L’allegra rivolta di Ken Loach

In Cinema

In “Jimmy’s Hall” la lotta per la libertà in un paese dell’Irlanda anni ’30 si combatte a suon di jazz

Guardando i film di Ken Loach, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un cinema indispensabile, urgente. Il regista britannico punta da sempre l’occhio della cinepresa su realtà socio-politiche spinose, dove gente comune, spesso appartenente alla working class, è chiamata alla lotta e all’unione. E non disarma. Così il suo cinema, intenso e vitale, segnato da un forte realismo, porta sullo schermo quell’attivismo politico che è anche parte della vita privata del regista. Tutto questo vale anche per Jimmy’s Hall, applauditissimo all’ultima edizione del festival di Cannes, dove Loach è stato ospitato già 12 volte: un record.

Ambientato in una piccola comunità della cattolicissima Irlanda degli anni ’30, nel pieno della Grande Depressione, il film racconta la storia vera dell’attivista Jimmy Gralton. Tornato in Irlanda, dopo un periodo di esilio negli Stati Uniti, Jimmy (Barry Ward) lotta per mantenere in vita un locale che ha aperto tanti anni prima: un luogo di ritrovo per studiare, leggere, ballare, sentire musica jazz, esercitare il proprio libero pensiero. E per questo considerato sovversivo e antireligioso dalle autorità cittadine.

Jimmy’s Hall potrebbe essere un ideale seguito di Il vento che accarezza l’erba, il film sull’indipendenza irlandese con cui il 78enne autore inglese vinse il concorso a Cannes nel 2006. Ma mentre quel film Palma d’Oro riusciva ad andare in profondità nella questione, interrogandosi sulle ragioni degli uni e degli altri e definendo buoni e cattivi, Jimmy’s Hall rimane un po’ in superficie. In scena c’è una storia interessante di lotta collettiva per la rivendicazione di libertà d’espressione e socialità contro poteri ottusi e oppressivi, ma spesso la contrapposizione risulta un po’ manichea, con poche sfumature. E anche la sceneggiatura, firmata ancora una volta a 4 mani con Paul Laverty, rimane a tratti prevedibile, schematica.

Che ci rimane, dunque, dell’ultima fatica di Ken Loach? Un film che sfoggia comunque sprazzi di allegria, e di cui si ricorderà la scena in cui al sermone del prete, che condanna l’attività del dancing e legge a voce alta i nomi dei partecipanti, si alternano le immagini frenetiche e frizzanti del ballo della notte precedente. Perché Jimmy’s Hall, a differenza di altri suoi film, ci suggerisce infatti l’idea che la strada della lotta può essere vitale, energica, propositiva. Cento di questi anni al giovane veterano Ken Loach.

Jimmy’s Hall, regia di Ken Loach, con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton

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