Il senso dello spirito nella musica

In Musica

Riparte il Festival MITO, quest’anno intitolato “Spiriti” , inteso nel suo significato più ampio. Perché, come dice Nicola Campogrande, direttore artistico della rassegna, la musica è stata considerata a più riprese l’unica voce riproducibile del soprannaturale: che si trattasse dello spirito di una foresta, di una freccia scoccata da Cupido, o della voce di Dio. 80 concerti in quindici giorni per riconnettersi col senso profondo delle cose

Dopo quello che abbiamo passato ci sembra un miraggio: la quattordicesima edizione del festival MITO, quest’anno intitolato Spiriti sta per iniziare. L’inaugurazione avverrà prima a Torino il 4 settembre, e a Milano il giorno successivo. Naturalmente sono tante le novità, gli adattamenti che si sono dovuti fare rispetto agli anni passati, ma difficilmente si sarebbe potuto immaginare un risultato più promettente contrassegnato dall’entusiasmo e dalla determinazione con cui gli organizzatori hanno saputo portare avanti il festival in un momento così difficile. D’altra parte basti pensare alle dimensioni della rassegna, con i suoi 80 concerti (40 programmi differenti), per capire lo sforzo richiesto per poterla svolgere in una fase pur sempre ancora caratterizzata dall’emergenza sanitaria. Ma l’importanza che può avere un’iniziativa culturale di questo livello è incommensurabile, tanto per il pubblico quanto per gli artisti stessi.

È proprio in seguito all’emergenza sanitaria e alle complicazioni riscontrabili alle frontiere che si è scelto di giocare il festival tutto su artisti e formazioni nostrane. Un limite dunque si è tramutato in una risorsa imprevista. E per il pubblico sarà una preziosa occasione per ascoltare esecutori meno frequentati del solito, e per questi ultimi un’importante occasione per fare musica e farsi apprezzare in una sede così prestigiosa. Del resto in Italia, i musicisti importanti non mancano. 

Fiore all’occhiello di questa edizione, per esempio, sono le tre “star” del violoncello, Sollima, Dindo e Brunello, che terranno tre imperdibili concerti da solisti. Allo sgabello del pianoforte, invece, siederanno musicisti del calibro di Cabassi, Gorini, Arciuli, e la coppia Canino-Ballista, solo per citarne alcuni.

Sempre nell’ottica di “rilanciare” il nostro paese sono stati notevolmente abbassati i prezzi dei concerti, in modo da rendere l’esperienza ancora più fruibile. In concomitanza con questa scelta si è deciso di proporre i concerti secondo la modalità del cinema: primo e secondo spettacolo, dunque, con una replica ciascuno. In questo modo ci sarà la possibilità di rispettare più facilmente le norme sanitarie e, allo stesso tempo, consentire a un pubblico diverso e più vasto la partecipazione al festival. Così si è fatta di necessità virtù con la speranza di coinvolgere più spettatori possibile, di diverse età e classi sociali. Insomma ci aspetta un festival per certi versi nuovo, inedito e ricco di energia, che lancia un forte messaggio di speranza al pubblico.

Il tema di questa edizione Spiriti –, scelto ben prima dell’emergenza covid, sembra in qualche modo premonitore. Vero è che qualunque argomento avrebbe potuto facilmente accordarsi al nostro tempo, ma la vicinanza con il mondo degli spiriti (declinato nelle sue forme più varie) ci appare adesso più “viva”. Anche perché, come ha specificato Nicola Campogrande, direttore artistico del festival, il mondo degli spiriti è vasto. Fantasmi, divinità, echi e allusioni all’invisibile, tutto questo è “spirito”. Sfogliando il programmi dei concerti salta subito all’occhio come il fil rouge intessa un ricamo frizzante attraverso  tutta la musica: dalla antica alla contemporanea, con alcune “prime assolute”, alcuni grandi classici e rare gemme preziose, il tutto sapientemente intrecciato. 

Abbiamo già accennato ai tre grandi violoncellisti solisti che calcheranno i palchi in quest’edizione, ma non saranno certo gli unici recital. Si contano ben sette appuntamenti per gli amanti del pianoforte, con e senza orchestra. Davide Cabassi, sotto la direzione del Maestro Alessandro Crudele (lunedì 14), eseguirà un concerto per pianoforte di Mozart, il giovane Filippo Gorini le Variazioni degli spiriti di Schumann (martedì 15) mentre, mercoledì 9, Emanuele Arciuli andrà alla scoperta dei fantasmi che si celano dietro ai preludi di Debussy o il Piano Piece n.4 di Rzewski. Sempre mercoledì 9 il duo Canino-Ballista affronterà la trascrizione della Nona beethoveniana di Listz. E sono soltanto alcuni tra i più interessanti esempi. Anche gli ensemble da camera trovano spazio nel programma: il Trio Debussy (giovedì 17) proporrà l’inevitabile trio degli spettri beethoveniano insieme al Trio in sol minore di Clara Schumann mentre venerdì 18 si terrà un interessante concerto sul “mandolino di Beethoven”, in cui Raffaele La Ragione (mandolino) e Giacomo Ferrari (pianoforte) proporranno un programma stimolante che mischierà i brani del compositore di Bonn con altre rarità.

Persino il repertorio contemporaneo avrà un suo spazio, a partire dal concerto inaugurale, in cui verrà eseguita la prima italiana di Pilgrims per orchestra d’archi di Ned Rorem. Lunedì 7 si terrà Soffi, un concerto dedicato interamente alla musica del Novecento – Barber, Corigliano, Gershwin – con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario e Andre Oliva (flauto) e Alessandro Carbonare (clarinetto) come solisti. Tra i tanti vale la pena segnalare ancora Sospensioni (venerdì 18), in cui Elena Casoli eseguirà un recital di chitarra mischiando la musica barocca di Silvius Leopold Weiss a quella contemporanea di Lou Harrison e Maurizio Pisati.

Ma non si può concludere senza uno sguardo alla grande musica per orchestra. Anche in questo ambito i grandi nomi non mancano, così come i grandi programmi. Uno spazio particolarmente ampio è dato alla musica barocca con i concerti di Academia Montis Regalis diretta da Enrico Onofri (domenica 6), laBarocca diretta da Ruben Jais (giovedì 10), Orchestra Barocca Modo Antiquo diretta da Federico Maria Sardelli (venerdì 11), Il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini (lunedì 14), ma anche in questo caso si possono citare soltanto alcuni esempi. 

Sabato 19 Ottavio Dantone dirigerà un mottetto di Bach in cui viene fatta la parodia del celebre Stabat Mater di Pergolesi: davvero sembra che il cartellone non faccia mancare nulla. Forse anche per il tema di quest’anno, fatto è che abbonda la musica per coro, sacra e non. Il repertorio per coro è sempre piuttosto raro e, di conseguenza, preziose le sue esecuzioni. A tal proposito non si può non evidenziare il concerto di domenica 6, alla Chiesa di Sant’Alessandro, in cui verrà eseguita la Missa Dum complerentur a sei voci di Tomás Luis de Victoria. Per chiudere il festival, sabato 19, un particolare concerto dal titolo Monache compositrici, in cui verrà esplorato lo sconosciuto repertorio composto nei monasteri femminili del Seicento.

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