Storie di fantasmi in diretta il martedì: come è andato il corso di Laura Pariani e Nicola Fantini

In Letteratura

Dentro l’aula virtuale di “Fantasmi d’amore e d’altro”, dove Laura Pariani e Nicola Fantini hanno insegnato il fantastico, l’invisibile, il perturbante in un corso pensato per Cultweek. Un itinerario novecentesco di lettura, analisi, esercizi di immaginazione (e pure scrittura). Talmente intenso che sarà da rifare.

Ho sempre pensato che uno scrittore provenisse da dentro la sua opera e lì fosse costretto a tornare, prigioniero di una vita segreta che inizia quando qualcuno apre un libro e finisce quando qualcuno lo chiude. Da questo punto di vista è come se il creatore della storia venisse creato da chi la legge: a poco a poco il lettore se ne immagina i tratti del viso, il tono della voce, il colore degli occhi. Chi legge finisce col crearsi nella mente l’immagine dello scrittore che sta leggendo al punto che, dato un gruppo n di personaggi, lo scrittore (specie se, per così dire, “onnisciente alfa”) è quell’n+1 del quale non si può fare a meno.

È così che si innesca un meccanismo di istituzionalizzazione per cui uno scrittore non ha più un nome e cognome, bensì solo un cognome preceduto da un articolo determinativo, messo lì bene in vista, più determinativo di qualsiasi altra determinazione. Quello scrittore non può che essere lui e solo lui, non altri. Specie se hai letto (quasi) tutto, se ti trovi nella condizione di fanatico della prima ora, giusto per non usare la parola “fan”. Fatto sta che si crea un personalissimo culto che, come tutti i culti, porta in sé un alone di mistero, qualcosa di indicibile, di inimmaginabile.

L’istituzionalizzazione, poi, raggiunge i massimi livelli quando si legge un autore contemporaneo ma non così salottiero, non così “visibile”, almeno secondo i canoni della odierna (tele) visibilità. Dunque, dicevamo: la Pariani. Già, perché la Pariani è la Pariani: è solo lei e nessun’altra. Il nome non occorre. Forse nemmeno ce l’ha. E la faccia? Importa vedere che faccia ha? Di che colore avrà gli occhi? Che suono avrà la sua voce dal vivo? Come si pettina? Porterà mai gli occhiali? Come lettore sei oltre, anche se, poniamo, magari una foto della Pariani l’avrai pur vista da qualche parte (Google è un segugio implacabile).
Ma come lettore, dicevo, sei oltre: non ti interessa minimamente avere contezza di simili dettagli umani, che in teoria non toccano affatto la tua immaginifica raffigurazione fisiognomica.

Se poi arriva il giorno in cui la “quarta parete” si infrange, tuo malgrado, quando s’infrange il mistero, quando lo scrittore protagonista del tuo personalissimo culto ti rivolge la parola dallo schermo del pc chiedendoti come stai… È lì che qualcosa irrompe nel quotidiano trantran stravolgendolo, modificando in modo consistente il tuo modo di pensare e di vedere le cose. Specie in un periodo storico come questo, tra covid calante e guerra crescente (c’era e c’è modo di chiudersi a qualsiasi prospettiva), ogni martedì sera, per tutta la durata di Fantasmi d’amore e altro si è potuta materializzare on line un’oasi di pace e creatività dove chi ha potuto ha avuto il privilegio di ascoltare dal vivo la voce narrante di uno scrittore mentre parlava leggendo racconti di altri autori. Ogni martedì sera vere e proprie “apparizioni” letterarie accadevano come in uno spazio magico nel quale il flusso del linguaggio faceva emergere importanti connessioni tra processo di lettura e di scrittura: con un effetto di comprensione debordante, a dispetto di pixel e reali distanze.

Le voci della Pariani e di Nicola Fantini si intrecciavano tra la calda nostalgia del mare di Tabucchi alle paludi da incubo di Cortazar, dall’inquietante normalità della coppia alto borghese di Dahl alla camminata sulla luna di Landis, fino alle vicende domestico-coloniali di Mc Grath. Erano un fiume in piena che spiegava, commentava, illuminava: inarrestabili ed incontenibili voci onniscienti in azione, che analizzavano la voce di altri autori. Come ascoltare Beethoven che commenta Schubert, oppure Kubrick che analizza un film di Visconti.  

Inutile dire che una parte consistente del corso è stata dedicata alla produzione di materiale scritto: se il coinvolgimento dell’ascolto è magnetico, mettersi alla prova con la scrittura è un’altra via per imparare. Seguendo indicazioni precise della coppia Pariani / Fantini (immagini, suggerimenti, suggestioni, spunti) c’era una scadenza, un limite di caratteri e di tempo. Le riflessioni dei conduttori di questo prezioso laboratorio hanno prodotto una grande quantità di stimoli, un’efficace rete di riferimenti dove venivano “intrappolati” gli interessi e le esigenze di chi avesse già iniziato e di chi si trovasse per la prima volta ad affrontare la scrittura.

Una esperienza intensissima.                                                                                               

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