Lungs: a pieni polmoni

In Teatro

Al Parenti arriva Lungs, dalla drammaturgia di Macmillan, con due bravi attori e ritmo sostenuto

Discutono, ragionano, si interrogano, esaminano, analizzano, considerano, litigano, incessantemente.

In scena in questi giorni al Teatro Franco Parenti troviamo Lungs, letteralmente “polmoni”, diretto da Massimiliano Farau.

In scena due attori, Sara Putignano e Davide Gargliardini, che non si prendono un attimo di respiro in una prova di resistenza portata all’estremo.

A sorprendere è proprio il ritmo, simile a una pallina da ping pong che rimbalza in continuazione da uno all’altra dei due membri di una coppia -una qualsiasi coppia di trentenni che sta pensando di avere un figlio. 

Una scelta senz’altro difficile per i giovani d’oggi, che vivono nel secolo della precarietà, dove la stabilità emotiva ed economica è vista come un miraggio, ed in aggiunta inizia a prendere piede la tendenza ad accettare come persone normali, e non più come mostri, coloro i quali, soprattutto donne, decidono di non avere figli.

La drammaturgia dell’inglese Duncan Macmillan è senz’altro stilisticamente compatta: lo spettatore non rischia di annoiarsi pur essendo la scena ridotta al minimo, una parete e una porta che servirà solo alla fine, e i cambi luce inesistenti, ma a rifletterci bene non ritrae affatto le perplessità che possono esistere dietro una scelta, tanto importante.

I due protagonisti leggono molto, amano la musica e sono forti sostenitori dell’ecologia, dei borghesi radical chic (li chiameremmo oggi), coloro che pensano di poter cambiare il mondo con le loro convinzioni.

Il risultato è poco più articolato rispetto a quello su cui hanno dibattuto per quasi un’ora e mezza, con la sensazione di aver assistito al passaggio dall’immaturità alla presa di coscienza di due giovani spaesati, che si crogiolano in discussioni sterili illudendosi di poter arrivare a prendere la decisione giusta. 

Gli ultimi dieci minuti ripercorrono la loro vita da quando sono diventati tre e sono forse quelli che ti danno la reale misura di quello che è lo spettacolo, in cui il ruolo del bambino si configura solo una delle tante cose che sono avvenute nella loro vita insieme.

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