Catherine Corsini racconta il folle incontro tra una borghese capricciosa (Valeria Bruni Tedeschi) e un camionista di provincia (Pio Marmai), feriti a costretti gomito a gomito in una corsia d’ospedale: se ne dicono di tutti i colori, in un catalogo feroce di invettive e pregiudizi, sotto gli occhi sconsolati e dolci di un’infermiera forte e sfinita. Una commedia brillante con forti tendenze a sfiorare il dramma
Dopo dieci anni insieme, Julie (Marina Foïs) ha deciso di lasciare la sua compagna Raf (Valeria Bruni Tedeschi), esasperata dalle continue liti e dalle quotidiane incomprensioni. Ma Raf non ne vuole sapere di essere abbandonata, chiede una seconda chance, ad ogni costo, si mette a inseguire Julie per strada, in preda a una crisi di nervi. Finisce così col cadere rovinosamente, distruggendosi un gomito. Con un tempismo davvero pessimo, perché proprio nello stesso momento sta iniziando sugli Champs-Élysées una grande manifestazione dei gilets jaunes, destinata a sfociare in violenti scontri con la polizia. Nello stesso ospedale dove viene ricoverata Raf cominciano ben presto ad affluire manifestanti feriti e il pronto soccorso, soprattutto durante la notte, si trasformerà in una vera e bolgia infernale, popolata da un’umanità varia sofferente e rabbiosa, spaventata, sempre più istericamente fuori controllo.
In Parigi tutto in una notte le due anime della società francese si ritrovano letteralmente gomito a gomito, e scoprono di avere ben poco in comune, ma in compenso tante cose da rinfacciarsi. La borghese Raf, intellettuale parigina insofferente e capricciosa, si ritrova infatti come vicino di barella il camionista Yann (Pio Marmaï), proletario di provincia incattivo ma in fondo ingenuo, infuriato con Macron ma soprattutto spaventato dall’idea di perdere il lavoro. Prigionieri di una convivenza forzata destinata a protrarsi per tutta la notte, in condizioni sempre più assurde quando gli scontri fra manifestanti e polizia arrivano a lambire anche l’ospedale, i due protagonisti finiscono col dare fondo a tutto il prevedibile catalogo di pregiudizi reciproci, mettendo in scena i tanti conflitti che attraversano la società francese e aggravano una frattura già drammatica fra ricchi e poveri, privilegiati e non, città e provincia (ovvero Parigi e tutto il resto della nazione).
Proprio a queste divisioni fa riferimento il titolo originale del film di Catherine Corsini, La fracture, che in italiano è diventato Parigi tutto in una notte, con tendenza a sottolineare quasi esclusivamente la dimensione di commedia, che pure esiste, ma non è la sola. Certi scambi di battute urlati e isterici fra Raf e Yann fanno ridere, senza dubbio, ma il tono complessivo di questo racconto survoltato è più che altro amaro, inquieto, a tratti disperato, man mano che ci si avvicina al finale, meno consolante di quello che ci si potrebbe aspettare. Anche se nell’immenso caos del pronto soccorso, in una notte in cui tutto ciò che può andare male sembra voler andare anche peggio, sembra imporsi come vera protagonista l’infermiera Kim (Aïssatou Diallo Sagna), con la sua forza disumana e il sorriso dolce. Pur tra le frustrazioni di un lavoro dai turni massacranti, la crisi della sanità pubblica e l’infinita precarietà dell’esistenza quotidiana. Il tutto alla ricerca di un possibile punto di contatto, più umano che politico, fra classi sociali diverse, bisogni primari ed esigenze intellettuali, proteste a volte poco condivisibili e ragioni comunque sacrosante.
Parigi tutto in una notte di Catherine Corsini, con Valeria Bruni Tedeschi, Marina Foïs, Pio Marmaï, Aïssatou Diallo Sagna, Caroline Estremo