Luci e ombre della “Vedova” Scarlett, supereroina senza superpoteri

In Copertina Cinema

Con “Black Widow” inizia ufficialmente, molto al femminile, la “fase 4” del Marvel Cinematic Universe. Il film della regista australiana esordiente Cate Shortland è l’ultimo tributo all’iconico personaggio dell’agente segreta sovietica interpretato dalla Johansson nella saga di Avengers e soci. Sprazzi d’azione convincenti e una trama prevedibile, con personaggi maschili irrilevanti, per un cast lussuoso che schiera anche Rachel Weisz, la futura nuova eroina Florence Pugh, David Harbour e altri big

Allacciate le cinture: dopo tanto rimandare, affidandosi ai palliativi di ottimi prodotti tv come Wandavision, The Falcon and the Winter Soldier e Loki, la “fase 4” del Marvel Cinematic Universe è ufficialmente cominciata. Anche se, nel caso di Black Widow di Cate Shortland, ultimo tributo all’iconico personaggio interpretato da Scarlett Johansson nella saga di Avengers e soci, sarebbe più opportuno parlare di una “fase 3 e mezzo”. Innanzitutto, perché Black Widow di fatto è un prequel, collocabile tra gli eventi di Capitan America: Civil War e l’inizio delle vicende direttamente legate a Thanos e al Guanto dell’Infinito. Ma soprattutto perché il debutto della regista australiana (selezionata tra più di sessantacinque candidate, tutte ovviamente donne) nel cosiddetto MCU è un esordio quasi in sordina rispetto ai precedenti capitoli.

Tra questi, l’inevitabile riferimento e ispirazione pare essere fin dalle prime battute quel Captain America: The Winter Soldier che rimane ancora oggi uno dei titoli stand-alone più validi del catalogo. Stavolta, però, probabilmente non aiuta la scelta coraggiosa di dedicare una pellicola all’unico personaggio senza superpoteri del gruppo, meno portato quindi a un taglio appariscente e fantascientifico rispetto ai suoi colleghi, per quanto (inaspettatamente, per ammissione degli stessi vertici Marvel) amato e carismatico. Il risultato è un B-movie fracassone di spionaggio e cazzotti, alla ricerca di un torbido passato da cui si è nel contempo attratti e in fuga, come è abitudine ormai consolidata nel genere da Jason Bourne in poi.

Non stupisce allora che le scene di combattimento e azione mantengano lo standard di perfezione a cui le regie Marvel ci hanno da tempo abituati. Piuttosto, sorprende un po’ il fatto che manchi tutto il resto, a cominciare da una sceneggiatura credibile. È vero: da tradizione, le pellicole in solitaria dei vari componenti del supergruppo hanno sempre reso meno degli episodi corali. È altrettanto legittimo però riconoscere, anche ai prodotti meno riusciti, una professionalità e una cura nella stesura di personaggi e dialoghi che qui, forse per la prima volta, davvero si fatica a vedere.

Il leit-motiv della vicenda, ovvero la famiglia, è invece fin troppo chiaro, ribadito alla nausea e spiegato come si spiegherebbe a un bambino un po’ duro di comprendonio. Famiglie reali e fittizie, famiglie naturali e famiglie che si scelgono, ovvero gli amici, anche se poi non si sa mai quello che può capitare, perché la vita è come una scatola di cioccolatini, e via di banalità in banalità, dialogo dopo dialogo, tanto che si finisce per accogliere i riuscitissimi momenti di azione pura quasi come una liberazione.

Né probabilmente giova alla tanto strombazzata causa del superhero movie al femminile (a quanto pare il solo presupposto chiaro in fase di pre-produzione, visto il risultato) un cast in cui gli unici personaggi maschili sono zerbini, viscidi o completi idioti. O forse è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che, nel campo dell’inclusione, la Marvel ha tanto lavoro da fare: non che manchi la buona volontà, ma evidentemente il linguaggio nazional-popolare a base di morali telefonate e scelte fin troppo scontate non funziona come dovrebbe, finendo per svilire o addirittura ridicolizzare (Black Panther e le sue atmosfere alla Lion King di Broadway) quanto di buono messo in campo nelle intenzioni.

Buone intenzioni confermate anche da un cast di prim’ordine, ma che non riesce comunque a dare al film la spinta in più per arrivare alla sufficienza: accanto a una Scarlett Johansson sempre più in parte e sempre più accigliata, figurano addirittura un premio Oscar, Rachel Weisz, e una candidata all’Oscar, Florence Pugh (probabilmente destinata a raccogliere l’eredità del personaggio a partire dalla prossima miniserie tv Hawkeye), oltre alla star di Stranger Things David Harbour e al veterano attore britannico Ray Winstone. Black Widow è nelle sale a partire dal 7 luglio, e sarà disponibile in streaming dal 9 luglio su Disney+ in Accesso VIP.

Black Widow di Cate Shortland, con Scarlett Johansson, Rachel Weisz, Florence Pugh, David Harbour, Ray Winstone, O. T. Fagbenle, Olga Kurylenko, William Hurt

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