Vivaldi e Albinoni, Corelli e Geminiani riprendono vita, riletti dai Virtuosi italiani, ensemble che si trova a suo agio nel 600 come in compagnia di Fresu e Allevi
Cosa aspettarsi da un concerto di musica barocca con i soliti Vivaldi, Albinoni, Tartini, Corelli, Geminiani? Inconsciamente si pensa subito a una musica lieve, piacevole e nulla più. Poi a ogni nuovo ascolto si rinnova lo stupore per una musica che riesce a muovere insieme le corde della gioia e della malinconia. Stupore che si è ripetuto anche al concerto che lo scorso 27 novembre (in occasione della 70a Stagione sinfonica dei Pomeriggi musicali) ha visto protagonisti i Virtuosi Italiani.
È questa una formazione orchestrale che ama spaziare dal barocco al pop (nella sua accezione più ampia), con molta disinvoltura (ha collaborato, tra gli altri, con Paolo Fresu, Antonella Ruggero, Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi). Commistioni di generi sempre rischiose, certo, ma che possono anche essere una ricchezza nell’affrontare il repertorio del passato, come il barocco strumentale di ambito veneto sui cui era imperniato il concerto, interpretato con passione e leggerezza.
La prima parte è interamente dedicata a Vivaldi: dopo uno spumeggiante inizio con il Concerto per violino La tempesta di mare (solista Antonio Aiello), si prosegue con altri due concerti: più equilibrato Il piacere, drammatico Il Favorito, affidati alla sicura esecuzione di Alberto Martini.
Abbandonate le turbolenze vivaldiane, la seconda parte del concerto si apre con la limpida bellezza della Sinfonia in sol maggiore di Albinoni, alla quale segue il Concerto in la maggiore di Tartini, dove Martini e il suo ensemble regalano momenti intensi (in particolar modo nello struggente movimento centrale).
La conclusione, infine, è sotto il segno di Arcangelo Corelli e della forma del concerto grosso: ed è proprio qui – nel Concerto grosso op. 6 n. 4 di Corelli e poi nel Concerto Grosso n. 12 di Geminiani, basato su La follia corelliana – che I Virtuosi italiani hanno sprigionato tutta la loro esuberanza, mostrando nel serrato dialogo tra tutti e concertino e nel puro gioco delle forme la gioia del barocco.
I Virtuosi Italiani per I Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme