L’amore al tempo dei migranti: l’amara Svizzera di Ikendu e Patricia

In Cinema

“Quello che non sai di me” dello svizzero Rolando Colla è un film che racconta una storia d’amore e giustizia, sfruttamento e pregiudizi. In fuga dal Mali, passato per l’inferno di Rosarno, il protagonista incontra una donna di origine ceca con due relazioni fallimentari alle spalle che l’hanno lasciata madre single di due ragazze. Si amano e si sposano, finché lui è accusato di spaccio di droga e false fatture. Le sue traversie giudiziarie mettono in luce le tante, troppe cose che non sanno uno dell’altra

Ikendu (Koudous Seihun), un rifugiato del Mali arrivato in Svizzera dopo esser passato per la Libia e l’inferno di Rosarno, incontra a Bellinzona  Patricia (Linda Olsansky), una donna di origine ceca che lavora in una officina di biciclette ed è madre single di due figlie. I due presto diventano una coppia, si sposano e sembrano esser capaci di rendersi reciprocamente felici. Ma un giorno Ikendu viene arrestato e accusato da alcuni presunti amici e colleghi africani di essere con loro coinvolto in un traffico di droga e false fatturazioni. Lui è in prigione, lei incinta, e la distanza e le troppe cose che non sanno una dell’altro finiscono per incrinare una relazione che pareva vera, a modo suo lieta: portando alla luce tanti segreti, e nemmeno tutti negativi, insieme alla consapevolezza che per loro nulla è e sarà facile.

Quello che non sai di me di Rolando Colla, disponibile on demand sulle piattaforme The Film Club di Minerva Pictures, Chili e Google Play, è la storia intensa di due outsider, generosi e ingenui nelle loro vite personali e pubbliche, che sembrano riuscire quasi sempre a farsi del male anche senza saperlo: Ikendu sogna di raggiungere Parigi dove vive lo zio ma dopo aver lavorato per pochi euro come contadino per i caporali, per amore si ferma a Bellinzona, certo che la sua vita abbia trovato un senso; Patricia, che ha già due figlie da compagni presto spariti dalla sua vita, con generosità si getta tra le sue braccia e resta incinta proprio nel momento peggiore. Sembrano desinati a non riuscire ad amarsi e a gestire le loro complicate esistenze, ma il film non lesina un finale problematico, amaro certamente la sua parte, ma non disperato.

Dietro le loro contrastate storie ci sono ovviamente i grandi problemi del nostro tempo e le tensioni psicologiche dell’amore ai tempi dei migranti: la piaga sociale del lavoro nero, dello sfruttamento degli africani nei campi agricoli italiani e l’estrema povertà della vita nelle baraccopoli dei profughi, ma anche la difficoltà di sostenere un rapporto tra persone così diverse non solo per origine e cultura, ma per le prove terribili sopportate nella vita. E che continuano, anche dopo aver superato le esperienze apparentemente più dure, ad esser trattati come sconfitti nella gara ad avere successo, magari per i ripetuti fallimenti delle relazioni sentimentali. Così, mentre ingenuamente Patricia non smette di sognare il porto sicuro di un vero amore, Ikendu rincorre un’immagine di onestà e integrità che scoprirà di non potersi permettere, almeno nella civilissima Svizzera. E la giustizia, in senso generale ma anche specificamente tribunalizio, finirà per essere forse la più acuta delle delusioni, perché spinge a “confessare” verità arrangiate pur di evitare un sorte peggiore. Cosa che vale ancor di più per un uomo di pelle nera immerso nel più classico ambiente dove conta il privilegio bianco.

L’altro tema che emerge dall’ultimo film dello svizzero Colla, spesso presente a festival importanti, in una ventina d’anni carriera che va da Oltre il confine (2002) a Giochi d’estate (2011) e anche dopo, è la verità in un rapporto di coppia, la necessità, ma anche il peso, di sapere tutto l’uno dell’altra. Elemento qui declinato in più sensi, dal passato africano di Ikendu ai motivi per cui è rinchiuso in un carcere. Conoscere la storia che ha alle spalle il/la proprio/a partner, garantisce di amarlo/a di più, aiuta a condividere anche il dolore che la vita gli/le riserva. Un’opposta opacità, anche se motivata dal desiderio di non far soffrire il/la partner, può far nascere il dubbio su chi sia, la sensazione destabilizzante di non conoscere davvero chi si ama o sia ha creduto di amare. Lasciando pericolosamente aperta la strada anche al temuto e odiato pregiudizio razziale e sociale.

Quello che non sai di me di Rolando Colla, con Koudous Seihun, Linda Olsansky, Sara D’Amario, Massimiliano Zampetti, Gaia Sciarini, Cristian Izzo, Francesco Cortopassi

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