Raphaël Denis e l’Olocausto dell’arte

In Arte

Il saccheggio dei beni culturali degli ebrei cominciò all’indomani dell’occupazione del nord della Francia da parte della Wermacht. Era il 14 giugno 1940 quando i…

Il saccheggio dei beni culturali degli ebrei cominciò all’indomani dell’occupazione del nord della Francia da parte della Wermacht. Era il 14 giugno 1940 quando i nazisti giunsero a Parigi. La razzia delle opere d’arte degli ebrei fu posta sotto il controllo dell’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg, un’unità specializzata composta da esperti del settore artistico reclutati in musei, accademie e università. L’ERR creò un preciso e dettagliato corpus di documenti riguardante ogni confisca che oggi risulta fondamentale per ricostruire ciò che accadde in quei giorni. In primis, i nazisti procedettero alla confisca degli assortimenti delle gallerie d’arte dei semiti, quasi tutte situate nell’ottavo arrondissement della capitale: le raccolte delle gallerie Wildenstein, Seligmann, Rosenberg e Bernheum-Jeune e in seguito quelle dei collezionisti – tra questi i Kahn e i Rothschild – furono confiscate e stoccate presso il museo del Jeu de Paume, nel giardino delle Tuileries. Le opere migliori venivano trasferite nei territori del Reich, altre, considerate di ottima qualità ma non idonee secondo i dogmi estetici nazisti venivano vendute all’asta in Svizzera, mentre le restanti venivano distrutte. Delle circa 100.000 opere sottratte in Francia agli ebrei, 60.000 sono state ritrovate nei depositi nazisti in Germania e in Austria dopo la guerra; di queste, 45.000 sono state restituite ai legittimi proprietari mentre le rimanenti sono state prese in custodia temporanea dai musei francesi. Più di 40.000 opere d’arte non sono mai state ritrovate.

Parigi, Jeu de Paume, novembre 1940? Esposizione di opere confiscate agli ebrei francesi organizzata dall’ERR, in occasione delle visite di Hermann Göring.
Parigi, Jeu de Paume, novembre 1940? Esposizione di opere confiscate agli ebrei francesi organizzata dall’ERR, in occasione delle visite di Hermann Göring.

Il saccheggio dei collezionisti e galleristi ebrei avvenuto in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale sotto l’occupazione nazista è l’ultimo soggetto di ricerca dell’artista francese Raphaël Denis. Il percorso di istruzione artistica di Denis, che per la prima volta espone in Italia, differisce da quello della maggior parte degli artisti della nuova generazione francese: non ha infatti frequentato le Beaux-Arts ma l’École des Arts Décoratifs di Parigi, una scuola che prevede un percorso non tanto dedicato alla formazione di artisti, quanto piuttosto all’educazione di creativi in grado di muoversi agilmente tra diverse forme espressive grazie ad una approfondita conoscenza di materiali e tecniche. Non a caso, perizia tecnica, curiosità e gusto per la sperimentazione rappresentano un segno distintivo dell’opera di questo artista che lavora a Bruxelles in un grande atelier da lui progettato e ha esposto, negli ultimi anni, al Palais de Tokyo, al Centre Pompidou, al Museo del Louvre e al Museo Picasso ma anche a New York, San Pietroburgo e Shangai.

Éléments pour un Ensemble, installazione, 2013-2013
Raphaël Denis, Éléments pour un Ensemble, installazione, 2013-2014

Una peculiarità della sua produzione è inoltre la diversificazione, caratteristica che mostra fra l’altro un disinteresse per quell’istinto di sopravvivenza artistica che è la ricerca della riconoscibilità e rivela invece uno spiccato gusto per la riflessione e lo studio di soggetti e tecniche esecutive disparate, con tempi di riflessione che variano dai due ai tre anni. I temi, seppur tra loro apparentemente lontani, seguono sempre un fil rouge ragionato e legato a meditazioni concernenti l’arte: la storia, il rapporto con i grandi maestri, l’odierno mercato e il collezionismo. Attraverso il filtro dell’arte, i temi e le riflessioni diventano opere e la citazione si incarna in materia; ma il processo non si ferma qui perché la creazione diviene oggetto di ulteriori rielaborazioni fino alla realizzazione di molteplici variazioni – come nel caso della raffinata meditazione intorno al poliedro raffigurato nell’incisione Melancolia I (1514) da Albrecht Dürer. Quando Denis riesce a trovare la giusta armonia, e finalmente se ne appropria, dà vita a variazioni di ritmo, di melodia e tempo in alcuni casi ancor più potenti dell’originale. Proprio alla razzia operata dai nazisti sulle collezioni artistiche di ebrei francesi sono dedicate le due opere presentate dall’artista, per la prima volta in Italia, ad Arte Fiera 2016, a Bologna.

