“La moglie del presidente” dell’esordiente Léa Domenach è una ricostruzione piuttosto libera, in forma di commedia grottesca, della vita pubblica di una “prémiere dame” francese sottovalutata dalle cronache politiche. Ispirato al documentario di Anne Berriére, il film restituisce una figura intelligente e desiderosa di uscire dal cono d’ombra di un marito poco gentile e fedele. E grazie alla verve della star che la impersona riesce a farci ridere e sorridere. Rimettendo a posto qualche tassello di storia
Bernadette Chodron de Courcel, ovvero Madame Chirac, è la protagonista di La moglie del presidente, divertente opera prima di Léa Domenach. Secondo la regista un vero e proprio atto di riparazione nei confronti di una donna per troppo tempo ampiamente sottovalutata. Bernadette (classe 1933, ancora in vita ma molto malata, non più in grado di vedere un film che le sarebbe probabilmente assai piaciuto) ha in effetti vissuto gran parte della propria vita all’ombra del marito Jacques Chirac, accompagnandolo nella luminosa carriera che lo ha portato da consigliere municipale in un piccolo comune di provincia alla carica di presidente della Repubblica francese, passando per quella di sindaco di Parigi. Una presenza discreta ma fondamentale, quella di Bernadette, donna intelligente, brillante, ironica, dotata di un notevolissimo acume politico, ma troppo spesso trattata dal marito e dai suoi consiglieri come una casalinga di provincia del tutto inadatta al ruolo di première dame di Francia.
Léa Domenach, 41 anni, figlia della giornalista e scrittrice Michèle Fitoussi, dopo essersi fatta le ossa girando documentari ha deciso di buttarsi nel cinema di finzione, pescando però dalla storia francese, utilizzando l’arma della satira e mescolando realtà e invenzione. Lo stile adottato, a partire dal divertentissimo coro che incornicia la narrazione, è quello di una biografia pop che si prende tutte le possibili libertà rispetto alla verità storica, ma riesce al tempo stesso a raggiungere il suo obiettivo: restituire il suo vero ruolo a una donna costretta suo malgrado a rimanere sempre un passo indietro rispetto al marito, pur essendo ben consapevole dei limiti di quest’ultimo.
Liberamente ispirato al documentario Bernadette Chirac, Mémoires d’une femme libre, firmato da Anne Barrère, La moglie del presidente ricostruisce una figura di donna poco conosciuta, soprattutto in Italia, e proprio per questo meritevole di essere scoperta. E lo fa prendendosi il rischio di giocare con il grottesco e ricamando personaggi e situazioni anche parecchio sopra le righe, ma confezionando una commedia impeccabilmente elegante e dal ritmo trascinante. E se l’impresa si rivela ampiamente riuscita, ampia parte del merito va riconosciuta alla presenza di una magnifica Catherine Deneuve, semplicemente perfetta nei panni della protagonista.
Insomma, un falso biopic che dichiara la propria falsità fin dalla prima scena, e però rivendica la necessità di dire la verità attraverso le menzogne. O meglio, le reinvenzioni. Una delle scene più spassose, per esempio, è quella in cui Bernadette Chirac e Nicolas Sarkozy si incontrano nel confessionale di una chiesa. La realtà storica è che quell’incontro segreto, appena prima delle elezioni del 2007 che porteranno all’Eliseo Sarkozy, è in effetti avvenuto, ma nessuno ha mai saputo dove. Domenach e la co-sceneggiatrice Clémence Dargent hanno usato l’immaginazione e mescolato vero e falso con l’obiettivo principale di farci ridere e sorridere. E ci sono perfettamente riuscite.
La moglie del Presidente, di Léa Domenach, con Catherine Deneuve, Denis Podalydès, Michel Vuillermoz, Laurent Stocker, François Vincentelli, Sara Giraudeau