Per una geografia di Oliver Sacks

In Letteratura

Dalla prigionia del collegio alla libertà della moto fino alle profondità della mente: si potrebbe riassumere così il percorso di “In movimento” di Sacks, senza esaurirlo

Il libro di Oliver Sacks potrebbe essere consigliato ai sedentari. Se ogni buon libro ci permette di viaggiare, infatti, In movimento di Sacks, pubblicato da Adelphi, non fa eccezione. Anche se avremo paura di guidare la moto o non vorremo spostarci dal divano di casa, ci sarà possibile ugualmente viaggiare con il neurologo più famoso del mondo, proprio lui che l’ultimo viaggio ha compiuto da poco.

Dalla prigionia del collegio alla libertà della moto fino alle profondità della mente: si potrebbe riassumere così il percorso di una vita, senza esaurirlo.

Leggendo il libro, potremo seguire Oliver Sacks che, come un moderno e atipico Oliver Twist, raggiunge Crystal Palace per veder gareggiare le moto, si reca a Snowdonia per un’arrampicata, nel Lake District per nuotare e finisce per avere a Regent’s Park il suo primo incidente; proseguendo per Birmingham dove frequenta un gruppo di motociclisti, assistendo al Tourist Trophy sull’isola di Man, inoltrandosi sulla North Circular Road, tangenziale nord di Londra, per entrare all’Ace Café.

 

Un insegnante sensibile un giorno scrisse: “Sacks andrà lontano purchè non vada troppo lontano”. Teniamoci, allora, a portata di mano questo libro e spiamo Sacks mentre si nasconde in casa a fare esperimenti di chimica, mentre scappa in Austria a sciare e quando beve acquavite leggendo Joyce su una nave. Seguiamolo fra i corridoi di Oxford, dove si reca con una borsa di studio, e sostiamo mentre scopre quell’omosessualità che farà scagliare alla madre, leggitrice di salmi, parole di pietra.

Avremmo immaginato Sacks eccitarsi davanti a una statua di Laocoonte nudo? Riusciamo a figurarcelo mentre beve il té con una puttana garbata tra le vie di Parigi? Eppure siamo appena all’inizio del libro.

Solo dopo arriverà il fascino per la fisiologia dei sensi, gli studi fra corse e sbronze, l’Università di Oxford, con il dipartimento di anatomia, i laboratori di scienze in South Park Road e i ritiri nella Biblioteca della Radcliffe Science Library e in quella del Queen’s College, edificio splendido che custodiva, sotto un labirinto di tubi, un incredibile patrimonio letterario.

Affascinato da insolite debolezze e punti di forza della mente, con l’idea di scrivere biografie di casi, Sacks vince una borsa in anatomia dopo essere arrivato penultimo al corso e spende quasi tutti i soldi del premio nella libreria Bleckwell’s comprando dodici volumi dell’Oxford British Dictionary.

Farà l’autostop in Francia e in Germania, dormendo negli ostelli e beccandosi i pidocchi. Rimarrà al laboratory of Human Nutrition a studiare la “paralisi dello zenzero”. Scriverà a notte fonda nell’alloggio davanti a Christ Church e poi si ritirerà in un kibbutz per superare un periodo di depressione.

La vita di Sacks è una mappa che disegna numerosi luoghi. Potremmo continuare con il viaggio in Israele, fino alla Eilat di cui cantava la Mannoia. Imperdibile sarà la tappa ad Amsterdam in cui perderà, incosciente per l’ubriachezza, la sua verginità. E poi  il ritorno ad Oxford, l’entrata come interno al Middlesex (titolo questo, anche di un romanzo che parla di ermafroditismo), il servizio militare in Canada e la decisione di rimanere in California.

Ma questo libro è anche un viaggio all’interno della mente: cosa accadeva allo schizofrenico fratello Michael, per esempio? Cosa succedeva all’interno della sua famiglia devastata dalla vita con un figlio psicotico e preoccupata della sua omosessualità? Ma questo libro è anche un viaggio all’interno della medicina. Riflettendo su cosa accade a un amico leucemico che grida di dolore negli intervalli fra le anestesie, ripensando a come si sente il fratello con i tranquillanti che lo parkinsonizzano, dandogli la sensazione di una morte soffice, Sacks diventerà quello che è stato, l’uomo che descrive i casi impossibili, che scopre l’inesauribile umanità dei suoi pazienti, ma anche quello che ha fatto uso di droghe si è tremendamente ammalato ed è stato quasi rigettato dalla comunità scientifica.

Con Oliver Sacks, ci muoviamo tra inquietudini ed entusiasmi, stazionando nella vita, quella vita che Sacks ha perso da poco ma che si perpetua dentro di noi con lo stupore che sa donarci.

Non ci credete? Eppure il labirinto di luoghi che vi ho delineato non è che l’inizio. Disegnate la vostra personale mappa di Oliver Sacks. Decidete se era un mito o un martire. Girate fra i luoghi e fra i suoi pazienti, fra le sue ire e i suoi viraggi. Forse troverete voi stessi o, forse, vi perderete. Oppure delineerete una nuova geografia di quest’uomo. Probabilmente gli donerete numerosi risvegli.

 

Immagine di copertina by Prasanth Chandran

 

 

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