Un po’ Mozart, un po’ Beethoven

In Musica

Prosseda, abile pianista, interpreta un Mendelssohn giovane e maturo, che cerca la sintesi tra i suoi due grandi predecessori

Dentro il regno dei suoni con bravura
Con fortuna ed amore, darai la gioia a tanti,
così come hai già fatto. E ti assicura
che ti vuole e ti aspetta il nostro cuore.

Così il vecchio Johann Wolfgang Goethe saluta il dodicenne Felix Mendelssohn, dopo aver ascoltato il suo quartetto op. 1, al termine della visita a Weimar nel 1821. Questo piccolo gioiello, insieme al capolavoro rappresentato dal quartetto op. 3 (1825), sono inseriti nel nuovo disco della Decca dedicato al compositore di Amburgo. Grandissimi i musicisti chiamati in causa: il pianista Roberto Prosseda, eccellenza ormai del repertorio mendelssohniano, accompagnato da Gabriele Pieranunzi al violino, Francesco Fiore alla viola e Shana Downes al violoncello.

Se qualcuno può essere dubbioso riguardo all’“atipicità” della formazione e alla rarissima interpretazione di questo repertorio, è presto rassicurato. Già dal primo ascolto si è guidati in un discorso musicale lineare, pur nei suoi chiaro-scuri (ben sottolineati da questa esecuzione), con un dominio della forma sonata e una maturità sconvolgente considerata l’età del giovane compositore. L’apertura del primo movimento dell’op. 1, un arpeggio di do minore in pianissimo, fa tornare alla mente un altro incipit, ben più noto, del repertorio pianistico seppur nella dinamica del forte: l’apertura della sonata K457 di Mozart (anch’essa tra l’altro in do minore). Considerevole, inoltre, è la capacità del giovanissimo Felix di condensare, nelle esigue battute iniziali, cellule ritmiche e melodiche di imprinting mozartiano e drammaticità beethoveniana.

Nel quartetto op. 3 ci troviamo di fronte ad un musicista maturo. La serie di semitoni ascendenti e discendenti che compaiono all’inizio del primo movimento, e che poi ritroviamo spesso nel lavoro come collante armonico tra le sezioni, è un procedimento pionieristico, quasi di atmosfera tardoromantica, e fu apprezzato anche dai suoi contemporanei.

Qualità dell’esecuzione ottima, ben assistita dal libretto redatto dal violista Francesco Fiore che riesce a trasportare in poche righe l’ascoltatore a Weimar, nel 1821.

Da scoprire.

“Mendelssohn – piano quartets nos. 1 & 3”, Roberto Prosseda, Gabriele Pieranunzi, Francesco Fiore, Shana Downes (Decca)

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