La scrittrice canadese Miriam Toews racconta con leggerezza la storia di due sorelle e il groviglio di sofferenze di una famiglia ‘normale’
Avevo anch’io una sorella, una sola
era pazza di me, come io di lei.
Le confidavo i miei piccoli dispiaceri
(S.T. Coleridge – To a Friend, together with an Unfinished Poem)
Chissà perché, guardandolo, mi ero convinta che I miei piccoli dispiaceri fosse un romanzo turco. Forse la copertina color sabbia, un rigo musicale su cui sono appollaiati variopinti uccellini, mi faceva pensare alle colorate ceramiche di Istanbul, alle sofferte miniature cantate da Pamuk. O forse il titolo, così lieve, per un attimo, mi ha lasciato sperare in una storia triste ma delicata, una storia di non detti un po’ orientaleggiante… Be’, ho preso una cantonata. Meglio così, sia chiaro. L’idea di un libro sul suicidio a colori pastello mi pareva poco convincente.
Pur mantenendo un tono gradevole e ironico, invece, I miei piccoli dispiaceri è un romanzo intelligente e piuttosto duro. Nessuna facile consolazione, nessun dubbio etico risparmiato.
Miriam Toews è una scrittrice canadese, e il suo romanzo è interamente ambientato in Canada, tra l’inospitale Toronto, la commovente Winnipeg, in cui a primavera i ghiacci si spezzano con rumore assordante, ed East Village, cittadina mennonita in cui abita la famiglia della protagonista.
Una famiglia unita, eccentrica e piagata da una sofferenza profonda e senza nome. Senz’altro troppo originale e “straripante di energia” per i rigidi schemi mennoniti. Fin dalle prime pagine, ci si presenta come un orizzonte monolitico e percorso da forze in contrasto, legami insolubili e schieramenti mutevoli: all’inizio, genitori da una parte e figlie dell’altra, e poi, drammaticamente, da una parte i suicidi (o quelli che vogliono morire a tutti i costi) e dall’altra i sopravvissuti (o quelli che, contrariamente alle aspettative, resistono alle intemperie).
Rientra in quest’ultima categoria Yolandi, protagonista e voce narrante della storia. Scrittrice di incerta fama, madre insicura di due adolescenti nati da due padri diversi, ex moglie senza troppi rimpianti, amante occasionale di meccanici e avvocati, figlia affettuosa e ferita, e soprattutto sorella.
Sorella minore e innamorata della magnetica Elfrieda, Elf, che, nonostante la sfolgorante carriera da pianista, la devozione di un compagno affettuoso, della famiglia e dei fan, fa parte del ramo suicida della famiglia; quindi vuole morire con tutte le sue forze, e ci prova finché non ci riesce.
Attraverso gli occhi impotenti ed esausti di Yolandi, assistiamo agli ultimi mesi di vita di Elf, dentro e fuori dai reparti di psichiatria. Attraverso la sua voce ironica, contempliamo lo strazio dell’incomunicabilità e delle incomprensioni su cui, nonostante l’amore incondizionato, si fonda la relazione tra lei e la sorella. E tra pensieri scombinati, giornate stracolme di preoccupazioni, confidenze alcoliche e sesso occasionale, vediamo affacciarsi al suo cuore il dubbio più atroce: se Elf vuole così tanto morire, non bisognerebbe portarla in Svizzera? Il suicidio assistito, se non altro, le eviterebbe la solitaria sofferenza del gesto più violento.
I miei piccoli dispiaceri tiene fedelmente il passo frenetico di chi si trova ad accompagnare i giorni estremi della vita di qualcuno. Un crescendo di accidenti più o meno drammatici o allegri impedisce – si direbbe fisicamente – alla protagonista di crollare. Sono gli imprevisti a tenerla vorticosamente attiva, e a rendere il suo punto di vista autoironico, ma anche appassionato, così caro e credibile.
Sempre appropriato, infine, lo stile: anche nei momenti più drammatici, la Toews – che tra l’altro con questo romanzo dà forma a un dolore vero – riesce a non scadere nel patetico, a volte eludendo i dettagli scabrosi, a volte affidandosi al tono scanzonato della protagonista, qualche volta, infine, ingentilendo la sofferenza con una preziosa citazione letteraria dagli “amanti poeti” di Elf. Così facendo, il lettore non si sente mai respinto dalla troppa durezza delle situazioni. Al contrario, consuma le pagine, nonostante soffra per il dolore dei personaggi. Perché – intuisce – da quel dolore, lottando, forse qualcuno può guarire.
I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews (Marcos Y Marcos, pp. 368, 18 €)
Immagine: Winter bird di Jack