Ci siamo innamorati del Sziget Festival qualche anno fa e abbiamo deciso di tornarci quest’estate. Ecco la bella musica che abbiamo scoperto sulla Island of Freedom
Come ogni anno si è svolto a Budapest il Sziget Festival che ha portato sull’isola di Obuda alcuni dei nomi più importanti della musica mondiale, dai Gorillaz a Kendrick Lamar, da Shawn Mendes ai Mumford & Sons, solo per citarne alcuni.
Uno degli aspetti che più mi affascinano del Festival è però la possibilità di scoprire nuove band nel palco riservato ai migliori artisti emergenti, lo Europe Stage.
Ecco dieci band che, per un motivo o per un altro, mi sento di consigliarvi.
Meute – Germania
Che cos’è la musica elettronica? È la musica prodotta da strumenti digitali quali un sintetizzatore o un computer. Bene, ma come sarebbe la musica elettronica se fosse suonata da una marching band? La risposta ce la danno questi 13 ragazzi tedeschi. Un’ora con i grandi successi della musica dance suonati con sax, trombe, tromboni e percussioni. Uno dei live più trascinanti visti quest’anno allo Sziget, non solo allo Europe Stage.
Cari Cari – Austria
Una vecchia chitarra Hofner, una batteria e strumenti come un didgeridoo o lo scacciapensieri. Basta questa strumentazione al duo austriaco per trascinare un caldissimo Europe Stage (erano le 14) nel blues rock più tradizionale. Se dovessi trovare un’assonanza con un nome di quelli “grossi” andrei ad occhi chiusi sui Black Keys.
Senbei – Francia
Il live di Senbei, produttore francese, inizia pochi secondi dopo la fine dell’esibizione di Dua Lipa sul Main Stage e, almeno per i primi pezzi, è un’esibizione davvero per pochi intimi. Poi però inizia ad arrivare la gente, iniziano ad alzarsi i Bpm e lo Europe diventa una dancehall. Pezzo preferito? Sicuramente Ningyo! Altissimo livello anche per i visuals che, a tratti, possono ricordare quelli dei Moderat.
Peter Aristone – Slovacchia
Si cambia decisamente genere con Peter Aristone cantante Slovacco, classe 1980, che ha portato sul palco dello Europe il suo pop decisamente di alta classe. Tra le chicche sicuramente la presenza sul palco di una violoncellista (anche se con viola elettrica). Consigliatissimo per gli amanti di artisti come Paolo Nutini o James Bay.
Bemy – Polonia
Sicuramente una delle band più “affermate” presenti sullo Europe, basti pensare che hanno aperto i live di Ed Sheran a Varsavia pochi giorni dal loro live a Budapest. Tante chitarre, cantante con una voce meravigliosa e ottima presenza sul palco della band polacca hanno fatto riempire lo Europe Stage nonostante un caldo soffocante. Ah, Oxygen è un pezzone, ma di quelli grossi!
Acollective – Israele
Ecco, la peculiarità dello Europe Stage si può racchiudere proprio in live come quello degli Acollective. Uno va al palco alle 14, poco dopo aver mangiato, pensando: mi riposo un po’ almeno son carico per la sera. Povero illuso. Gente ovunque, band che fa un pop rock decisamente di classe (avete presente James Blunt? Ecco, aggiungeteci un po’ di grinta), tastierista che si mette a suonare il sax, cantante che si accompagna divinamente con la chitarra acustica. Meravigliosi!
E poi mi hanno regalato un ventaglio che mi è tornato decisamente utile. Grazie!
Kadnay – Ucraina
Electropop. Credo sia l’unica parola per poter descrivere questa band ucraina che è riuscita a far muovere tutti i presenti allo Europe Stage. Salgono sul palco vestiti tutti e 4 di bianco (due anni fa i Las Aves fecero una cosa analoga, sempre allo Europe Stage) e riescono a trasformare lo Europe in una dancehall grazie a tamburi e sintetizzatori. Da lì a poche ore avrebbero suonato sul mainstage i Bastille, se vi piace la band di Dan Smith sicuramente vi piaceranno anche i Kadnay!
Vanyn – Russia
Chitarre piene di chorus, capelli lunghi davanti alla faccia, stacchi secchi di batteria, ritmi funk, arpeggiatori ossessivi. Lo so, può sembrare la descrizione di un live dei The 1975, invece sono i Vanyn, band pop russa alla prima data in Europa. Su disco perdono parecchio della grinta vista live, ma sicuramente si rifaranno con le prossime uscite discografiche. Comunque, promossi!
Immagine di copertina: Sandor Csudai