Alighiero e Boetti, sciamano e showman

In Arte

Alighiero Boetti, uno degli artisti più geniali, innovativi e influenti del secondo dopoguerra, il 16 dicembre, se non ci avesse lasciati 26 anni fa, compirebbe domani 80 anni. Artista enigmatico, leggero e complesso, nonostante su di lui e la sua opera si sia detto moltissimo, la sua figura resta ancora oggi da approfondire. Per questo, e per celebrarne il compleanno, molte sono le iniziative, prima tra tutte la produzione di Sky Arte di un documentario che verrà presentato sulle piattaforme digitali dei principali musei di arte moderna e contemporanea italiani.

Di Alighiero Boetti, o di Alighiero e di Boetti, si è detto tantissimo. Nel 2011, solo per fare un esempio, Artissima e Fondazione Nicola Trussardi realizzarono a Torino lo straordinario “Alighiero e Boetti day”, evento non-stop di 12 ore in cui si susseguirono storici dell’arte, critici, curatori, artisti, amici, musicisti, scienziati e collaboratori dell’artista, ininterrottamente, ognuno a portare la sua testimonianza o a sviluppare la sua riflessione sulla vita e sull’opera di quello che è stato uno degli artisti più complessi e innovativi dalla seconda metà del Novecento.

Toccante fu il ricordo di Piero Gilardi, artista dell’Arte Povera anche lui presto outsider, che raccontò come bastasse un primo sguardo su quegli occhi tristi per vedere la fragilità di Alighiero. Perché Boetti fragile lo era e la sua fragilità non l’hai mai nascosta, né ostentata.

La dipendenza da eroina permeava la sua vita, il mondo delle sue idee, delle amicizie e dei viaggi soprattutto in Afghanistan, sua seconda o forse vera patria dove aveva aperto un albergo. Qui godeva della produzione locale di oppiacei e faceva realizzare i suoi lavori più celebri, gli arazzi creati dalle artigiane locali guidate da Boetti con schemi di lavoro su cui erano libere di intervenire seguendo il loro gusto. Perché per Boetti l’arte era specchio della complessità del mondo in divenire e non dell’ego individuale, che del flusso del pensiero è solo un tramite. E proprio da questo atteggiamento leggero e complesso, quindi assoluto e universale, viene il respiro lungo delle sue opere e della sua lezione che, più di quella di molti suoi compagni di viaggio, sopravvive a se stessa ed emana nelle nuove generazioni la Bellezza, il Sentimento e la “Terza dimensione”, il livello più nascosto e difficile da spiegare, oltre che da raggiungere, di un’opera d’arte.

Un poster – lo ricevevano in omaggio quelli che avevano affrontato il lunghissimo ma appassionante convegno torinese –  replicava un manifesto di Jenny Holtzer per la Biennale del 1990, una lunga lista di frasi incolonnate a cui Boetti, come dedica al giovane Maurizio Cattelan, aggiunse: “Non scrivere mai cazzate”. Un gesto, di nuovo, apparentemente leggero e ludico ma che in realtà nasconde una visione complessa sia dell’arte che dell’artista che, non ultimo, del suo ruolo nella società.

Alighiero Boetti, che sdoppiava la sua personalità in Alighiero e Boetti proprio per aprire all’umana complessità se stesso e il suo mondo, è un artista di cui si è detto tantissimo, ma ancora da conoscere, da approfondire, da leggere e da amare. Se un brutto male non se lo fosse portato via nel 1994, domani Alighiero e Boetti compirebbero ottant’anni. O forse li compirebbe Alighiero Boetti, riunito in sé dalla lunga avventura esistenziale e artistica che negli anni della sua vita non lo ha mai visto fermo in un luogo, in uno stile o in un’idea di sé, del mondo e dell’arte. E per ricordarlo, e ricordarci che è ancora con noi grazie all’attualità della sua opera, oltre all’hashtag #auguriboetti, moltissime iniziative ne celebrano il genetliaco con opere in collezione, eventi online e nuove produzioni.

Tra tutte, domani, 16 dicembre, dalle 10:00 alle 18:00, MAMbo di Bologna, Castello di Rivoli, Centro Pecci di Prato, GAMeC di Bergamo, Madre di Napoli e MAXXI di Roma saranno protagonisti dell’anteprima assoluta di Alighiero e Boetti. Sciamano e Showman, il documentario prodotto da Sky Arte e Tiwi, presentato in Museovisione sulle piattaforme digitali dei musei.

Per l’occasione, Sky Arte ha anche prodotto il filtro per Instagram e Facebook “Auguri Boetti”, ispirato a uno dei temi più celebri e visionari dell’artista, quei cieli ad alta quota graffiati a penna biro e pieni del traffico caotico di aereoplani di ogni sorta, e Telescope, rivista online di Lara Facco P&C, lo celebra con un numero monografico ricco di interventi audio, video e scritti di chi lo ha conosciuto e amato.

Di Alighiero Boetti si è detto tantissimo. Che era sciamano e showman, inventore di una contemporaneità antiretorica e anticelebrativa, artista enigmista ed enigmatico che usava gli strumenti più disparati al servizio dell’idea e del concetto, dalla fotografia al servizio postale, dai giochi di parole ai già citati arazzi, dai meccanismi cognitivi alla serialità più estrema, con quell’infinità di segni di penna biro fatti realizzare dai suoi compagni di dipendenza quando provavano a disintossicarsi. Un artista indefinibile, quindi, per sua vocazione e scelta, di passaggio nella per lui fin troppo battagliera Arte Povera. Un artista e un uomo continuamente alla ricerca, spinto dalla curiosità e dall’irrequietezza, geniale ed empatico, profondamente libero nella sua profonda prigionia


Archivio Alighiero Boetti: https://www.archivioalighieroboetti.it/

Tutte le immagini: Alighiero e Boetti. Sciamano e Showman, 2020, prodotto da Sky Arte e Tiwi, still da video