Martone/Favino nel ventre di Napoli

In Cinema

In “Nostalgia”, il suo nuovo film appena passato in concorso a Cannes, il regista napoletano torna, come il protagonista della storia, nella sua città. In quel Rione Sanità che ha portato sullo schermo tre anni fa partendo da Eduardo De Filippo, e da cui il protagonista Felice è fuggito appena 15enne, perché coinvolto in un fatto di sangue. In quei vicoli ritrova la madre amata e l’ex amico Oreste, diventato il boss più sanguinoso della camorra. Un film ricco di temi, tra sfumature psicologiche e drammi reali, con una splendida colonna sonora in cui spiccano Steve Lacy e i Tangerine Dream

Nostalgia di Mario Martone, da non confondere con il filosofico Nostalghia (1983, di Andrei Tarkovski), racconta due ritorni. Innanzitutto quello del protagonista Felice Lasco (Pierfrancesco Favino), deciso a ripercorrere dopo quarant’anni i vicoli napoletani che, appena 15enne, aveva dovuto abbandonare ed ora ritrova, malinconico “straniero” nel suo Rione Sanità, dove il film è interamente ambientato e girato. “Un luogo dell’anima” secondo Martone, “una enclave lontana dal mare. Un labirinto o una scacchiera, tutte forme borgesiane”. Felice è lì per ritrovare due persone, assai diversamente legate a lui. L’anziana genitrice, che poi è una scoperta metafora della stessa città-madre con la sua forza emotiva e la fragilità che la rende quasi impalpabile, interpretata da una autentica veterana di madri del Sud, Aurora Quattrocchi. All’opposto c’è l’ex amico per la pelle Oreste Spasiano, ‘o Malommo (Tommaso Ragno), feroce boss camorrista del quartiere, volto e braccio di una violenza criminale che si perpetua, quasi immutabile, nei decenni. Ma nel film c’è anche un secondo ritorno, quello di Martone alla sua città, e in particolare in quel quartiere simbolo che tre anni fa aveva portato sullo schermo in un’interessante versione cine-teatrale di Il sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo, 60 anni dopo il debutto del testo con l’attore-autore in scena. Lì Francesco di Leva, giovane gangster d’oggi (palestra, abiti griffati, high-tech domestico), diversissimo dal saggio e paterno personaggio disegnato da Eduardo, prendeva atto di quanto Il mondo fosse cambiato, come il linguaggio, le canzoni, l’immaginario malavitoso. 

In Nostalgia, fresco di passaggio in concorso al Festival di Cannes (auguri per i Palmares) il protagonista mostra nel complesso una sorta di tranquillità (nonostante qualche momento buscettiano dell’eccellente Favino), che nasce non dall’assenza di paura (che c’è, ovviamente, a tratti), ma dall’idea di non accettare un destino segnato. Spinto anche dal messaggio di speranza che viene dal lavoro del parroco di Santa Maria della Sanità, cuore sano e solidale del complicato quartiere, Luigi Rega (Francesco Di Leva) e dei suoi ragazzi simboli d’una bellezza che si può ancora raggiungere. Perché ancora ci dev’essere un modo per fermare la guerra, l’ingiustizia, il sangue. Sceglie così di perdersi nella propria nostalgia, ascoltando quel che scriveva Pasolini in una frase posta in testa al film: “La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede”. E i suoi giorni passano, tra momenti a volte anche felici, proprio in questo cercare nei fatti, dopo averla sognata in Libano, Egitto e altrove dov’è stato, una via d’uscita dai troppi disastri collettivi e individuali della Sanità, così annidati da sembrare inestirpabili. Sullo sfondo di una Napoli splendida, affascinante anche per l’uso straordinario che della musica fa Martone, tra il jazz raffinato e quasi etereo di Steve Lacy e l’elettronica ansiogena dei Tangerine Dream. 

Felice, nome scarpettiano per definizione come Sciosciammocca, maschera teatrale nonché suo cavallo di battaglia (che Martone/Servillo hanno tratteggiato pochi mesi fa magnificamente in Qui rido io!), rimette piede su quel terreno minato, dell’anima e della vita quotidiana, che dispensa illusioni e morte. C’è il rientro e lo spaesamento. E, come è capitato a Ermanno Rea, che soggiornò per mesi alla Sanità prima di scrivere il libro da cui il film parte, tra i ragazzi delle cooperative culturali e padre Loffredo che ha ispirato la figura del parroco Rega, emerge il bisogno di riappropriarsi del passato. Che diventa subito presente. Luoghi e storie che attraversano il film, dalle Catacombe alle Fontanelle. Per indagarli Martone si affida a guide culturali professioniste, Miryam e Isaad, che vediamo accanto ad attori di qualità come Giuseppe D’Ambrosio e Salvatore Nicolella, il toccante Nello Mascia nel ruolo dell’amico di famiglia e la bellissima Sofia Essaïdi, la moglie egiziana di Felice. Sceneggiato con Ippolita di Majo, Nostalgia incrocia i linguaggi e i toni, il dramma e a tratti quasi il noir. Un cinema in progressione che guarda avanti e si affida alla forza dei ragazzi, quelli di chiesa che sognano altri mondi e quelli che vivono nell’illegalità.

E il finale, che rifugge da scorciatoie consolatorie o redenzioni impossibili, prima ancora di essere anti-retorico è anti irrealistico, una doppia negazione che nasce proprio dalla doppia anima di Nostalgia, che è racconto di ricordi, sentimenti, atmosfere interiori e al tempo stesso storia molto calata nella realtà. La Napoli di Martone non è solo una città perduta nei ricordi d’infanzia e ricostruita dopo quarant’anni di volontario, inevitabile esilio, da un suo figlio che l’ama ancora, tantissimo: è un luogo del mondo reale che trae la sua forza dalla presenza concreta di problemi e tragedie, come la povertà, la malavita, la violenza. E che riesce con intelligenza a sfuggire all’irrealtà, spesso insita nelle eccessive, ripetute rappresentazioni offerte al nostro immaginario cine-tele-digitale da tanti film e serie in cui prevale una fisionomia che non è mai del tutto vera né del tutto ricostruita. E che così appare, il più delle volte, falsa. 

@ Mario Martone sarà protagonista dell’Evento Speciale sul cinema italiano del prossimo Pesaro Film Festival (18-25 giugno) dove verrà proiettata per la prima volta la copia restaurata di Morte di un matematico napoletano, suo esordio al cinema.

Nostalgia, di Mario Martone, con Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Rory Quattrocchi, Francesco Di Leva, Roberto De Francesco, Nello Mascia, Sofia Essaïdi, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe Gaudino, Ernesto Mahieux

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