Da Mahler a Fennesz, costruire l’identità musicale europea

In Musica

La rassegna di musica elettronica INNER SPACES, ormai giunta alla terza edizione, lancia un ponte tra ‘900 e nuovo secolo alla ricerca di “identità sonore elettroniche”. All’Auditorium San Fedele il 26 settembre si comincia con Christian Fennesz, figura emblematica della scena musicale contemporanea

Venuto a sapere che Christian Fennesz avrebbe eseguito all’Auditorium San Fedele di Milano i suoi Mahler Remix, mi ricordai che in adolescenza alla domanda «Che musica ascolti?» mi gratificava rispondere boriosamente «Un po’ di tutto, da Mahler a Fennesz», esibendo una certa versatilità nei gusti – dalla classica all’elettronica – utilizzando come esempi due grandi esponenti ai poli della storia della musica del Novecento, che condividessero il luogo dei loro natali.

Nel 2014 per l’etichetta “Touch” Christian Fennesz ha pubblicato Mahler Remix, che, come suggerisce didascalicamente il titolo, consiste in delle lunghe (inevitabilmente lunghe, considerando i pedigree musicali dei due soggetti) session di rivisitazione elettronica di alcune musiche di Mahler: chitarre elettriche, droni e glitch – marchi distintivi del primo – condiscono, inquinano e si amalgamano alle decadenti sinfonie del compositore austriaco.
Saranno proprio i Mahler Remix, insieme ad alcune tracce dall’ultimo album di Fennesz, Becs (Edition Mego, 2015), ad inaugurare la terza edizione di Inner Spaces lunedì 26 settembre alle 21 all’Auditorium San Fedele, a cura di San Fedele Musica in collaborazione con Plunge.

«Capace di dare forma, tagliare e incidere dati sonori in campi elettronici di tristezza, Fennesz è un gradino sopra [rispetto agli sperimentatori contemporanei].» Così si esprime Daniel Lopatin – in arte Oneohtrix Point Never – nei confronti di Christian Fennesz.

L’artista austriaco ha iniziato a fare musica come chitarrista in gruppi punk, ma consapevole dei limiti fisici e della rigidità ideologica di certi modi di intendere e fare la musica appartenenti al passato, Fennesz è riuscito a plasmare con i suoni generati da una chitarra elettrica e un laptop un’estetica – quella del glitch – che gli ha consentito di guadagnarsi un posto d’eccezione nel contesto dell’avanguardia a cavallo tra Novecento e Duemila, al fianco di artisti del calibro di Jim O’Rourke, Peter Rehberg, David Sylvian, paragonato infine a William Bansisky e Brian Eno.

Confrontarsi con Gustav Mahler è un’impresa che, tentativo di confronto con un demiurgo dell’identità musicale europea, non può non apparire come una dichiarazione definitiva di appartenenza alla storia della musica occidentale. Già nel 2004, sempre per la Touch, il musicista tedesco aveva pubblicato l’album Venice: scegliere un simile titolo significava per Fennesz fare i conti con uno dei simboli – o degli stereotipi – dell’europeità, dimostrando l’intenzione di aderire a uno spirito e di voler contribuire alla suo sviluppo con la sua opera.

2-t-e-s-o

A precedere Fennesz saranno i t.e.s.o., giovane duo elettronico milanese, il cui ultimo lavoro No. 3 Obliate (Aperture Records, 2015), percorso tra architetture sonore e sound-design brutalista, ha attratto l’attenzione della critica per aver aderito a un’elettronica di ricerca di forte ascendenza IDM (quel genere reso famoso dagli artisti della Warp Records) influenzata dalle forme contemporanee del jazz. L’e-cor ensemble, trio composto da Francesco Altillo, Christian Maddalena e Mirjana Nardelli, proporrà una rivisitazione in chiave digitale di “Silentium”, secondo movimento dall’opera Tabula Rasa di Arvo Pärt.

3-e-cor-ensemble

Tra gli appuntamenti degni di nota della rassegna di quest’anno è bene segnalare lunedì 14 novembre i live di Andrew Pekler e Paul Jebanasam, lunedì 5 dicembre CoH,e, nel 2017, lunedì 13 febbraio  Paolo Oreni e lunedì 10 aprile Jan Jelinek, e B. J. Nilsen.

INNER SPACES 2016/’17: Identità sonore elettroniche.

All’Auditorium San Fedele dal 26 settembre 2016 al 15 maggio 2017

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