Nato in Corsica, ad Ajaccio, il regista-sceneggiatore Frédéric Farrucci ambienta nel sud dell’isola il suo secondo film. Un moderno western venato di temi politico-sociali, dal rifiuto della rapacità affaristica alla rivendicazione dell’identità. Il pastore Joseph vive e lavora in un terreno affacciato sul mare cristallino e subisce le minacce di costruttori malavitosi che vogliono trasformare la fattoria in resort turistico. Lui resiste, uccide uno dei banditi, e diventa una sorta di eroe popolare in fuga dalla polizia e dalle gang. Ottimo protagonista Alexis Manenti. visto in “I miserabili” e “Gli indesiderabili” di Lady Li
Abbiamo visto Alexis Manenti, roccioso ed efficace protagonista di Il Mohicano di Frédéric Farrucci, nei due ultimi, notevoli film del regista francese nero Lady Li, I miserabili (2019), in cui faceva uno dei tre poliziotti e Gli indesiderabili (2023), dov’era il giovane neosindaco. Qui invece siamo nel sud-est della Corsica, a Porto Vecchio e dintorni, di fronte alla Sardegna, e al centro del racconto c’è lo schivo e laborioso Joseph, uno degli ultimi pastori che abita e lavora sul magnifico litorale, assai ambito da imprenditori e mafiosi intenzionati a farne una lussuosa speculazione immobiliare per sfruttare il turismo internazionale in crescita. Falliti i tentativo di convincerlo a vendere il terreno con le buone, dalle pressioni si passa alle minacce e infine alla violenza aperta.
Solo che lui non cede. E non solo perché lì è nato e quello è il suo lavoro: ma perché si è anche immedesimato, come dice il titolo del film, in un ruolo che alla fine lo renderà quasi mitico, quello del difensore delle tradizioni e dei più poveri della zona, contrari a una modernità che sarà probabilmente redditizia per alcuni ma devastante sul piano sciale e ambientale. Il “Mohicano” per giunta è un tipo deciso, irascibile, e Farrucci, corso di Ajaccio come Napoleone Bonaparte gli ha infuso pure un pizzico di superomismo narrativo. Così non cede. Uccide accidentalmente uno dei boss della banda che lo perseguita, e da lì inizia la sua fuga su e giù per le montagne e la costa dell’isola, aiutato da un amico che avrà la peggio e dalla nipote Vannina (Mara Taquin), parigina che sente rinascere dentro di lei il fuoco delle radici, la passione per la terra natia, e in più è affascinata dal piglio deciso e ribelle di Joseph.
Il Mohicano, presentato e premiato all’ultima Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti, sta a metà tra il western e il polar di ambientazione rurale: del resto non era un po’ così anche Le beau Serge di Claude Chabrol (1958), film fondativo della Nouvelle Vague? Il regista-sceneggiatore, al secondo film, è stato autore nel 2020 di La nuit venie, che raccontava la storia d’amore tra un tassista cinese clandestino e una spogliarellista, debutto premiato dal César alla Miglior musica originale di Rone, compositore elettronico autore anche della colonna sonora di questo film. Prima ancora ha girato 4 corti, due dei quali, come temi e personaggi, sono all’origine del soggetto di questo film. Che al di là del lato actionner, sicuramente in primo piano anche grazie alla bella, ansiogena fotografia di Jeanne Lapoirie, conferma l’interesse per i temi e l’ambiente corso di diversi autori nati lì; basti citare l’uscita recente di due film (A son image di Thierry de Peretti e Le Royaume di Julien Colonna) e un libro (La sentinelle).
Farrucci ha apprezzato nella recitazione di Manenti, “qualcosa di molto arcaico e allo stesso tempo di molto moderno”. Durante le riprese gli ha fatto incontrare il vero pastore alla cui storia il film è ispirato, rilanciata, come si vede nel Mohicano, anche dai social network, negli ultimi anni spesso testimoni e megafoni delle rivolte, dei momenti di guerriglia urbana popolati soprattutto da giovani. Temi che ha qui sviluppato in chiave western. “Mi piace il cinema di genere quando ha un contenuto politico. Molti grandi autori l’hanno adottato per divulgare la loro visione del mondo. Il western mi interessava perché spesso in Corsica ci consideriamo un po’ come dei Pellerossa, soggetti a continue violenze e invasioni. E poi per due suoi pilastri : il conflitto per il territorio legato a un scontro di civiltà e la leggenda, una forma di mitologia popolare che spesso eleva al rango di personaggi appunto leggendari individui reali, simbolo di indipendenza. Nascondiamo spesso che civiltà e modernità hanno in sé una parte di violenza, perché la attribuiamo solo al «selvaggio», al bandito”. Al Mohicano.
Il Mohicano di Frédéric Farrucci, con Alexis Manenti, Mara Taquin, Theo Frimigacci, Paul Garatte, Marie-Pierre Nouveau, Michel Ferracci, Jean Michelangeli, Dominique Colombani