Letti ieri, letti oggi (24): Bel ami

In Letteratura, Weekend

Un volpone, un arrampicatore sociale, insomma un tipo da cui stare lontani, il nostro Bel Ami. Nessun tormento, nessun pensiero di morte. E dunque, riletto ai tempi della pandemia il protagonista del secondo romanzo di Maupassant appare in tutta la sua indigeribile mediocrità

Chi legge un libro lo riscrive, sostiene Dacia Maraini, e chi lo rilegge lo ri-riscrive, aggiungo.
Rileggere dopo molti anni le vicende di un arrampicatore sociale dell’ultimo ventennio di storia francese dell’Ottocento può comportare il fatto di trovarsi tra le mani un altro romanzo.
E se poi, nel bel mezzo della rilettura esplode una pandemia, può accadere che il protagonista, i comprimari e gli intrighi in cui sono immersi ci appaiano lontani e anche alquanto importuni.
Può capitare anche questo.

Credenziali. La materia è nota. Georges Duroy, giovane e avvenente normanno di umili origini, dopo aver trascorso due anni in Algeria in qualità di sottufficiale degli ussari, abbandona la vita militare e va a Parigi.
Per sopravvivere accetta un modesto impiego alle Ferrovie del Nord che gli consente a malapena di arrivare alla fine del mese.
La buona sorte però lo favorisce e l’incontro fortuito con l’ex commilitone Forestier, diventato caporedattore di un importante giornale parigino, gli apre prospettive impreviste.
Proprio a casa del compagno d’armi, durante una cena, conosce personaggi di spicco, tra cui il banchiere e proprietario del giornale Walter da da cui gli viene commissionato, seduta stante, un lungo articolo sull’Africa.

Le donne. ‘…È sempre grazie a loro che si arriva prima’, questo pensa Forestier delle donne; Duroy, che pure in Algeria ha sedotto la figlia di un esattore e la moglie di un procuratore legale, non ha un’idea in merito ma si va convincendo che forse il suo amico ha ragione. Solo quella sera ne conosce quattro, le rispettive mogli del padrone di casa e di Walter, Madeleine e Virginie, l’amica di famiglia Clotilde e sua figlia Laurine, poco più che una bambina. Tutte, compresa la ragazzina solitamente seriosa e introversa, pendono dalle sue labbra e dal suo baffo mentre racconta, un po’ millantando, particolari avventurosi della campagna d’Algeria ‘con uno di quegli sguardi da bel ragazzo che si allargano come una rete da pesca in mare’.

Il giornale. L’articolo deve essere consegnato il pomeriggio successivo, ma Duroy non sa da dove cominciare. La scrittura non lo ha mai interessato, la cultura ancora meno. E pensare che i suoi genitori per mandarlo a studiare avevano fatto sacrifici enormi. Niente, due volte l’ultima classe di un istituto superiore senza superare l’esame finale.
Su consiglio di Forestier l’articolo lo scriverà Madeleine, lei è così brava…
Il pezzo di esordio gli vale un contratto vantaggioso, la possibilità di licenziarsi dalle Ferrovie del Nord e soprattutto di entrare nel mondo che conta e corteggiare le donne che incontra, prima fra tutte Madeleine, poi Clotilde e poi ancora la moralissima Virginie Walter. Per arrivare in alto ha bisogno di loro, lui ancora non lo sa ma istintivamente segue la strada maestra. Madeleine intuisce il gioco, gli fa una lezione di autonomia femminile, si fa promettere amicizia e lo dirotta su Virginie. Lei sì che ha peso nelle decisioni del marito!
Duroy e Clotilde de Marelle diventano amanti, Laurine la figlia di lei che lo adora lo ribattezza affettuosamente Bel-Ami.

Il matrimonio. Forestier, da tempo malato ai polmoni, su consiglio del medico si reca a Cannes con la moglie per un lungo soggiorno marino. Piano piano Duroy si fa spazio in redazione e si avvicina a Walter del quale ormai frequenta familiarmente la casa.
Madeleine gli scrive e lo prega di andare perché il marito si è aggravato. Parte immediatamente e resta a  Cannes fino alla morte di Forestier; è affettuoso, organizza le esequie, conforta la vedova, in modi garbatissimi le chiede di sposarlo e riparte senza pretendere una risposta. Bontà sua.
Dopo qualche tempo riceve un biglietto, ‘Sono a Parigi, venga a trovarmi’. Bel-Ami, ormai si è sparsa la voce e più d’uno lo chiama così, si muove come una volpe, con determinazione ma con grazia e senza premura. E lei acconsente. Sarà una cerimonia riservatissima, quasi segreta. Gli amici stretti però vanno avvertiti, lei si occuperà dei Walter e lui di Clotilde de  Marelle. Clo, come si fa chiamare, la prende malissimo e interrompe i rapporti,  neppure Laurine vuole più vederlo. Pazienza, d’altra parte l’avrebbe anche sposata, ma lei un marito ce l’ha. Nulla da aggiungere.

