Un piano per MITO: quattordici giorni di musica con i big della tastiera

In Musica

Il pianoforte sarà protagonista del tradizionale festival autunnale di musica classica. Allo strumento si avvicenderanno esecutori molto diversi per età, esperienze e provenienza geografica. Canino, Ballista, Pogorelich, Bollani, le sorelle Labèque, Rebaudengo, Tharaud, Armellini, Buratto… Insomma ce n’è per tutti i gusti

Se è vero ciò che scriveva Aaron Copland in Come ascoltare la musica – ovvero che lo stile di un compositore sia la risultante del suo particolare carattere d’uomo coi caratteri di una certa epoca – non è difficile immaginare le motivazioni che hanno spinto a scegliere le Città come tema della diciassettesima edizione di MITO SettembreMusica.

Guidata dalla presidente Anna Gastel e da Nicola Campogrande, qui nel suo ottavo e ultimo anno in veste di direttore artistico del Festival, la rassegna si preannuncia significativa nel celebrare le atmosfere e i luoghi di creazione che hanno ispirato i grandi compositori nella scrittura delle loro opere.

Il poeta spagnolo J.P. Contamine de Latour (1867-1926) a proposito del suo amico fraterno Erik Satie ricorda come la vivacità culturale di una società sia essenziale nel dare forma alla creatività insita in ogni individuo, facendola venir fuori anche in maniera dirompente. Il compositore francese si ispirò proprio alla sua poesia nello scrivere le famose suite per pianoforte Sarabandes (1887) e Gymnopédies (1888). Latour ricorda la vita condotta insieme nel celebre locale parigino Le Chat noir, simbolo della Bohème alla fine del XIX secolo: «Vi veniva una folla di esteti scarmigliati, di aspiranti letterati, di inverosimili imbrattatele, di scapigliati di cui si è perso lo stampo. Ognuno cercava di superare l’altro per sembrare più avanzato. Ma ogni cosa era accesa, entusiasta, generosa. Si può dire che il rinnovamento artistico avvenuto negli ultimi quarant’anni e che ha rivelato artisti di un’originalità dapprima contestata, poi accettata, ha le sue radici nello Chat Noir.»  In tale ambiente Satie e altri artisti trovarono una profonda libertà di espressione che si riflette nelle loro creazioni, portatrice di una vivacità che MITO vuole trasmettere nuovamente al suo pubblico. Pubblico che da domani fino al 20 settembre avrà solo l’imbarazzo della scelta tra i tanti concerti previsti.

In un programma  ricco, in cui trovano spazio grandi interpreti come The King’s Singers, la violinista tedesca Julia Fischer e la Royal Philharmonic Orchestra, volto a riscoprire la relazione che ha legato un brano al territorio nel quale ha preso vita, quest’anno ha un ampio spazio il pianoforte, presente già dal secondo concerto del festival e poi in altri sedici appuntamenti solistici. 

Stefano Bollani

Ad aprire le danze del repertorio tastieristico ci pensa Stefano Bollani – che si esibirà venerdì 8 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano insieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha – catapultando il pubblico nell’atmosfera newyorkese magistralmente catturata da musicisti iconici che vissero nella “Grande mela” agli inizi del secolo scorso, quali George Gershwin e Leonard Bernstein. 

La vitalità sociale e musicale della città americana che traspare nella loro musica è presente anche nei lavori di tanti autori europei che direttamente, o indirettamente attraverso le prime registrazioni discografiche e le mostre d’arte, entrarono in contatto con essa.  Nello stesso concerto, l’Orchestra della Rai porterà sul palco due di queste esperienze tra cui spicca per notorietà la Sinfonia n. 9 Dal Nuovo Mondo di Antonín Dvořák. Il compositore boemo diresse dal 1892 al ’95 il Conservatorio Nazionale di Musica di New York svolgendovi un lavoro di valorizzazione della musica indigena indiana e afroamericana che influì sulla sua produzione, come testimonia la celebre sinfonia che già dalla sua prima esecuzione alla Carnegie Hall nel 1893 ottenne un successo strepitoso. La compositrice inglese Anna Clyne invece, ispirandosi alle opere del pittore newyorkese Mark Rothko, ha scritto Color field (2020), un trittico orchestrale di cui ascolteremo il secondo e potente movimento, Red, proposto in prima esecuzione italiana.

