Giorno dopo giorno: 30 flash su due travet

In Teatro

UN ANNO DOPO

In “Un anno dopo” Tony Laudadio e Enrico Ianniello raccontano in uno specchio amaro il desk della vita di provincia dove non ci si ama, al massimo ci si vuol bene

Non solo uno, ma trent’anni dopo. Trenta frammenti di quotidianità che immortalano l’abitudinaria routine, accettata o avversata, di due lavoratori italiani. Dalla provincia abruzzese derivano da un lato i loro desideri di una vita tranquilla, dall’altro di una continua evasione dalla realtà.

Il testo di Tony Laudadio (anche regista e attore accanto a Enrico Ianniello) azzecca con sarcastico realismo i volti e le caratteristiche di due uomini soli e isolati nella loro stanza d’ufficio. L’ironia che travolge i primi scambi tra i colleghi si trasforma gradatamente in riso amaro, in avvilimento dei personaggi e del pubblico.

Se da un lato troviamo Giacomo, essenziale e conciso come le sinossi che ama scrivere nel tempo libero, scopriamo d’altra parte in Goffredo – già dal nome più particolare, anche se sempre di G. si tratta – un carattere espansivo che, almeno a parole, sogna le metropoli e una vita meno provinciale. La regia ci vuole però suggerire uno scambio, un’inversione di personalità a livello interiore: è Giacomo a essere illuminato dallo schermo del suo computer, e dunque a essere capace di un’analisi più vera e consapevole della propria vita e del proprio lavoro; a Goffredo invece rimangono illuminazioni solo apparenti, quelle che esterna come un fiume in piena al proprio compagno disilluso.

I due attori, in una collaborazione ormai consolidata e componenti entrambi della compagnia Onorevole Teatro Casertano, sono magistrali animali da ufficio. Tentano irresolubilmente di sviluppare la sinossi delle loro vite, ma riescono solamente a rimanere spettatori dagli spalti di quel corridore che vedono lontano sulla pista. «Non ci si può mica ama’ in provincia, al massimo ci si vuole bene» è la battuta che fa da metafora alla loro clausura e insoddisfazione.

La chiamano rinuncia, quella di Goffredo, cioè di non essersi potuto trasferire a Roma, di non aver potuto viaggiare. Ma l’alienazione dei loro trent’anni di lavoro – come quella che ciascuno di noi in parte si crea con impegni e responsabilità – è un espediente per evitare di vivere, di avere il coraggio di determinare il proprio futuro. Tutta questa rinuncia è solo una scusa provinciale.

“Un anno dopo”, di Tony Laudadio, 
con Enrico Ianniello e Tony Laudadio

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