‘Storia del nuovo cognome’. Per quanto discreta possa essere la cerimonia, un minimo di preparativi occorre, ma di che genere? Per esempio la nobilitazione del nome che potrebbe comparire subito sulle partecipazioni di nozze. Intanto sarebbe sufficiente staccare il ‘Du’ e farlo minuscolo, du Roy sarebbe perfetto. Oltre a ciò, su proposta di lui si potrebbe  aggiungere il nome del suo paese d’origine, Canteleu, ma a lei non piace la finale e quindi magari è più elegante optare per la soluzione Duroy de Cantel. Alla fine sulle partecipazioni starebbe benissimo Georges du Roy de Cantel. Più che perfetto.

Ghostwriter di ritorno. Il matrimonio rimette in pista Madeleine come giornalista occulta. Il suo stile è inconfondibile, qualcuno in redazione nota la somiglianza con gli articoli del defunto Forestier e ironizza 
sottovoce, poi pian piano Du Roy viene chiamato Forestier. 
Lei mantiene i ritmi del primo ménage, la convivenza diventa faticosa, Bel-Ami si impegna con furbizia e cinismo nell’appropriazione della metà di un lascito da un milione di franchi destinato alla moglie e nel contempo fa una corte serrata a Virginie Walter.

Invidia. Parigi fibrilla, la recente conquista del Marocco conclude il dominio francese su tutta la costa africana del Mediterraneo e i più astuti diventano ricchi. Con le giuste informazioni, per esempio, il proprietario de La Vie Francaise,  l’israelita  Walter, ha acquistato per pochi denari possedimenti e miniere di rame e di ferro che rivende pochi giorni dopo l’occupazione a prezzi da capogiro. Qualcuno parla di cinquanta milioni di franchi, il che significa che è diventato più potente di un re. Può tutto e può avere tutto: il prestigioso palazzo del principe di Carlsbourg e il quadro più prestigioso della città visitato quotidianamente da un folto pubblico. Tre milioni per il palazzo, cinquecentomila per il dipinto.
Fasto e potenza senza limiti e  Bel-Ami si strugge, soffre terribilmente di quel moto amaro dell’animo che non è ambizione e neppure desiderio di emulazione, ma invidia, un veleno segreto e incomunicabile di mediocre gregario che lo corrode, ma che all’improvviso gli dà determinazione e irremovibilità, freddezza e cinismo.
Da quel momento il bel Du Roy sa esattamente ciò che vuole e che otterrà. 
Intende sposare una delle figlie di Walter, Suzanne,  quella carina, un vero e proprio capitale, ma prima deve divorziare da Madeleine ed è abbastanza facile, tanto più che sospetta un tradimento. Si rivolge al commissario di polizia per constatare la flagranza di adulterio e il gioco è fatto; dopodiché convince la ragazza a fuggire con lui. Per evitare lo scandalo i genitori di lei acconsentono.

Epilogo. Nel frattempo l’incorruttibile, la sventurata Virginie, ha risposto ed è caduta nella rete di  Bel-Ami travolta da una passione incontenibile che le divora cuore e visceri. Pazienza, ‘gli amori vanno e vengono’ e poi il suo amante ha altro per la testa. La cerimonia nuziale è l’apoteosi, Georges Du Roy è al centro del mondo, Parigi è ai suoi piedi,  la sposa incede come una bambola di porcellana, solo la signora Walter, devastata da una gelosia feroce e inconfessabile, ha il viso contratto e i capelli improvvisamente grigi.

Ri-considerazioni. ‘Bel-Ami c’est moi’. Anche Maupassant, come il maestro Flaubert si identifica con il protagonista? L’affermazione non sembra essere veritiera. Certo, se si guarda in filigrana Georges Duroy viene fuori a tratti la fisionomia viva dell’autore, a partire dal baffo ammaliatore, passando per l’arruolamento volontario, il primo modesto impiego al Ministero della Marina, la passione per le donne, la frequentazione delle redazioni di giornali; non è poco ma non è sufficiente. Il protagonista viene alleggerito del tormento e del pensiero ossessivo della morte che lo renderebbero personaggio tragico, invece, come dicevano i suoi  alleati,  ‘è un furbo, un volpone, un tipo sveglio che saprà cavarsela’. Attualissimo e pertanto da evitare. E non solo per il Covid-19 che ci tormenta e ci toglie lucidità.

Immagine di copertina: Rue de Paris, temps de pluie di Gustave Caillebotte, (licenza Wikimedia Commons)

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