“I’m not like you, but I’m a lot like you”, l’indie malinconico dei The Paper Kites

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Stasera al Magnolia la band di Melbourne che oltreoceano ha collezionato tour sold out

Dave Powys, Sam Rasmussen, Sam Bentley (frontman), Josh Bentley, Christina Lacy sono i componenti dei The Paper Kites di Melbourne, la band che si è formata nel 2010 e ha già raccolto un miliardo di stream e più di tre milioni di ascoltatori al mese su spotify. In un’intervista a Savage Thrills il gruppo ha raccontato con grande soddisfazione e incredulità l’entusiasmo del pubblico europeo in occasione del loro tour con Twelvefour. Non si aspettavano di essere tanto conosciuti e di avere un così grande successo oltreoceano, e invece è proprio così, basti pensare ai numerosi sold out! La loro musica piace, è alla moda e non scade nel banale perché è ricca di influenze dai generi più vari, che rendono questo indie meno ovvio e stereotipato di quanto ci si aspetterebbe. 

I The Paper Kites ricordano i Grizzly Bear, Ben Howard, Hollow Coves, The Wilderness of Manitoba, RYX, Gregory Alan Isakov, e tutti quei gruppi indie che si stanno affacciando al panorama musicale di oggi, portavoce di un equilibrio instabile tra “la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos”. Il genere indie mi sollecita un misto di inquietudine e di consolazione, di malinconia e di nostalgia, con un sottofondo di sonorità ambigue che variano facilmente al variare del mood di chi ascolta. 

La musica dei The Paper Kites è un indie rock, folk, alternative, pop che è nato e si è sviluppato in un’atmosfera decisamente indipendente. Basti pensare che i primi brani sono stati registrati a casa di Sam Bentley e all’università di Sam Rasmussen per avere un EP da vendere ai live che avrebbero poi fatto nella loro città. La produzione di  Woodland è stata il frutto della collaborazione con un professore universitario di Rasmussen e questo rende bene l’idea di come questo gruppo sia nato veramente dal basso. Grazie poi al passaparola di amici e non solo, si è fatto conoscere e ha ottenuto una certa visibilità mediatica e la possibilità di suonare in tour per tutto il mondo, senza rinunciare all‘indipendenza. Young North nasce invece dall’intesa con Wayne Connolly, che accompagnerà i ragazzi anche nella produzione di States  e che darà loro l’occasione di registrare negli Studios di Sidney, una tra le più importanti case discografiche indipendenti.  Twelvefour nasce dalla collaborazione con Phil Ek in due studi di registrazione a Seattle, tra cui Avast Recording! fondato dal fonico dei Soundgarden Stuart Hallerman, coinvolto in collaborazioni con gruppi grunge. Se consideriamo che il genere indie nasce proprio dal post punk, grunge, alternative rock, è significativo che i The Paper Kites abbiano avuto l’occasione di lavorare proprio nel luogo degli antenati del loro genere. 

Gli ultimi due album, On the Train Ride Home e On The Corner Where You Live, fanno parte di un unico progetto ma sono stati pubblicati separatamente. Il primo concepito da Sam Bentley e Tom Iansek vede la luce ai Bellbird Studios di Melbourne; il secondo invece nasce dalla collaborazione della band con il produttore Peter Katis ai Tarquin Studios in Connecticut. 

Fondamentale e non scontato è stato l’impegno costante di Sam Bentley nella realizzazione dei videoclip dei vari singoli usciti negli anni. Tutto questo per sottolineare quanto la band si sia fatta da sola senza l’appoggio di case discografiche in vetrina e senza il potere mediatico dei social, che hanno sicuramente contribuito al loro successo ma senza determinarne veramente la riuscita. Questa è stata il frutto dello spirito di partenza, ovvero la creazione di una musica indipendente e accessibile a tutti, che tratta di tematiche e di sentimenti comuni. Una sorta di cliché. Ma non nella sua accezione negativa. Nel nostro caso cliché può rappresentare una matrice individuale e allo stesso tempo collettiva della nostra esistenza, perché in fondo ci accomuna tutti. 

L’originalità di ciascuno di noi si trova nel dettaglio e non nelle grandi linee, e solo uno sguardo attento e un orecchio molto sensibile sono in grado di cogliere queste piccole pieghe e caratteristiche che ci rendono unici e irripetibili. In questo modo trovo un senso positivo nel termine cliché riferito alla musica indie: ad ascoltarla con attenzione è evidente che non sono banali e scontati il falsetto maschile, l’acustica, i suoni elettronici in sottofondo e i silenzi e tutti quei tratti che le canzoni indie hanno in comune. Per cogliere le peculiarità di ogni gruppo vanno cercate le modalità molto personali di comunicare questi sentimenti simili tra loro. A voi la ricerca delle differenze! 

Come ha dichiarato Sam, sempre tornando all’intervista a Savage Thrills, l’obbiettivo del gruppo non è tanto di diventare famosi subito per poi spegnersi e svanire in breve tempo, ma è quello di produrre della musica di qualità che rappresenti bene il mood del gruppo e dell’autore stesso. L’importante è crescere nel tempo e durare il più a lungo possibile, perché in fondo, è vero, “non siamo la stessa persona, però abbiamo molte cose in comune” (“I’m not like you, but I’m a lot like you”, “Bleed Confusion”).

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