Ivo Pogorelich (foto di Andrej Grilc)

Concerto imperdibile anche quello di domenica 17 al Teatro Dal Verme, che vede ancora la presenza di pianoforte e orchestra insieme, stavolta dedicato alla capitale francese. L’Orchestra filarmonica di Torino, diretta da Giampaolo Pretto, darà vita ad una partitura scritta apposta per il duo pianistico formato dalle sorelle KatiaMarielle Labèque: Concerto per due pianoforti e orchestra (2017) dello statunitense Bryce Dessner, che a Parigi ha trovato la sua fortuna. Sorte totalmente opposta rispetto a quella del ventiduenne Mozart che nel 1778 vi scrisse la sua sinfonia n. 31, altra opera in programma nella stessa serata. Nonostante i suoi sforzi nel rispettare i canoni riconosciuti del sinfonismo parigino e nel cercare di colpire il pubblico con la sua personale creatività, il geniale compositore non riuscì ad inserirsi lavorativamente e fu costretto a tornare all’odiato impiego presso l’arcivescovo di Salisburgo.

Altro compositore legato alla città di Parigi fu Fryderyk Chopin, le cui musiche verranno eseguite dal suo illustre interprete Ivo Pogorelich insieme a quelle di Schumann e Sibelius all’interno della serata del 10 settembre, intitolata Città segrete. Sempre in ambito parigino come non citare poi Ravel, presentato la stessa sera dal giovane e talentuoso Luca Buratto al Teatro della Cooperativa e poi nella serata del 19 presso il Teatro Dal Verme, dove Alexandre Tharaud dimostrerà le sue doti – frutto delle sue numerose collaborazioni artistiche anche al di fuori della musica classica – alternando alcune delle più belle pagine composte da Debussy, Ravel e Satie a improvvisazioni che partono da celebri chanson di Charles Aznavour e Juliette Gréco. 

Oltre ai già citati ospiti internazionali, nel festival si intrecciano diversi nomi del pianismo italiano: da Bruno Canino e Antonio Ballista – in duo dal 1953 e interpreti per MITO del repertorio pianistico di Igor Stravinskij al Teatro Martinitt mercoledì 13 – alla più giovane Leonora Armellini, brillantemente premiata con il Quinto premio nell’edizione 2021 del Concorso pianistico Internazionale “F. Chopin” di Varsavia e qui interprete delle musiche di Sergej Prokof’ev giovedì 14 al Teatro Edi.

Leonora-Armellini (foto di Lodovica-Barbiero)

Per chi non potrà assistere alla serata con Stefano Bollani, ci pensa Andrea Rebaudengo a ripoporre la Rapsodia in blu di Gershwin in una virtuosistica realizzazione solistica il 17 settembre al Teatro Bruno Munari (ahimè, in “collisione” con  il concerto che vede presenti le sorelle Labèque).

Quello di settembre sarà dunque un mese intenso in cui ogni giorno verranno offerti vari e pregevoli appuntamenti, costruiti ad hoc per MITO da Nicola Campogrande – meritevole in questi anni di aver apportato innovazioni che hanno contribuito a rendere il festival un appuntamento così importante per le città di Milano e Torino che condividono artisti programmi. 

L’apertura del festival a Milano si terrà domani sera, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio Torino diretti da Wayne Marshall impegnati nel musical Wonderful Town di Leonard Bernstein al Teatro alla Scala. Sarà il degno inizio di una rassegna che ha deciso di rendere coinvolgente e appetibile a tutte le età le opere di grandi compositori che trattano di temi universali e che, in un’epoca globalizzata, conservano la memoria di musiche tradizionali così come le hanno ascoltate a loro tempo e come le hanno interpretate attraverso il filtro della loro personale e immortale sensibilità.

In copertina: Bruno Canino e Antonio Ballista (foto di Gianluca Platania)

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