La stoffa dell’artista  

In Arte

Essere è tessere alla Fondazione Stelline presenta la collezione Canclini, storica azienda tessile che ha raccolto antichi manufatti, opere d’arte, telai, insomma tutto quello che…

Essere è tessere alla Fondazione Stelline presenta la collezione Canclini, storica azienda tessile che ha raccolto antichi manufatti, opere d’arte, telai, insomma tutto quello che si può fare filando, intrecciando, tessendo fili. Il dialogo tra antichi artefici e artisti contemporanei è emozionante, pieno di rimandi, di possibili percorsi.

La mostra si apre con un grande collage di Pietro Dorazio (1927-2005), con una serie di coloratissimi raggi di pannolenci disposti in diagonale sulla tela: le vibrazioni del colore si espandono dal soffice tessuto. Accanto, uno dei famosi arazzi che Alghiero Boetti (1940-1994) affidava alle abili mani delle ricamatrici afgane di Kabul, dove il maestro dell’arte povera aveva comprato anche un albergo. Di fronte, le imponenti armature Kabuto di samurai giapponesi dell’inizio del periodo Edo, xvii secolo; i robusti lacci di tessuto intrecciati col cuoio, connessi da rivetti a lamine di ferro, formano una corazza impenetrabile e insieme raffinatissima.

Alighiero Boetti, Si dice chi finge d’ignorare una situazione che invece dovrebbe affrontare, 1988
Alighiero Boetti, Si dice chi finge d’ignorare una situazione che invece dovrebbe affrontare, 1988

E, quasi come trait d’union, una delle cotoniere di Jannis Kounellis (1936): soffici matasse di candido cotone poste in contrasto stridente su un supporto di ferro. Sembra un oggetto iniziatico: la dura freddezza del metallo accoppiata alla leggerezza dell’ovatta richiama il dualismo zen tra yin e yang, lo spirito del samurai, appunto, che controlla la forza con la purezza dei sentimenti.

E ancora, troviamo sacche da viaggio dell’Azerbaijan del XIX sec, tessute con disegni tradizionali in lana e cotone, che gareggiano in bellezza e funzionalità con un grande fagotto di tessuto coreano e brandelli di altre stoffe creato dalla sudcoreana  Kimsooja (1957) nel 2000, per evocare il dramma dei profughi.

Jannis Kounellis, Cotoniere. Courtesy Fondazione Stelline
Jannis Kounellis, Cotoniere. Courtesy Fondazione Stelline

Il percorso si sviluppa attraverso varie epoche e stili, alternando tessuti, abiti, copricapi di epoche lontane, a opere di artisti moderni e contemporanei, alcune commissionate proprio da Canclini. Forse la vera regina del cucito è l’artista sarda Maria Lai (1919-2013): “I grovigli esprimono la mia tensione verso altri spazi”. “I suoi temi celesti, i motivi cosmici, le geografie di un universo parallelo, sbocciati negli anni del Minimalismo e dell’Arte Povera, sono stati affrontati riscoprendo con garbo tradizioni antiche. Come la magia del telaio, usato per dipanare leggende di terra sarda, popolate di spiriti benigni, di donne e di pastori”, scrive di lei la curatrice della mostra Chiara Gatti.

Riprendendo il percorso, alle pareti della scala che porta alle sale inferiori sono appesi centinaia di matrici xilografiche per stampare i tessuti provenienti da tutti i paesi, bellissime. Al piano di sotto, troviamo il prototipo del primo telaio disegnato da Leonardo da Vinci, commissionato proprio da Canclini e da lui donato al Museo della Scienza e della Tecnica. Di seguito una serie di modellini in scala delle diverse fasi produttive e ancora: bandiere, berretti, dipinti, tessuti…

 

Essere è tessere. 100 fili d’artista dalla collezione Canclini, a cura di C. Gatti, Fondazione Stelline, fino al 14 febbraio.

Immagine di copertina: Kimsooja, Bottari, 2000. Courtesy Fondazione Stelline

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