Venezia come non l’avete mai vista. Parola di The Passenger.

In Letteratura, Weekend

Dieci articoli, foto, curiosità, infografiche, illustrazioni, spigolature. E perfino una playlist. Cosa ci sarà ancora da dire su una città diventata icona, conosciuta ovunque, fotografata comunque, meta di masse con e senza acque alte, in tutte le stagioni?
Dalla parte di chi la vive, di chi l’ha dovuta lasciare, di chi la ama comunque, di chi la desidera, di chi la ascolta, oggi, non come una reliquia di un passato lontano, ma come laica profezia dei confini del nostro presente (e del prossimo futuro) è la Venezia raccontata dal nuovo numero di The Passenger. Non un saggio, più di una guida: un libro intelligente, per re-imparare Venezia come paradigma del contemporaneo.

Salvare Venezia, come è triste Venezia, abbandonare Venezia, Carnevale a Venezia, musealizzare Venezia, clonare Venezia, pagare per entrare a Venezia, Disney-Venezia, fare un tuffo a Venezia, sposarsi a Venezia… il desiderio e la maledizione, ogni volta che di questa città si parla, sembrano giocarsela ai dadi.

Con 160.000 tonnellate di rifiuti l’anno, visitata ogni giorno da 50.000 persone (pari al numero degli abitanti), assediata dal moto ondoso, fagocitata dall’esplosione degli alloggi privati per turisti (quasi decuplicati in due decenni), calpestata da tre milioni di piedi dentro alla basilica di San Marco nel solo 2019: messi in fila, i numeri restituiscono la vertigine di una creatura nata per sfidare il tempo e la natura in bellezza, diventata oggi un’erma bifronte, simbolo equanime e pericolante della fragilità e della sopravvivenza – tant’è che, nella favolosa (e credibilissima) classifica delle città italiane per numero di imprecazioni, Venezia si aggiudica di lunghezza il primo posto, poiché ogni suo abitante ha ogni giorno (in media) l’occasione di dire, per diciannove volte, va in *ona!

Ci vuole l’intelligenza di una collana come quella di The Passenger per guardare a Venezia per ciò che oggi rappresenta di nuovo: ovvero un caso paradigmatico nei confronti del futuro di tutte le città d’arte. Che poi, in soldoni, significa il futuro di tutta l’Italia.

Dieci contributi di scrittrici e scrittori, ricercatrici, saggisti, giornalisti che abitano e hanno abitato la laguna, insieme a un apparato ricchissimo di fotografie, spigolature, notizie, curiosità, infografiche (con tanto di playlist e consigli d’autore) costituiscono il corpo del numero monografico che la collana di guide per esploratori del mondo pubblicata da Iperborea dedica a Venezia.

Vista da dentro, letta nella prospettiva della concatenazione di responsabilità storiche, ascoltata nel suo contesto quotidiano, la città non più serenissima si mostra dalle pagine di The Passenger come non si è mai mostrata prima, e rivela, nell’intrico di sentimenti che ancora riesce a muovere, una questione piuttosto grave e profonda, tema di tutta la società contemporanea: ovvero com’è che stia cambiando il nostro rapporto con la bellezza, quando questa non viene più percepita come espressione che ci appartiene (non rifugio, ma ingombro) al punto che non sappiamo più che cosa farcene.

Il turismo di massa, l’abbandono, la privatizzazione del patrimonio, la gestione di un ecosistema unico: difficile trovare un concentrato tanto attuale di problemi quanto quelli che scaturiscono dall’interrogare Venezia.

E se – come nel grottesco, e futuribilissimo tour raccontato da Tiziano Scarpa nel pezzo di apertura – si scopre che l’industria del forestiero è una invenzione che risale ai tempi della prima guerra mondiale, è proprio la costante, acuta ricostruzione della catena di cause ed effetti a permettere al lettore di vedere il perché degli esiti nei quali siamo immersi.

Nel caso del (bellissimo, e coraggioso) articolo di Clara Zanardi, per esempio, il problema della fuga dalla città del suo tessuto civile e civico parla con le cifre di un esodo che ha una storia, ormai, di qualche decennio. Tuttavia, in barba a facili fatalismi, la ricercatrice dimostra come il dramma dello spopolamento attuale non sia il frutto di una sciagura divina, bensì il risultato, invece, di una pianificazione di “bonifica umana” (sì, avete letto bene!) che ha nei documenti e nelle scelte politiche le firme dei suoi responsabili, con nomi e cognomi.

Eppure, quanti sono, oggi, gli alloggi sfitti che l’Ater potrebbe destinare a uomini e donne che potrebbero tornare ad essere un polmone vivo per la città? 2208, tra isola e terraferma. Quando si dice che la politica disegna la realtà…
Del resto, a rileggerla all’indietro, in questi ultimi trenta, quarant’anni, è proprio la politica (le politiche) sulla città e sul suo patrimonio a definire un quadro che, dal caravaggesco attuale, nel migliore dei casi diventa opaco – ma di luci, e illuminazioni, ben poco resta.

Già Cees Nooteboom (in Venezia – La città, il leone, l’acqua, sempre pubblicato da Iperborea) scriveva: “Nessuno finisce mai con Venezia, nemmeno passandoci una vita intera. Il passato è una dimensione del presente”.

Quando si comincia a perdere la memoria del valore del patrimonio non si perde, però, soltanto il senso del significato di ciò che ci circonda: il pericolo è proprio quello di perdere la brocca, e anche di farsi una certa quantità di male. Dai tuffi in una laguna nella quale confluiscono le acque di scolo, ai bagni in Canal Grande rischiando di finire arrotati nel traffico di vaporetti taxi e scafi vari, si fa presto ad arrivare a vagheggiare di fantasmi: impossibile entrare nella testa della pattuglia di polizia alla quale, in piena notte, toccò, qualche anno fa, di soccorrere un gruppo di cacciatori di fantasmi arrivati apposta dal Colorado a Poveglia, convinti di liberare l’isola (e finiti, si presume, a sorseggiare abbondanti beveroni di valeriana per riuscire a calmarsi).

È, insomma, The Passenger-Venezia, un libro per incontrare una icona dalla parte dell’intelaiatura, dell’oro e del pigmento, delle scrostature e del mistero. Fuori dai luoghi comuni, per nulla immobile, per nulla astorica, fulcro di sentimenti totalmente nuovi (andare alla voce: solastalgia), Venezia è paradigma della crisi della città contemporanea – e insieme, come ogni paradigma che si rispetti, luogo di apprendimento, di scelta, di relazione. E di futuro.

The Passenger-Venezia ha i contributi di Tiziano Scarpa, Enrico Bettinello, Clara Zanardi, Alessandro Marzo Magno, Gianfranco Bettin, Gianni Montieri, Ginevra Lamberti, Diletta Sereni, Eleonora Vio, Vera Mantegoli, Anna Toscano, Chiara Valerio, Marco Baravalle, Andrea Molesini.

Le fotografie sono di Matteo de Mayda. Illustrazioni di Sarah Mazzetti.

(Visited 1 times, 1 visits today)