Mappe sonore: caccia ai tesori della musica dal novecento a oggi

In Musica

Carlo Boccadoro, assieme alla sua rodatissima compagine orchestrale Sentieri Selvaggi, è tornato ad animare la scena milanese con una serie di concerti alla scoperta di cose rare e spesso ignote, recuperate in ogni angolo della musica. E per gli appassionati la caccia continua il 27 novembre alla Fondazione Feltrinelli con “Musica dissidente”

“Mi è semblato di vedele un gatto”. Un concerto di musica seria con un titolo simile, aprirebbe nel pubblico una severa selezione naturale: escluderebbe d’emblé i più intransigenti postserialisti, ovvero i tardivi seguaci di Webern sprovvisti del suo senso della sintesi. E forse, è un augurio, anche i trumpisti, i sovranisti, i suprematisti, i razzisti e gli shampisti, avrebbe elencato Arbasino. 

Un concerto con quel titolo è avvenuto: ha concluso al Teatro dell’Elfo il Festival di Sentieri Selvaggi. Che ha però due code: oggi, 16 novembre, al Teatro Sociale di Como e lunedì 21 all’Auditorium del Conservatorio di Mantova con un altro programma del 2022, “Naturismo”. Compiuti ventisei anni, i Sentieri Selvaggi si sono finalmente conquistati l’attenzione del Ministero e dunque una quotina del Fondo Unico dello Spettacolo, con gli accessori benefici del vago Art Bonus, e la possibilità di allargarsi a un “servizio per il territorio” che include anche il Ridotto del Teatro Grande di Brescia e il Teatro delle Vigne di Lodi.  

Povero Silvestro
A quale ispirazione musicale allude il titolo, che cita le paroline del canarino Titti (Looney Tunes) quando “annusa” gli agguati di Gatto Silvestro, sempre sconfitto e ammaccato?  A un tema che il Festival “Mappe sonore” si è ritagliato coltivando autori e proponendo brani votati a mettere in musica  i suoni e le voci della natura, sempre dalla parte dei più deboli. Prediletti i piccoli volatili e Gatto Silvestro ancora sconfitto. 

Sentieri Selvaggi Ensemble

Il pezzo dell’ultimo concerto in tono col titolo era Songbirdsongs, mai eseguito in Italia: cinque sezioni scelte da un vasto quanto miniaturizzato progetto che il compositore americano John Luther Adams coltiva da anni raccogliendo trascrizioni e personali reinvenzioni del canto di quaranta specie di uccelli, canarini in primis. Songbirdsongs, per dueflauti arricchiti da percussioni tenute sul filo dell’evocazione, sono venticinque minuti di strumentalità aeriformi, in voli lontanissimi dai massimalismi sonori, che conosciamo e apprezziamo, dell’altro Adams, John, con il quale l’autore di Songbirdsongs condivide solo il cognome.  John Luther Adams, classe 1953 che la mia personale ignoranza nemmeno conosceva – , vive infatti in Alaska, o giù di lì, ammette Carlo Boccadoro nella sua consueta veste di programma di sala vivente, e la sua musica è davvero ripiegata in serena ma non semplice ammirazione di una natura che consola. I Sentieri Selvaggi – che non per caso portano pure loro il titolo di un film (John Huston, 1953) – sono appunto questo: la continua scoperta di cose rare e spesso ignote, recuperate in ogni angolo della musica grazie a curiosità e documentazione che hanno del prodigioso.

Nel “programma Titti”, Sentieri Selvaggi ha esibito due generazioni di suoi musicisti, sorry musiciste: l’esperta Paola Fre e la giovane Laura Bersani. Perfette fino all’abnegazione nel risolvere passi anche durissimi nei quattro pezzi suonati prima di Songbirdsongs: Three Pieces for Flute Duet, tre miniature liriche di un giovanissimo e irriconoscibile John Cage, il bel Dialogo angelico di Goffredo Petrassi (1904-2003), la splendida Dialodia di Bruno Maderna (1920-1973), lo spiazzante Lend/Lease di David Lang (1957) pure mai ascoltato in Italia. 

