Doppio triplo sogno: Kubrick tra cinema, libri e teatro

In Teatro

La grande visione del maestro del cinema rivive al Franco Parenti attraverso i suoi film e le opere che li hanno ispirati

Incrocio di arti, bivio, crocicchio, mix, modelli et moduli espressivi mescolati, linguaggi complementari e supplementari: chiamatela come volete, l’idea del Teatro Parenti di organizzare 5 serate nel nome di Stanley Kubrick, di cui siamo orfani cinefili inconsolabili dal 1999, accostando il cinema alla letteratura e alla parola dell’attore di teatro (sono i suoi padri nobili) è bella, affabulatoria e andrebbe ripetuta, messa in cartellone, magari con Visconti (Verga, Mann, Proust, Lampedusa, Boito, Dostoevskji, Testori e Gifuni che legge Camus, una pacchia…). Nelle serate del 5, 11, 19, 26 ottobre e infine del 2 novembre, sempre alle ore 20 perché si tratta di kolossal, nella sala AcomeA, il Nuovo Cinema Parenti con l’Associazione Pier Lombardo presenta cinque capolavori di Kubrick tratti da grandi fonti letterarie. Nel gruppo tre grandissimi come il maestro di vanità, l’inglese William Thackeray (per la maraviglia di Barry Lyndon), il Nabokov di Lolita (che sedusse anche Ronconi) e il freudiano Schnitzler per Doppio sogno, imperdibile “Adelphino”.

I titoli scelti per questa rassegna sono certamente molto noti ma vale sempre la regola che un film per essere davvero visto deve essere consumato almeno una volta su grande schermo: quello della sala del Parenti non sarà il maxi schermo di Locarno, ma è alternativo alle cartoline che escono da computer e tv. La ragione dell’iniziativa sta nel titolo Dai romanzi allo schermo: si sono scelti cinque film bellissimi ispirati da grandi libri (Lolita, Doppio sogno, Memorie di Barry Lyndon, Un’arancia a orologeria e The shining) di grandi autori (nell’ordine, Nabokov, Schnitzler, Thackeray, Burgess, Stephen King). Non bisogna dare i voti se è meglio uno o l’altro: è ormai legge che le opere vanno giudicate separatamente e autonomamente, Borges diceva che ogni traduzione per essere autentica non può che tradire l’originale. Non dimentichiamo gli attori: l’incontro Sellers-Mason-Winters di Lolita resta negli annali, Nicholson non fu mai più diabolico come in Shining, McDowell è rimasto incastrato nell’Arancia….

E il nostro Kubrick, che sul set aveva ogni parte e ruolo sia creativo sia tecnico sia organizzativo (controllava i doppiaggi e si informava personalmente dell’audio delle sale dove le sue opere venivano proiettate), ha preso alla lettera l’idea della creazione, licenziando alla fine opere che restano nella storia del cinema sia per ragioni di presunto scandalo o profezia di violenza sociologica (Malcolm Mc Dowell con la colonna sonora di Rossini e Beethoven o la Lolita Sue Lyon in hula hoop, audacia in epoca di codice Hays che costrinse poi il regista a trasferirsi per sempre a Londra), sia per una così assoluta bellezza formale da diventare sostanziale (Ryan O’Neal giocatore e libertino, 50 chili fa); sia per ultimatum psicanalitico come nel romanzo austro ungarico del grande Arthur Schnitzler che anticipa Freud e mette in campo i coniugi Cruise: mentre la Kidman è al suo meglio (farà in teatro Girotondo dello stesso autore), per Tom fu davvero la sua mission impossible e sembrava un killer pronto a sgozzare il prof. Freud all’angolo di strada. Ogni serata (attenzione alle durate sono metraggi record, vincono i 184’ di Barry a lume di candela) sarà introdotta da alcuni bravi attori della Shammah che ci mettono nel mood giusto leggendo alcune pagine dei romanzi ispiratori, un mini reading di prefazione: nell’ordine avremo il piacere di ascoltare Filippo Dini, Anna Della Rosa, Corrado Tedeschi, Massimo Loreto e Rosario Lisma (il suo Peperoni difficili, per la cronaca, ha iniziato la terza stagione di repliche, un dato che va analizzato e induce a un vero rallegramento).

(I video sono di proprietà di Teatro Franco Parenti)

Lolita, il primo appuntamento della rassegna: clicca qui per avere tutte le informazioni

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