leggenda. Basti pensare che la sua storia pare sia alla base del personaggio di Elwood Blues, ovvero Dan Akroyd in Blues Brothers. Ben e Charlie si sono conosciuti tramite John Lee Hooker (con cui Musselwhite ha suonato) e poi hanno deciso di fare musica insieme.

I risultati sono stati a dir poco eccellenti: il disco del 2015 Get up ha vinto un Grammy Award come miglior disco blues, ed è altamente probabile che questo nuovo lavoro superi il precedente come successo e come importanza.

Ben Harper è sempre stato una sciamano della musica, forse l’unico credibile delle ultime generazioni. Sembra sempre in contatto con qualcuno che da lassù gli muove le dita e la testa per fargli scrivere e suonare delle grandi canzoni. Nella sua carriera ha fatto e farà rock, reggae, gospel e chissà cos’altro. Ma con Musselwhite sembra abbia trovato il suo Virgilio, una guida amica e complice che lo accompagna con stile e personalità alla base, alla fonte della musica.

Sentitevi la title track, vi prego: è proprio nel pezzo intitolato No Mercy in this land che la magia del passato e del presente del blues prende forma e sostanza. Canto a due voci, chitarra acustica e armonica per una canzone dolente e sincera come un pezzo di vita raccontato in una notte in cui non si ha voglia di dormire, ma di ripensare a se stessi e reinventarsi un domani diverso, qualunque esso sia.

Ovviamente un disco blues non può essere solo lento e acustico: pezzi come Movin on schiodano le assi di qualunque pavimento di legno mentre The bottle wins again sembra presa dal miglior repertorio di Muddy Waters. Tutta roba di prima qualità insomma, che merita assolutamente di essere vista live lunedì 23 e martedì 24 aprile al Fabrique. La prima data è sold out, ma per la seconda trovate ancora posto.

In un intervista Charlie Musselwhite per raccontare il blues ha citato Jimi Hendrix: «il blues è facile da suonare, ma difficile da sentire». Ecco, questo è un disco (un progetto, un idea di musica) che “sente il blues” dalla prima all’ultima nota. Chapeau.