Gli anni Cramps: Milano, l’indie e Gianni Sassi

In Musica

La Cramps, snodo fondamentale della musica indipendente dagli anni 60 ai novanta, è stata punto di riferimento di molti artisti e gruppi: Franco Battiato, Area, Skiantos, e perfino John Cage per citarne alcuni. A dirigere la poderosa macchina comunicativa il grande manager milanese. Un racconto

La Cramps era Gianni Sassi e Gianni Sassi era la Cramps. Ed entrambi sono stati festeggiati in occasione dei 50 anni della casa discografica:  a gennaio con un libro dedicato al grande manager musicale e  il 6 aprile scorso con una serata al Lirico.

Difficile iniziare a scrivere un pezzo su Gianni Sassi, di cui ricorrono i trenta anni dalla prematura scomparsa nel 1993. Non l’ho conosciuto direttamente, ma il suo stile e certe sue visioni del mondo  hanno accompagnato la mia vita milanese per tanti anni. E Milano è molto dentro questa storia. Gianni Sassi è stato innanzitutto un grande comunicatore:  non attraverso la voce, ma con la grafica e le idee che ci metteva dentro. Un comunicatore che tra gli anni sessanta e novanta a Milano ha prodotto idee  che hanno provocato reazioni, pensieri, interessi e passioni in tutti quelli che in quegli anni avevano le antenne alzate per tutto ciò che era musica, poesia, cibo, comunicazione.

«Era un grande organizzatore, questo è certo» racconta Giordano Casiraghi, autore di Gianni Sassi La Cramps & altri racconti prezioso libro uscito a gennaio per Arcana. «Era un personaggio che aveva una grande capacità di unire persone e mondi diversi per creare nuovi scenari».

Il libro raccoglie le voci di chi lo ha conosciuto e frequentato, sia dal punto di vista umano che professionale, perché in lui era difficile distinguere un aspetto dall’altro. Dall’arrivo a Milano da Varese alla prima agenzia di grafica pubblicitaria, la Al.Sa, che firmerà alcune campagne leggendarie per l’epoca. Siamo alla fine degli anni sessanta, e la Al.Sa (acronimo di Sergio Albergoni e, appunto, Gianni Sassi) si inventò tra le altre la pubblicità della Polystil (macchinine elettriche da pista) con Paola Pitagora, una delle prime immagini di pubblicità che ricordo nella mia vita. 

Ma la vera svolta Sassi la diede quando cominciò ad occuparsi di musica, inizialmente lavorando con la sua agenzia alla grafica dei primi album di Franco Battiato ( Fetus, Pollution) e dei Giganti, e poi fondando la Cramps, snodo fondamentale per la musica indipendente in quegli anni. «Sassi era un artista, oltre che essere uno straordinario punto di riferimento organizzativo e gestionale – prosegue Casiraghi – ed era di conseguenza capace di trovare il talento e la novità artistica vera nelle persone che incontrava e a cui  poi magari faceva incidere un disco».

La Cramps nasce nel 1972 per iniziativa di Sassi, Albergoni e due noti personaggi della musica: l’editore Tony Tasinato e Franco Mamone, all’epoca uno dei principali organizzatori di concerti in Italia. L’obiettivo della Cramps era dare spazio agli artisti che non lo trovavano nelle case discografiche ufficiali. E infatti il primo album pubblicato dalla Cramps fu Arbeit match frei, prima prova su disco degli Area. Il simbolo della Cramps era un disegno di Frankenstein, che era lo pseudonimo con cui Sassi e Albergoni firmavano i testi – decisamente schierati a sinistra – del gruppo.

Sassi alla Cramps di occupava di tutto, non solo della grafica. E il suo intuito e la sua passione lo portarono a coinvolgere nomi come Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Arti e Mestieri, Venegoni e co, Claudio Rocchi, Nuovo Canzoniere del Lazio. Ma anche i primi magnifici album degli Skiantos e ovviamente John Cage, di cui Gianni Sassi fu amico e organizzatore (assieme a Radio Canale 96) di un concerto leggendario nel 1977. 

«Gianni Sassi era sempre oltre quello che faceva – racconta ancora Giordano Casiraghi – quando Cage fece la performance di Empty Words leggendo solo alcune frasi di un testo, il pubblico al Lirico ebbe una reazione decisamente polemica, con gente che saliva sul palco per protestare e provocare Cage. Io ero nel backstage e ricordo che c’erano gli Area e altri musicisti della Cramps preoccupati per quello che sarebbe potuto succedere a Cage e pronti ad intervenire per proteggerlo. Sassi invece era tra il pubblico, probabilmente stava già pensando ad un altro evento da organizzare».

Sassi aprì anche una etichetta dedicata alla musica contemporanea (la Nova Musicha) che pubblicò decine di titoli d’avanguardia, diventando un riferimento internazionale nel settore. Basti pensare agli esperimenti e agli studi vocali di Demetrio Stratos, voce degli Area e ancora oggi inarrivabile studioso dello strumento vocale.

La scommessa Cramps nel tempo però diventa sempre più complicata e difficile, e nel 1980 Sassi decide di chiuderla. Ma ovviamente non si ferma con le idee e le proposte culturali: nel 1979 fonda con Nanni Balestrini, Maria Corti, Umberto Eco, Gino Di Maggio e altri la rivista Alfabeta, di cui cura l’art direction. E nel 1982 fonda  La Gola, prima rivista ad occuparsi a livello culturale di cibo e derivati. E fu da questa intuizione che poi Carlin Petrini fece nascere e crescere l’Arcigola, ovvero la base di Slow Food.

E Sassi fu anche il motore principale di “Milano Poesia”, festival nato nel 1982 e durato in città per una decina d’anni. 

Il libro di Casiraghi è molto preciso e pieno di testimonianze dirette di persone che con Sassi hanno condiviso vita e lavori. E’ un omaggio allo stesso Sassi anche la copertina, realizzata con il suo stile da Francesco Messina, grafico dei dischi di Franco Battiato. 

Il libro pone  particolare attenzione all’aspetto musicale della storia di Sassi, di cui appunto ricorrono i trenta anni dalla scomparsa. Si è già inaugurata la “passeggiata Gianni Sassi” in zona City Life, lo scorso 6 aprile c’è stato un concerto dedicato alla Cramps e a Sassi al Lirico. In autunno ci sarà una mostra a lui dedicata alla fabbrica del Vapore e uscirà anche un documentario curato da Roberto Manfredi e Stefano Piantini.  

Tanta roba che finalmente racconta la curiosità illuminata di un uomo che amava far succedere le cose, e che ancora oggi è dentro tante delle storie più belle della cultura a Milano.

In copertina: Area cop Arbeit @ Foto di Fabio Emilio Simion.

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