Raphaël Denis, La legge normale degli errori, installazione, dimensioni e proporzioni variabili. Quadri antichi e grafite su legno 2014-2015
Raphaël Denis, La legge normale degli errori, installazione, dimensioni e proporzioni variabili. Quadri antichi e grafite su legno 2014-2015

La legge normale degli errori

La “legge normale” è una delle leggi della probabilità, teorizzata dal matematico Carl Friedrich Gauss. Questo teorema è utilizzato per descrivere, ad esempio, i colpi di sfortuna nel gioco d’azzardo o la distribuzione dei tiri attorno ad un bersaglio. Raphaël Denis fa ricorso a questo “teorema degli errori” per raccontarci la brutalità seriale dell’uomo contro l’arte durante la guerra.

L’installazione dell’artista è costituita dall’accumulazione di quadri antichi datati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Ognuno di essi è occultato da una superficie nera recante un’iscrizione a mina di piombo composta da lettere e cifre. Le dimensioni dei quadri coincidono con quelle delle opere rubate dai nazisti e repliche dei documenti d’archivio corrispondenti ai dipinti sono state apposte sui pannelli neri, in luogo di ciò che l’opera avrebbe dovuto mostrare. Un dipinto a olio troneggia al di sopra del gruppo di quadri accumulati. Rappresenta un uomo dal viso severo: è allegoria del burocrate nazista, dell’implacabile disumanizzazione, ma al contempo dell’ebreo, collezionista o gallerista, impotente testimone della razzia. La sua identità, come quella dell’autore del dipinto ci è negata. Per mezzo di un dispositivo d’installazione che associa diversi quadri, Denis traduce in materia visibile la barbarie, una storia della pittura dimenticata che fino ad oggi non ha trovato spazio tra le pagine dei libri di storia dell’arte, ed evoca al contempo il brutale annientamento di quell’intimo e segreto rapporto che intercorre tra il proprietario e l’oggetto d’arte.

La legge normale degli errori: Vernichtet, installazione, dimensioni e proporzioni variabili. Quadri antichi e grafite su legno, 2014-2015
Raphaël Denis, La legge normale degli errori: Vernichtet, installazione, dimensioni e proporzioni variabili. Quadri antichi e grafite su legno, 2014-2015

Vernichtet

Il 27 maggio 1943 una colonna di fumo si alzò con insistenza dai giardini delle Tuileries. Questa non scomparve fino al calar del sole e con il black-out. L’incendio poteva essere facilmente individuabile nel giardino interno del museo del Jeu de Paume, laddove tra le fiamme crepitava una piramide formata da quadri e telai. Nel divampare delle fiamme riarse si intravedevano immagini che rapidamente scomparivano nel fuoco. Alcuni inservienti alimentavano il rogo con cure attente al punto che sembrava stessero partecipando ad un sacrificio rituale. Una sentinella armata sorvegliava la scena impedendo ogni accesso.

[Rose Valland, Le Front de l’art: Défense des collections françaises : 1939-1945]

“Vernichtet” in tedesco significa distrutto, annientato, soppresso, sterminato. Una parola che si ritrova in alcune schede redatte dall’amministrazione nazista relative ai beni sequestrati agli ebrei. Vernichtet fa riferimento al rogo che, secondo la testimonianza di Rose Valland, avrebbe ridotto in cenere un gruppo comprendente tra le 500 e le 600 opere a Parigi, nei giardini delle Tuileries. Raphaël si prova nel difficile compito di ricreare la distruzione di un contenuto intellettuale con il fuoco: l’opera si presenta sotto forma di accumulazione di quadri resi neri dal processo di calcinazione attraverso l’uso di una lancia a propano. L’artista propone una traduzione visiva, frammentaria e immaginaria di ciò che resta di questo rogo, laddove le opere d’arte sono presentate a titolo di simboli e vittime.

La legge normale degli errori: La camera degli idoli, installazione, 2015
Raphaël Denis, La legge normale degli errori: La camera degli idoli, installazione, 2015

Al di là di quelle commesse dai nazisti, le due installazioni sono concepite al fine di denunciare tutte le forme di atrocità contro l’arte commesse in nome di una ideologia: errori sempre attuali che si ripetono nella storia dell’uomo senza soluzione di continuità. Denis si mostra, a seconda dei casi, ironico o tragico, empatico ma mai consolatorio e le sue opere si rivelano dispositivi di riflessione che invitano l’osservatore a meditare su quelle incertezze e fragilità intrinseche e immutabili dell’uomo e della sua facoltà creativa.

Immagine di copertina: Raphaël Denis, La legge normale degli errori: Projet Picasso, installazione, Parigi, Museo Picasso, 2015. Il dipinto è di Pablo Picasso, Ritratto della signora Rosenberg e sua figlia, 1918.