Paola Fre

In un arco perfetto, quasi ABA, il festival 2022 si era aperto il 26 settembre alla Casa deli Artisti con un analogo canto di uccelli, La caccia di Walter Marchetti (1931-2015), e i rumorismi anche acquatici di un pezzo di John Cage dal titolo a molti capoversi: “But what about the noise… eccetera eccetera”. Qui la riscoperta era quasi rischiosa: si tiravano fuori dal cassetto musiche nate, e poi sepolte, nel clima dei Sessanta-Settanta in cui Milano brulicava di sperimentazioni sghembe, tirando fuori di casa, in spazi improbabili e gallerie d’arte, tanta gente affamata di stranezze. Con una differenza: nella Caccia di Marchetti, anno 1965, per quattro esecutori (Boccadoro, Fre, Rebaudengo e Ghirardini) messi agli angoli della sala, i cinguettii li cantavano i richiami usati dai cacciatori, che gli uccelli li amano in umido. 

Feltrinelli
Il nuovo assetto di Sentieri Selvaggi ha aggiunto impegni e destinazioni. Per Feltrinelli, nel simmetrico/asimmetrico palazzo bianco/vetro firmato da Herzog&De Meuron (per me bellissimo), Boccadoro e Amici si sono inventati due appuntamenti a tema in sintonia con lo spirito della Fondazione: Musica dissidente, conferenze-concerto, anzi concerti-conferenza che combinano brani legati da qualcosa che scavalca la musica, scritti da compositori oppressi dal potere, minacciati, impegnati “contro”. Il primo, domenica 6 novembre alle 11, osava l’uno vicino all’altro John Cage, Armando Gentilucci, Morton Feldman, Mario Castelnuovo-Tedesco e il Béla Bartok dei Contrasti per violino, clarinetto e pianoforte in una esecuzione (di Andrea Pecolo, Stefano Cardo e Andrea Rebaudengo) che non temerebbe un confronto all’americana con l’originale di Benny Goodman, per il quale erano stati scritti (ascoltare per credere). Il secondo, domenica 27 novembre sempre alle 11 (ingresso gratuito con prenotazione), che di sicuro non si perderanno gli spettatori che hanno affollato il 6, giocherà la carte pari e dispari di Arnold Schönberg, Philip Glass, Paul Hindemith e Arvo Pärt (con la bellissima Für Alina).
E un altro paio di extra-Festival i Sentieri se lo concederanno il 25 novembre al Teatro Sangiorgi di Catania e il 4 dicembre alla Cappella Paolina di Roma per il Concerti del Quirinale.

Battiato
Un altro extra è in forma di libro. Per La nave di Teseo, Carlo Boccadoro ha pensato e scritto il saggio più competente e profondo fra i molti usciti in occasione della morte di Franco Battiato, del suo transito a un’altra vita.  Il libro è figlio, anzi padre, della riscoperta che Sentieri Selvaggi hanno condotto sulla stagione in assoluto più sperimentale di Battiato: i cinque album degli anni 1974-1978 in cui Franco si era isolato dal mondo per immergersi in una indagine del Suono matta e disperatissima, prima di sentire il bisogno di esprimersi nella forma-canzone in cui avrebbe riversato il dono della Melodia di cui era geneticamente ricco. 

Carlo Boccadoro

Di Clic, M.lle le “Gladiator”, Franco Battiato, Juke Box e L’Egitto prima delle sabbie, Boccadoro analizza ogni pezzo, battuta per battuta, svela piani formali e scrittura, armonia e tempi, timbri e colori, come solo un musicista accademicamente attrezzato sa fare, ammesso che, come lui, sia capace di saltare con allegria i fili spinati del preconcetto.
Chi ama Battiato e lo vuole conoscere sul serio, non può che mettere la vasta bibliografia fra due volumi: Tecnica mista su tappeto, Conversazioni con Franco Pulcini (1992), a sinistra,e Battiato, Cafè Table Musik di Boccadoro (2022) a destra. In mezzo, ci sta tutto.
Senza Sentieri Selvaggi la musica contemporanea sarebbe davvero quella cosa che ti “butta giù”. 

Foto di Lorenza Daverio

(Visited 1 times, 1 visits today)